giovedì 20 settembre 2012

Vicenç Navarro: cosa succede in Catalogna, tra indipendentismo ed interessi delle elites

Cosa sta succedendo in Catalogna? ci si chiede con sempre maggiore preoccupazione, dopo la lettera del Re, che invita all'unità, e prima dell'incontro tra il presidente del Governo Mariano Rajoy e quello della Generalitat Arturo Mas, che, oggi, dovrebbe dare il via alle elezioni anticipate in Catalogna, per tracciare poi una road-map indipendentista, nel caso Madrid non sia disposta a negoziare un nuovo patto fiscale.
In un lungo articolo pubblicato nel suo blog su publico.es, Vicenç Navarro spiega cosa succede, dal punto di vista catalano. La sua analisi è lucida, spiega le colpe di Madrid in questa escalation e fa risalire l'ascesa dell'opzione indipendentista allo svuotamento dello Statut da parte del Tribunal Constitucional, dopo un ricorso presentato dal PP; uno Statut negoziato con il Governo di José Luis Rodriguez Zapatero, votato dal Parlament di Barcellona e approvato dal voto dei catalani (e questo potrebbe dare un'idea della frustrazione dei catalani alla sentenza del Tribunal Constitucional che non riconosce neanche l'esistenza di una nazionalità catalana).
"La grande maggioranza di persone che sono oggi a favore dell'indipendenza catalana" scrive Navarro " non lo era solo pochi anni fa. Ho moltissimi amici che, non avendo mai avuto il desiderio di uno Stato proprio, separato dalla Spagna, oggi sì, lo vogliono". La causa è Madrid. "La mancanza di riconoscimento della plurinazionalità dello Stato spagnolo, esistente nell'establishment madrileno è stata la causa del problema. Solo per un momento, durante la II Repubblica, è sembrato che si aprisse una possibilità, scomparsa completamente durante la dittatura fascista, imposta da un nazionalismo spagnolo estremo che, bastato su una concezione giacobina dello Stato spagnolo, ha asfissiato qualunque altra visione della Spagna. La Transición non esemplare, realizzata in termini molto squilibrati tra una destra erede del franchismo, che controllava gli apparati dello Stato, e una sinistra, che stava uscendo dalla clandestinità, ha permesso più spazio alle forze nazionaliste/catalane, ma senza riconoscere la plurinazionalità della Spagna". La soluzione non è stata lo Stato delle Regioni, che ha cercato di diluire la specificità catalana nella presenza di regioni di pari grado e potere (in Spagna, insomma, non esistono Regioni a statuto speciale, a cui è riconosciuta, come in Italia, una propria specificità culturale e storica, che le rende "diverse" e più autonome rispetto alle altre). Il fallimento dello Statut, con l'intervento del Tribunal Constitucional, ha spinto "un numero sempre maggiore di persone a pensare che con questa Spagna non ci sia niente da fare". Su questo terreno già fertile per l'indipendentismo, si è innestata la crisi economica.
"Oggi la crisi sta colpendo molto dolorosamente il benessere della popolazione. E la grande abilità politica della coalizione nazionalista governante in Catalogna, CiU, è stata attribuire le difficoltà alla "spoliazione spagnola". Secondo questa teoria, l'apporto non volontario della Catalogna alla Spagna è dell'8% del PIL catalano. La richiesta di un patto fiscale, con un sistema simile alla concertazione basca, è una logica risposta a questa situazione, nel caso in cui il progetto sia rimanere in Spagna. Questo Patto Fiscale implicherebbe un cambio nella gestione delle imposte e della loro distribuzione. Esigerebbe che fosse lo Stato catalano, come parte dello Stato spagnolo, chi raccoglie le imposte e che fosse lo Stato catalano chi negozia con lo Stato centrale i fondi per i pagamenti dei servizi comuni e la componente per la solidarietà, che, a proposito, nessuno metteva in discussione (almeno finora)".
Ma questa richiesta catalana, a una Madrid governata da un partito centralista ed erede del franchismo, che ha sempre negato non solo la specificità ma addirittura la nazionalità catalana, risulta inaccettabile Di qui la frustrazione della Catalogna.
"Il risultato di questa situazione, compreso il controllo della maggior parte dei media della Catalogna da parte della destra nazionalista, è che ci troviamo in una situazione quasi unica in Europa, per cui uno dei Governi che hanno imposto le maggiori misure di austerità alla popolazione (nessuna presente nel suo programma elettorale) gode di un ampio appoggio elettorale in Catalogna, senza che la crisi o l'avvio di queste politiche di tagli abbiano colpito la sua popolarità. La grande astuzia politica di CiU è stata presentare la necessità di applicazione di queste misure, come conseguenza della "spoliazione" della Catalogna da parte della Spagna. Di qui che abbia cercato di indirizzare, con l'aiuto dei suoi media, la rabbia verso l'establishment spagnolo basato a Madrid, definendolo Spagna".
Ma in realtà la responsabile della crisi economica catalana non è ovviamente solo la Spagna. Navarro spiega che "il grande deficit sociale della Catalogna si è accentuato ancora di più con l'alleanza di CiU con il PP nelle politiche fiscali regressive, nella riduzione delle imposte sui redditi da capitale e sui redditi superiori e nella privatizzazione dei servizi pubblici, oltre che di altre politiche di chiaro orientamento liberista. I taglia alla spesa pubblica vengono applicati sostenendo che "non c'è altra alternativa, perché Madrid (la Spagna) ci obbliga a farlo. Nello stesso modo in cui Rajoy sta smantellando la Spagna sociale con la scusa che lo chiede Bruxelles, il Governo Mas segnala che deve fare i tagli perché lo chiede Madrid. In entrambi i casi vediamo una esternalizzazione delle responsabilità. In Spagna il problema è Bruxelles, in Catalogna lo è Madrid". Però, conclude Navarro "le relazioni di potere di classe giocano un ruolo determinante, tanto in Catalogna come in Spagna. L'alleanza tra le classi dominanti in Spagna e in Catalogna è la causa maggiore del ritardo sociale di entrambe e i dati lo dimostrano. I Paesi con la minor spesa sociale per abitante, sono quelli in cui le classi conservatrici sono state più dominanti sugli apparati dello Stato. E così succede sia in Catalogna che in Spagna, come dimostra la maggior parte delle leggi e bilanci di austerità, che hanno colpito negativamente il benessere della popolazione, che PP e CiU hanno votato insieme, tanto nel Parlament de Catalunya quando a Madrid. Questo è quello che sta succedendo in Catalogna e in Spagna, di cui non si parla nei media di maggior diffusione in Catalogna e in Spagna".