martedì 18 settembre 2012

Re Juan Carlos scende in campo dal web: rimaniamo uniti!

Ci ha messo poco più di una settimana, re Juan Carlos, per prendere confidenza con il nuovo sito web della Casa Reale, che ha voluto dinamico, per rimanere in contatto con i compatrioti.
Colpito dalla deriva indipendentista della Catalogna, dopo la grande manifestazione della Diada, l'11 settembre, e dalla crisi economica, che ha gettato il Paese al bordo del rescate, il Re ha pubblicato su casareal.es una lettera, in cui chiede agli spagnoli di recuperare lo spirito della Transición, di non farsi fuorviare dalle chimere e di lottare insieme per la Spagna.
"Non sono il primo e sicuramente non sarò l'ultimo degli spagnoli a pensare che nella difficile situazione economica, politica e anche sociale che attraversiamo sia imprescindibile interiorizzare due cose fondamentali.
La prima è che supereremo le difficoltà attuali agendo uniti, camminando insieme, unendo le nostre voci, remando contemporaneamente. Siamo in un momento decisivo per il futuro d'Europa e di Spagna e per assicurare o rovinare il benessere che tanto ci è costato raggiungere. In queste circostanze, la cosa peggiore che possiamo fare è dividere forze, approfondire dissensi, perseguire chimere, aggravare ferite. Non sono questi tempi buoni per analizzare essenze né per dibattere se sono questi o quelli che minacciano il nostro modello di convivenza. Sono, al contrario, i più adeguati per un'azione decisa e congiunta della società a tutti i livelli, in difesa del modello democratico e sociale che abbiamo scelto tra tutti.
La seconda è che dall'unione e dalla concordia dobbiamo recuperare e rafforzare i valori che hanno distaccato nelle migliori tappe della nostra storia complessa e che hanno brillato in particolare nella nostra Transición Democrática: il lavoro, lo sforzo, il merito, la generosità, il dialogo, l'imperativo etico, il sacrificio degli interessi personali in favore di quello generale, la rinuncia della verità in esclusiva.
Sono questi i valori di una società sana e viva, la società che vogliamo essere e in cui vogliamo stare per superare insieme le difficoltà che viviamo oggi
".
Sua Maestà, il Re di Spagna ha parlato. Avranno capito il messaggio, gli spagnoli? Le prime reazioni cercano di individuare i settori a cui è diretto (dunque, l'hanno capito poco) e tutti gli sguardi puntano verso la Catalogna, sempre più affascinata dall'indipendenza possibile. Tocca ai catalani apprezzare la ciber-lettera di Juan Carlos, condividerne lo spirito e dire che no, non sentono ci sia un'allusione a loro, nonostante su TVE1 il telediario si affanna a spiegare che Juan Carlos è stato colpito dal dibattito in corso in Catalogna per l'indipendenza e abbia deciso di prendere una posizione netta in favore della Spagna e dell'unità del Paese, vedendo solo nell'unità la possibilità di superare la durissima crisi economica.
Re Juan Carlos è molto criticato negli ultimi mesi, trova difficoltà a superare il crollo d'immagine causato dalla sessione di caccia agli elefanti in Africa e dalle intemperanze della sua età (i malumori contro la regina Sofia e l'autista colpevole di non aver fermato l'auto nel posto giusto presentano una fattura in termini di popolarità), ma non si può dire che abbia perso il senso della sua presenza alla guida dello Stato.
Pur essendo apprezzabile lo spirito e l'invito alla ricerca di una soluzione comune in tempi difficilissimi, la lettera di re Juan Carlos sembra scritta dalla paura e per spaventare: non mettiamo in discussione il nostro modello, non sappiamo cosa potrebbe arrivare, magari la disgregazione del Paese, magari una crisi senza fine, difendiamo quello che abbiamo. Ma il punto è proprio questo: il modello politico, economico e sociale della Spagna si è rivelato totalmente inadeguato e la maggioranza degli spagnoli ne sta pagando duramente il prezzo. Ha fallito il modello economico, basato sulla speculazione, sulla manodopera di bassa preparazione, sul mattone più che sulla ricerca e sviluppo. Ha fallito il modello politico, con le istanze della Catalogna e dei Paesi Baschi che non hanno trovato risposta adeguata a Madrid, con una legge elettorale che esalta i partiti nazionalisti, non dà spazio alle alternative ai due grandi partiti e, soprattutto, non permette agli elettori di votare i propri candidati e li obbliga a votare per liste bloccate. Ha fallito il modello sociale, con un'aristocrazia del sangue e del denaro che si è arricchita in questi anni di benessere e che ha spinto al debito, non alla ricchezza, le classi inferiori, le uniche, oggi, a pagare il prezzo della crisi economica. La Spagna non può difendere questo modello, ma deve, anzi, iniziare a cercare, "con chi ci sta" (e sia i baschi che i catalani ci staranno), un'alternativa economica e sociale, che dia opportunità a tutti e non solo ai privilegiati del sangue e del denaro.
Questa crisi dev'essere l'occasione da cui ripartire, possibilmente lasciando da parte la Transizione Democratica, che non è stata così esemplare come ci hanno venduto (e il Re lo sa bene). Ripartire sì con "il lavoro, lo sforzo, il merito, la generosità, il dialogo, l'imperativo etico, il sacrificio degli interessi personali in favore di quello generale, la rinuncia della verità in esclusiva", ma per costruire un Paese in cui si sentano a casa anche i baschi e i catalani, con tutte le garanzie per la loro autonomia fiscale e culturale, in cui abbiano un futuro anche i giovani laureati costretti al trasferimento all'estero, in cui si investa davvero in ricerca e sviluppo, si premi il merito sulle amicizie e conoscenze, si riformi la politica, con i suoi abusi e i suoi sprechi. La crisi dev'essere un'occasione per cambiare la Spagna, non per difenderla così com'è.
Il messaggio a sorpresa di re Juan Carlos è già criticato, perché in Spagna, in questo momento tutti criticano tutti, con rabbia, livore e rancore. E la Monarchia, con i suoi scandali e le sue inadeguatezze, è uno dei bersagli delle critiche più dure e più feroci.
Più che le parole dei giornali e dei siti web, mi piace riportare quelle dei lettori, al fondo degli articoli, perché in essi ritrovo molte parole delle mie frequentazioni spagnole. Per esempio, ecco qualche opinione dei lettori di eldiario.es, che inizia proprio oggi le sue pubblicazioni (muchisima suerte!)
- Meno male che non si mette in politica, il Borbone. Poteva aver fatto la stessa cosa con la guerra in Iraq, la corruzione di suo genero e sua figlia o degli aeroporti senza aerei, per esempio. La monarchia trema e non perché lui h ai fianchi che non funzionano.
- E' che lo spirito della Transición è una stupidaggine dei mass media. Una Transizione vinta dai franchisti e in cui la sinistra si arrende alla destra. La democrazia spagnola è pura continuità franchista
- E' vero, dà un colpo all'indipendentismo catalano (e basco) ma attacca soprattutto la protesta sociale e la gente che soffre i tagli. La lettera è assolutamente inammissibile in qualunque politico, ma se parliamo di un Capo dello Stato senza potere esecutivo e indicato da Franco supera la frontiera del futile.
- Se Esperanza (Aguirre, la presidente della Comunidad de Madrid che si è dimessa ieri, choccando il PP NdRSO) ha potuto… Anche Lei può. Maestà, facia il favore di andarsene o almeno dissimulare che sta. Fa un pessimo favore al suo presente e alla sua storia al voler recuperare una figura politica che ha perduto, come direbbe la Espe, regnando al di sopra delle sue possibilità (in questo Paese non abbiamo bisogno di discorsi, ma di coerenza). Saluti alla sua fidanzata e alla regina.