giovedì 11 ottobre 2012

eldiario.es: La scuola pubblica come strumento di libertà dei figli dai genitori

La Spagna è alle prese con una nuova riforma scolastica. La settima della democracia. E considerato che la democrazia spagnola celebrerà a dicembre i suoi primi 34 anni, praticamente c'è stata una riforma ogni 5 anni, cioè, ogni Governo ha fatto la propria riforma. Il risultato è che le giovani generazioni spagnole, pur essendo le più preparate del loro Paese, sono comprensibilmente tra le meno preparate in Europa (sempre in coda nei test di comprensione di PISA, per esempio). Perché ogni Governo pensi di dover riformare il sistema scolastico è collegabile all'esistenza delle due Spagne di sempre, alle spinte progressiste del PSOE e a quelle centraliste del PP. E infatti il Governo popolare, a neanche un anno dal suo insediamento, ha presentato una riforma scolastica che centralizza di nuovo l'Istruzione, toglie potere alle Comunidades Autónomas, nel tentativo di controllare le aspirazioni indipendentiste di Euskadi e Catalogna, e obbliga alla prima scelta di vita a 15 anni, quando gli studenti dovranno decidere se proseguire gli studi nel Bachillerato o dedicarsi alla Formazione Professionale.
Ci sono scelte chiaramente ideologiche, come quella di eliminare la Educación para la Ciudadania, voluta dal Governo di José Luis Rodriguez Zapatero in sostituzione dell'ora di religione, per parlare di educazione sessuale, diritti delle minoranze e omosessualità, e come quella di sostenere con contributi pubblici le scuole che separano i bambini per sesso. Entrambe le scelte sono state molto discusse, i progressisti lamentano la perdita di una materia che insegnava la tolleranza e il rispetto e la consapevolezza nelle scelte sessuali e condannano i contributi pubblici alle scuole religiose, che discriminano i bambini in base al loro genere; i conservatori rivendicano il diritto dei padri di impartire l'educazione sessuale e religiosa che meglio preferiscono ai propri figli.
Ma "bisogna concedere ai genitori la liberà di imporre ai propri figli l'educazione che vogliono? Anche se la pagano con i loro soldi, non è questo il punto" scrive Rafael Reig in un articolo su eldiario.es, che offre spunti di riflessione anche a chi spagnolo non è e che rivendica la scuola pubblica come strumento di libertà per i figli.
"Chi bisogna proteggere?" si chiede Reig "Il padre che non vuole che i suoi figli ricevano trasfusioni di sangue né che studino la teoria dell'evoluzione o questi stessi figli dai loro genitori?" Reig ovviamente è a favore dell'opzione B ed è ancora più radicale. Proprio per proteggere i figli, abolirebbe la scuola privata e permetterebbe una scuola pubblica "obbligatoria e unica".
Il suo ragionamento è lucido e coerente. "La scuola è l'unico contrappeso ragionevole contro il potere (asfissiante) della famiglia, l'unica cosa che ti protegge. Se i tuoi genitori sono dell'Opus Dei, fanatici musulmani, di Scientologia, militanti del PP senza complessi o tipi come me, l'unico spazio di libertà di cui si dispone per scegliere chi si vuole essere è la scuola. La scuola pubblica obbligatoria è garante non solo dell'uguaglianza reale di opportunità, ma anche dell'uguaglianza di opportunità vitali, di poter scegliere chi si vuole essere nonostante la propria famiglia".
E insiste: "Dire che qualcuno ha diritto di indottrinare i figli e mandarli alla scuola che preferisce solo perché può pagarsela, mi sembra un'assurdità. L'istruzione è troppo seria per lasciarla in mano dei genitori. La vera libertà, per i figli e per tutti, è l'uguaglianza.L'articolo di Reig è un'ode alla funzione del pubblico nella libertà degli individui. "Non mi spaventa la libertà della parità e penso che la sanità, come la scuola, dovrebbe essere solo pubblica. Se ci fossero solo sanità e insegnamento pubblici, vedreste come migliorerebbe la qualità di scuole e ospedali. Non c'è nessuna libertà se non sono liberi tutti, se non c'è uguaglianza. Non bisogna aver paura dell'uguaglianza".
Sono temi su cui riflettere: la scuola come strumento di libertà e di emancipazione degli individui anche dalla propria stessa famiglia.