domenica 21 ottobre 2012

Elena Valenciano: Quello che Rajoy non sta facendo per la Spagna in Europa

I numero due del PP e del PSOE sono due donne, Maria Dolores de Cospedal ed Elena Valenciano, potenti e temute vice-segretari dei rispettivi partiti. Anche il Parlamento il potere è donna: Soraya Saenz de Santamaria, il vicepresidente del Governo, è impegnata ogni mercoledì in quella che i media chiamano la guerra de las Sorayas: nella question time ha davanti a sé Soraya Rodriguez, la portavoce del PSOE al Congreso de los Diputados, e i loro duelli verbali sono sempre piuttosto fiammeggianti. Nella caduta della Spagna verso l'inferno della crisi, rimangono questi segnali che arrivano da un passato recente e che fanno pensare che, in fondo, non tutto quello che abbiamo ammirato è perduto e che qualcosa ha lasciato il segno.
elconfidencial.com intervista oggi Elena Valenciano, una di queste donne potenti e temute, arrivata ai vertici del PSOE per volere del Segretario Generale Alfredo Pérez Rubalcaba, deciso a dare un segnale forte, con una donna più giovane al suo fianco; ha dovuto conquistare la stima di chi vedeva in lei soltanto una funzionaria di partito arrivata alla vicesegreteria senza particolari meriti, a parte quelli che ha voluto sottolineare Rubalcaba; nelle reti sociali si è distinta per varie gaffes, ma è anche una delle più dure critiche dell'attuale Governo spagnolo (non che siano in molti quelli disposti a farne le lodi in Spagna, criticare Mariano Rajoy è un po' come sparare sulla Croce Rossa).
L'intervista arriva mentre Euskadi e Galizia votano per il rinnovamento delle istituzioni regionali, in un clima d'emergenza nazionale, sia per la crisi economica, per il benedetto rescate che non si sa ancora se la sfinge Rajoy chiederà e per le pulsioni indipendentiste che arrivano dalla Catalogna (meno dai Paesi Baschi). La Spagna sta cambiando velocemente, si dirige verso l'abisso o verso la gloria, non lo sappiamo ancora, e certo non la aiutano una classe politica mediocre, incapace di guardare oltre il breve termine, e alcuni media che preferiscono mettere il dito nella piaga, per aumentare le tensioni, invece di scoprire tolleranza e convivenza.
L'analisi che Elena Valenciano fa nell'intervista è spietata: "La Spagna non soffre una, ma varie crisi: economica, politica, sociale e anche territoriale. Al Governo Rajoy il Paese sta sfuggendo di mano. La destra, spinta alla sua maggioranza assoluta in Parlamento, sta screpolando il disegno costituzionale. Rajoy ha messo fine a quello che per decenni è stato consenso di maggioranze. Il sistema scolastico pubblico, gratuito e di qualità, la sanità universale e un sistema di relazioni del lavoro equilibrate, che è costato anni di lotta e rivendicazioni. Insomma, sta mettendo fine alla coesione sociale. E lo fa senza parlare assolutamente con nessuno o, quello che è peggio, senza permesso. Rajoy non ha mai detto quello che avrebbe fatto, perché se lo avesse detto, non avrebbe avuto la maggioranza assoluta. Una volta al potere, ha fatto esattamente il contrario di quello che aveva promesso, non rispettando le promesse elettorali. Ci ha tradito perché il suo unico obiettivo è il controllo del deficit, senza alcuna scommessa sulla crescita. Così non usciremo dalla crisi. Lo sappiamo tutti… nel frattempo l'austerità a oltranza genera solo sofferenza e disuguaglianza".
Disuguaglianza. Nei giorni scorsi i media spagnoli hanno lanciato l'allarme, riprendendo i dati diffusi da Eurostat. La Spagna è il Paese europeo con le maggiori disuguaglianze sociali, accentuate dalla galoppante crisi economica; nel 2011 ha ottenuto 34 nel coefficiente Gini, il coefficiente che misura le disuguaglianze, considerando 0 la parità assoluta e 100 la disuguaglianza assoluta: è il valore più alto da quando sono iniziate queste valutazioni; solo la Lettonia fa peggio, con 35,2 (non tutti i Paesi hanno già diffuso i loro dati). Secondo Eurostat, nel rapporto 80/20, che stabilisce una relazione tra il 20% della popolazione più ricca e il 20% di quella più povera, con i valori più alti che indicano la maggiore disuguaglianza, la Spagna ha ottenuto 7,5, il valore più alto dei Ventisette (la media è stata 5,7, con la Germania a 4,6 e la Lettonia a 7,3); cioè, il 20% più ricco del Paese ha ingressi 7,5 volte superiori di quelli del 20% più povero. Le ragioni dell'aumento delle disuguaglianze sociali sono chiare: la disoccupazione e il taglio dei servizi sociali, l'aumento delle tasse indirette, che ovviamente pregiudicano chi ha di meno, hanno fatto sì che sia anche cresciuta di 2 punti, fino al 22%, la percentuale di spagnoli che vive sotto la soglia di povertà.
Elena Valenciano dà la ricetta di un PSOE che non ritrova la strada della fiducia degli elettori, dopo la debacle elettorale di novembre 2012 (ma almeno gli spagnoli hanno smesso di dare la colpa del loro disastro solo a José Luis Rodriguez Zapatero e iniziano ad essere più obiettivi sull'argomento).
"Il PSOE offre una soluzione alla crisi senza rompere la coesione sociale" spiega a elconfidencial.com "chiedendo uno sforzo a quelli che hanno di più, guadagnano di più, ereditano di più. Risparmiando nella spesa non produttiva, ma sostenendo gli investimenti nell'istruzione, nella formazione, nella ricerca, per non sacrificare il futuro del Paese. In una crisi così profonda come questa è essenziale sostenere una rete di servizi sociali che eviti che la distanza tra chi ha sempre di più e chi sta rimanendo senza niente sia sempre più grande; bisogna evitare la sparizione della classe media". Di più, aggiunge Valenciano, bisogna anche "andare a Bruxelles e in Germania e dare la battaglia che Rajoy non sta dando, essendo diventato l'alunno più obbediente di Merkel. La nostra alternativa è lottare per cambiare le politiche della destra europea, che ci hanno portato a questa situazione, al fallimento. Rubalcaba lo dice da più di un anno che il rispetto stretto del deficit al di sopra di tutto genera solo dolore, recessione e disoccupazione (ma, ad essere onesti, a mettere nella Costituzione il rispetto del deficit al di sopra di tutto, è stato Zapatero, con i voti del PP e l'opposizione della sinistra parlamentare e degli indignados, che hanno inutilmente chiesto il referendum sull'argomento). Alla Spagna convengono le politiche socialdemocratiche, che sostengono misure di stimolo alla crescita, per generare impiego, e che propongono un tempo maggiore per rispettare il deficit. E' questo che deve difendere Rajoy in Europa e deve allearsi con chi lavora in questa direzione, come il socialista francese François Hollande".
Oggi si vota in Galizia e nei Paesi Baschi; secondo i sondaggi, nella prima il PP dovrebbe ottenere la maggioranza assoluta, nei secondi la lotta è soprattutto tra gli schieramenti nazionalisti, liberatisi dell'incubo dell'ETA. Suerte