domenica 7 ottobre 2012

Il Venezuela sceglie tra Chávez e Capriles. La disinformazione in Occidente

Oggi i venezuelani scelgono il loro nuovo presidente, tra Hugo Chávez e il primo candidato che l'opposizione sia riuscita a esprimere come una sola voce, il 40enne Henrique Capriles.
Durante la campagna elettorale Hugo Chávez, che per la prima volta teme di poter perdere le elezioni, ha attaccato duramente il rivale, parlando anche di una possibile guerra civile in caso di una sua vittoria; Capriles, che ha utilizzato toni più moderati, ha percorso il Paese palmo a palmo, costruendosi, secondo i sondaggi, una concreta possibilità se non di vittoria, di limitare i danni a pochi punti di svantaggio.
Il Venezuela è un Paese che mi risulta complicato da seguire, come Cuba. L'informazione che lo riguarda è sempre molto ideologica. Hugo Chávez raccoglie simpatie smisurate o antipatie sproporzionate e in nessun caso, né gli ammiratori né i detrattori riescono ad allontanarsi per un attimo dalla propria ideologia per analizzare il chavismo con una certa lucidità e indipendenza. Come avere, dunque, idee, sul Paese sudamericano, se non c'è tanto voglia di informare quanto di dimostrare che l'altra parte si sbaglia?
Siamo abituati a leggere che Chávez è un populista, un presidente autoritario, un uomo senza scrupoli innamorato del potere. Si parla della sua malattia e i media della destra si sono impegnati per mesi a farci credere che non sarebbe arrivato vivo alle elezioni, perché il cancro è molto avanzato (e inutilmente il presidente ha smentito le informazioni, assicurando sullo stato della sua salute). Durante la campagna elettorale nessuno, e meno che mai Capriles, ha accennato alla malattia del presidente, che è però la convitata di pietra della prossima legislatura, se lui vincerà le elezioni per la terza volta.
Ieri su publico.es sono usciti due articoli che offrono un altro punto di vista sul chavismo. Importante avere idea anche di questo, oltre che dell'informazione ufficiale, se si vuole capire qualcosa del Venezuela.
Uno dei due articoli è firmato dal presidente onorario di Attac Ignacio Ramonet e dal deputato europeo Jean-Luc Mélenchon, leader in ascesa della sinistra francese.
"Il governo di Hugo Chávez dedica il 43,2% del bilancio alle politiche sociali. Risultato: il tasso di mortalità infantile è dimezzato. L'analfabetimo, sradicato. Il numero di docenti moltiplicato per cinque (da 65mila a 350mila). Il Paese presenta il miglior coefficiente di Gini, che misura la dsuguaglianza, dell'America Latina. Nel suo rapporto di gennaio 2012, la Commissione Economic per l'America Latina e i Caraibi (CEPALC, è un organismo dell'ONU) stabilisce che il Venezuela è il Paese sudamericano, con l'Ecuador, che tra il 1996 e il 2010 ha ottenuto la maggior riduzione del tasso di povertà. Infine l'istitunordamericano di sondaggi Gallup colloca il Paese di Hugo Chávez come il sesto "più felice del mondo"" scrvono gli autori dell'articolo basandosi sulle cifre ufficiali. E hanno qualcosa da dire anche sulle critiche alla libertà d'espressione che Chávez (non) garantirebbe al Venezuela: "La verità è che il settore privato, ostile a Chávez, controlla ampliamente i media. Chiunque può verificarlo. Di 111 canali di televisione, 61 sono privati, 37 comunitari e 13 pubblici. Con la particolarità che l'audience di quelli pubblici non supera il 5,4% e quella dei privati supera il 61%… Lo stesso scenario per i media radiofonici. E l'80% della stampa scritta è in mano all'opposizione, essendo i due quotidiani più influenti, El Universal ed El Nacional, avversi al governo".
Il giornalista Pascual Serrano, nell'altro articolo di publico.es, denuncia, invece, come il presidente Chávez sia stato oggetto di una continua campagna di disinformazione in Occidente. A cominciare dalla sua malattia: "Praticamente la totalità della stampa internazionale ha annunciato a maggio che gli rimanevano due mesi di vita, secondo "una fonte altamente rispettabile e vicina a Chávez"".
Per Serrano la disinformazione su Chávez in Europa è evidente (e scandalosa): "Lo abbiamo visto cantare una ranchera, ma non come informava dell'inaugurazione di centinaia di consultori medici. Nell'anno precedente al referendum sulla riforma costituzionale si diceva che voleva proporsi come presidnete a vita, quando solo voleva potersi presentare alla rielezione, così come può farlo un presiddente spagnolo. Hanno pubblicato che per il suo antiamericanismo aveva proibito la Coca Cola, quando le autorità sanitarie venezuelano non hanno autorizzato l'edulcorante che si utilzizava in modalità Zero, proibito anche negli USA e nel Canada. Ci hanno raccontato che proibiva i Simpson, quando l'organismo regolatore ha semplicemente chiesto un cambio di orario in una tv privata. Il presidente venezuelano ha spiegato all'ONU, per venti minuti, una proposta di riforma per renderla più democratica e cambiare la sua sede, ma abbiamo solo saputo che ha iniziato il suo intervento dicendo "sa di zolfo"".
Complicato avere idee su cosa stia succedendo davvero nel Venezuela, se pensiamo anche che Caracas è una delle città più insicure del mondo e che la sicurezza è una delle principali richieste dei venezuelani al proprio Governo. In ogni caso, come sempre, che gli dèi illumininno le menti dei venezuelani e facciano compiere loro oggi la miglior scelta per il loro Paese.