giovedì 1 novembre 2012

In Spagna vincono gli indignados: i primi affitti sociali di Bankia per gli sfrattati

E' la prima, piccola, significativa vittoria degli sfrattati, organizzati nella Plataforma de Afectados por los Desahucios, un'associazione che a volte, con la collaborazione di cittadini e attivisti, avvertiti su Twitter, impedisce fisicamente gli sfratti.
Cinque famiglie sfrattate o in via di sfratto hanno ottenuto ieri da Bankia di pagare affitti bassi, in cambio di vedere il proprio mutuo rimandato a tempi migliori. Il che non significa che smetteranno di pagarlo, ovviamente, significa, però, che non saranno sfrattate e potranno continuare a vivere nei propri appartamenti. In questi tempi di crisi è già una grande cosa.
L'accordo tra Bankia e le famiglie in difficoltà è arrivato dopo una decina di giorni di mobilitazioni e un vero e proprio accampamento in plaza del Celenque, a Madrid, davanti a una sede della banca. I responsabili dell'agenzia hanno promesso di studiare i casi delle famiglie per arrivare a una soluzione perché, hanno spiegato ai media, "tutti i casi vengono studiati coscienziosamente, non per la pressione sociali, noi non abbiamo interesse nell'impossibilità di pagare dei cittadini, è giusto il contrario. Di fatto dall'inizio del 2010, abbiamo rinegoziato le quote dei mutui in 80mila casi".
Alle cinque famiglie con cui Bankia ha raggiunto l'accordo è stato promesso che pagheranno tra i 200 e i 345 euro al mese di affitto.
E cosa significhi lo spiega El Pais di stamattina, raccontando un altro caso e un altro dramma causato dallo scoppio della bolla immobiliare in Spagna. E' la storia di Nines Díaz, che nel 2004, in pieno auge della bolla immobiliare, ha comprato un appartamento a San Martín de la Vega, 30 km a sud di Madrid, per 144mila euro e un mutuo da 700 euro al mese. "Allora queste cifre avevano un senso, ma oggi sono completamente al di sopra del mercato" spiega il quotidiano "Il suo quartiere, El Quiñón, in questi anni ha subito un grave deterioramento, molti abitanti sono stati sfrattati e le loro case, vuote e delle banche, sono state occupate da decine di famiglie che vanno e vengono. Comprare una casa nella zona adesso costa 35mila euro. E non si vendono neanche a questo prezzo". Così Nines si trova a pagare 700 euro al mese per una casa che si affitterebbe oggi a 300. "Vedi che l'appartamento non vale più quella cifra e ti chiedi, cosa sto pagando? Se per 500 euro potrei affittare persino una villetta, vale la pena pagare tanto di più?" riflette su El Pais. E la sua riflessione si accompagna alla sua precaria situazione economica: suo marito lavora in un supermercato, i cui incassi scendono ogni giorno a causa della crisi economica, e lei è dipendente di una società di distribuzione di materiale medico che ha preparato un piano di cassa integrazione per il 25% degli impiegati. "Mi sento truffata, truffata dal mondo" dice ancora Nines.
E sì, potremmo dire che nessuno aveva un fucile puntato quando, negli anni in cui era tutto facile, ha acceso mutui che erano evidentemente al di sopra delle sue possibilità. Ma i "l'avevo detto" e i "hai sbagliato, adesso non ti lamentare" non solo sono odiosi, ma non servono a niente, non sono utili e non risolvono il dramma sociale che sta vivendo la Spagna. Lo sfratto come sistema per espellere migliaia di famiglie dagli alloggi che non possono più pagare è un'emergenza sociale seria. Tanto che persino Mariano Rajoy, che sembra vivere in una realtà parallela in cui "si fa quello che si deve fare" e cosa sia è un segreto per pochi eletti, ha ammesso che il Governo deve fare qualcosa di più del vademecum di buone intenzioni per le banche approvato sei mesi fa.
E' sceso in campo persino il Consejo General del Poder Judicial (CGPJ), che nei giorni scorsi ha elaborato un rapporto (poi non riconosciuto), in cui si denunciano le "cattive pratiche" delle banche e si chiede una politica che aiuti i cittadini indebitati, più delle banche. "Negli ultimi 4 anni, e come conseguenza della crisi economica, si è prodotto un notevole aumento delle esecuzioni di sfratto, fino al punto che sono cinque volte maggiori che all'inizio della crisi. E la cosa peggiore è che la tendenza continua essere al rialzo; nel 2012 si è constatato un aumento del 20,6% rispetto allo stesso periodo del 2011 e dall'inizio della crisi le esecuzioni sono incontro a 350mila" scrivono i sei magistrati incaricati del rapporto dal CGPJ.
In questa situazione, chiarisce il rapporto, "le banche non sono estranee allo scoppio della bolla economica che ha generato la crisi, dato che in non poche occasioni hanno agito con leggerezza nella concessione dei mutui". E, nonostante questo, le banche hanno un grande vantaggio rispetto agli indebitati, "un procedimento privilegiato per il pagamento dei debiti ipotecari, creato nel 1909 e dovuto alla pressione delle banche, che pretendevano di disporre di uno strumento che permettesse loro il pagamento del debito in modo rapido; un processo giudiziario estremamente aggressivo davanti al debitore, che dota la scrittura del prestito di efficacia maggiore anche di una sentenza, dato che le possibilità di cui dispone il debitore per opporsi sono molte di meno di quelle di un'esecuzione di sentenza".
I magistrati chiedono che le misure che tendono "all'iniezione di benefici e aiuti pubblici alle banche" vengano completate con altre, che permettano di estendere quegli aiuti ai cittadini privati e di cercare soluzioni che mitighino la situazione esistente, distribuendo il carico sociale dovuto alla crisi economica, che oggi colpisce esclusivamente i cittadini, l'anello più debole della catena". Tra le varie proposte del rapporto ci sono sia moratorie dovute a problemi familiari, incidenti sul lavoro o gravi malattie sia, addirittura il grande tabù della Spagna, quello che neanche il PSOE ha osato affrontare, cioè la dación de pago, l'esaurimento del debito con la consegna dell'appartamento alla banca.
Una proposta rivoluzionaria, questa di mettersi finalmente dalla parte dei cittadini sfrattati, che va non solo contro le politiche del Governo spagnolo, ma persino contro Bruxelles e contro Berlino, che in questi anni di crisi hanno dimostrato molta indifferenza verso l'impoverimento della Spagna (e della Grecia non parliamo) e che si sono occupate solo di salvare le banche.
Anche se il CGPJ ha preferito smarcarsi dal rapporto, le proposte dei giudici sono lì, a dimostrare la grave emergenza sociale che sta vivendo la Spagna. E la pressione sociale e l'indignazione dei cittadini sono tali che il PSOE sta elaborando una proposta di legge per la dación de pago, mentre Mariano Rajoy, nel question time di ieri, ha ammesso che il Codice di Buona Volontà approvato dal suo governo per spingere le banche a essere più sensibili con i cittadini, non sta dando risultati e ha promesso che analizzerà di nuovo il problema, rimanendo "aperto alle proposte che farà il PSOE". A Strasburgo, intanto, l'eurodeputato socialista Ricardo Cortés ha chiesto alla Commissione Europea di creare una politica della casa europea, che limiti i numerosi sfratti che la crisi sta producendo non solo in Spagna. In una domanda alla Commissione, Cortés chiede se, nonostante la UE non abbia competenze specifiche sulla casa, non sia urgente avviare una politica europea sull'argomento, grazie all'articolo 34.3 della Carta dei Diritti Fondamentali della UE, secondo il quale i cittadini hanno diritto a un aiuto sociale e alla casa per combattere l'esclusione sociale e la povertà e per garantire loro un'esistenza dignitosa.
Cosa non fa la mobilitazione dei cittadini indignati.