domenica 11 novembre 2012

La versione di El Pais sui licenziamenti: il diritto d'informazione è dei lettori

Ieri c'è stata l'indignata reazione dei 129 giornalisti licenziati e dei loro colleghi, con i media di tutto il mondo che hanno riportato nelle loro pagine come El País, il quotidiano simbolo della sinistra socialdemocratica spagnola, abbia licenziato alcuni dei suoi migliori dipendenti con un'email (poi si è saputo che l'email non l'ha mandata l'impresa, ma il Comitato di Redazione, una volta avuta la lista dei licenziati).
Oggi il quotidiano ha pubblicato un lungo articolo non firmato per fornire la sua versione sulla crisi in corso e sui licenziamenti appena annunciati, per ribattere sia alla versione pubblicata dai media in questi giorni che alle lamentele espresse ieri dai suoi stessi giornalisti. Si mescolano spiegazioni e dichiarazioni d'orgoglio, teorie sulla crisi dell'editoria e punti fermi sul ruolo di El País nella storia recente spagnola.
L'ERE, che in Spagna regola i licenziamenti collettivi, è stato annunciato circa un mese fa e riguardava il 30% della redazione; per un mese El País e i sindacati hanno negoziato, senza arrivare ad alcun accordo, "nonostante le condizioni inizialmente offerte siano praticamente raddoppiate durante il negoziato e abbiano migliorato di molto le posizioni di partenza. Come conseguenza del disaccordo, e in applicazione delle leggi attuali, l'impresa ha deciso di applicare in modo unilaterale le misure annunciate, senza i miglioramenti offerti durante i negoziati, anche se riducendo i licenziati da 149 a 129"
E perché questi licenziamenti? El País è chiaro: non è colpa delle strategie di sviluppo ambiziose e sbagliate dei dirigenti, come si è detto in questi giorni. Le ragioni di questo piano "doloroso e drastico risiedono non solo nella profondissima crisi economica che attraversa il mercato, ma anche e soprattutto nel cambio radicale che sta sperimentando il settore, come conseguenza delle nuove tecnologie. In tutto il mondo sviluppato le vendite dei quotidiani sono crollate a velocità impressionante e le entrate della pubblicità sono precipitate. In Spagna la diffusione globale è diminuita del 20% negli ultimi 5 anni e la pubblicità nei quotidiani di oltre il 50%; per El País le cifre sono state rispettivamente del 22% e del 65%. Il risultato è che quest'anno il quotidiano avrà 200 milioni di meno di entrate rispetto al 2007, mentre il costo dei dipendenti e il numero di persone impiegate è rimasto stabile".
El País capisce la reazione dei giornalisti e le loro forme di protesta, anche se non sempre ne apprezza modi e aggressività, ma non è disponibile a far passare il messaggio che sia in pericolo l'indipendenza del quotidiano. I giornalisti, spiega l'articolo, si sono arrogati, senza alcun fondamento, la rappresentazione del quotidiano e hanno parlato dell'ingresso di fondi di investimento e di stipendi milionari dei dirigenti, ottenendo anche l'appoggio di collaboratori prstigiosi, tra cui il Premio Nobel per la Letteratura Mario Vargas Llosa. Se la proprietà di El País ha mantenuto il silenzio davanti a critiche e accuse, è stato per garantire il negoziato con i sindacati. Ma adesso che il negoziato è fallito e che i licenziamenti sono partiti, il quotidiano ricorda che "Prisa, azionista unico di El País, è una compagnia quotata alla Borsa di New York e di Madrid. Per questo i suoi consiglieri e alti dirigenti sono obbligati a informare dei loro compensi, pubblici e trasparenti, accessibili su Internet a chiunque voglia consultarli. Nessuno dei dirigenti o consiglieri della holding riceve stipendio da Ediciones El País, e la compagnia non ha avuto alcun cambio di controllo dopo l'ingresso degli investitori internazionali,a dicembre 2010, perché se così fosse stato, questi investitori si sarebbero visti obbligati dalla Commissione Nazionale del Mercato di Valori a lanciare un'OPA".
Il punto non è però la trasparenza degli stipendi e nel suo articolo El País lo elude: il punto è che con il solo stipendio del presidente di Prisa, 14 milioni di euro annui, si sarebbero potuti pagare circa 400 giornalisti e non licenziarne 129. Juan Luis Cebrián, però, non ha ritoccato il proprio stipendio al ribasso (sarebbe morto di fame con, mettiamo, 7 milioni di euro annui e con proporzionali ribassi dei vari consiglieri del CdA? El País, me temo que no e tu avresti potuto contare ancora su buona parte dei tuoi giornalisti: perché i sacrifici dovuti alla crisi e alle nuove tecnologie sono pagati solo dai giornalisti e non sono condivisi dai dirigenti? è socialista, questo? un'altra volta, me temo que no).
Poi l'articolo si dedica a difendere l'indipendenza di El País ed è tutta una dichiarazione d'orgoglio di giornalismo e di ruolo nella storia spagnola: " El País è uno dei pochi, se non l'unico, dei quotidiani di riferimento nel mondo che conta su una solida batteria di risorse e metodi di azione per garantire l'indipendenza ed evitare manipolazioni interessate. Da praticamente la sua fondazione, esiste uno Statuto di Redazione, approvato dalla redazione, dalla direzione del quotidiano e dalla Giunta Generale degli Azionisti, che stabilisce garanzie specifiche per l'esercizio dell'indipendenza professionale da parte dei redattori. E' l'unico quotidiano spagnolo, e uno dei pochi al mondo, in cui esiste un voto consultivo della redazione per la nomina del direttore e dei posti dirigenti. L'unico in cui il direttore ha il diritto di vero su tutti gli originali, compresi quelli delal pubblicità, e il potere e la capacità di organizzare autonomamente i lavori di redazione. L'unico che conta su un difensore del Lettore, che ogni settimana rende pubblici i risultati delle sue ricerche e che non può essere rimosso dall'incarico, durante il suo mandato, neanche dallo stesso direttore, responsabile della sua nomina. L'unico nel cui CdA sono maggioranza i giornalisti professionisti, tra loro tutti gli ex direttori di El País e due giornalisti stranieri di riconosciuto prestigio mondiale. Infine, dall'ingresso in Borsa di Prisa, la Fundación Santillana, il cui patronato è formato da fondatori ed ex direttori di El País, possiede l'azione d'oro del quotidiano, cioè il diritto di veto tanto della nomina del nuovo direttore come dell'uso della testata. Possiamo assicurare che non esiste quotidiano in spagnolo, e probabilmente neanche in altre lingue, che conti su un simile sistema di prevenzione per garantire la sua indipendenza ediotirale"
Un'indipendenza ottenuta grazie alle capacità di autofinanziamento di El País, per la prima volta in perdita e per questo immediatamente messo in condizioni di ritornare a numeri in nero.
L'articolo rivendica come la maggior parte delle misure che garantiscono l'indipendenza di El País siano state volute da Juan Luis Cebrián, suo fondatore e primo direttore e oggi criticatissimo per lo stipendio milionario ottenuto come presidente del Grupo Prisa. "I creatori di El País hanno voluto sin dal primo momento che il quotidiano fosse capace di resistere alle inevitabili pressioni che un mezzo di comunicazione come questo implica" e per questo hanno dotato il direttore di tutti i poteri di garanzia. Grazie a questo è stato possibile che El País sia uscito "in difesa della democrazia in occasione del Colpo di Stato del 1981"
Poi la stoccata finale ai giornalisti che protestano e scioperano: " El País si deve, come qualunque altra impresa, ai suoi azionisti, e nel nostro caso loro sanno che la sua proprietà non comprende il diritto all'informazione dei cittadini. Neanche appartiene ai redattori del quotidiano, ma ai suoi lettori, davanti ai quali rispondono personalmente i gestori dell'impresa, i giornalisti e, al primo posto, con maggiore responsabilità tra tutti, il direttore, della sua buona amministrazione. Per questo El País è stato sin dall'inizio un'opera collettiva, con ledership e orientamenti ben definiti. E così continuare ad essere, nonostante la durezza e la difficoltà dei tempi che corrono".
Si ringrazia El País per aver fatto sentire finalmente la sua voce e aver pubblicato la sua versione sui suoi movimenti in corso.