mercoledì 14 novembre 2012

Un libro su Maria Vittoria dal Pozzo, la sconosciuta regina italiana di Spagna

Maria Vittoria dal Pozzo della Cisterna non è stata ovviamente l'unica regina italiana di Spagna, nel corso dei secoli le dinastie spagnole si sono imparentate con buona parte delle case regnanti della penisola. Ma, visto il breve e sfortunato regno di suo marito Amedeo I di Savoia sul trono di Spagna, nel pieno delle guerre carliste, è anche la regina più sconosciuta.
A causa delle vicende familiari, una madre impazzita che obbligò lei e la sorella, adolescenti, a vegliare per giorni il corpo del padre morto, cambiando le loro vite per sempre, Maria Vittoria aveva un'aura di tristezza che l'accompagnò per tutta la sua breve vita. Una vita che, seppure segnata da varie sfortune, lei dedicò agli altri. Anche in Spagna, dove fu giovane regina di una stagione inquieta e convulsa, di cospirazioni contro il re straniero, Maria Vittoria si dedicò ad alleviare le sofferenze dei più deboli e ad aiutare i più sfortunati, tanto che ancora oggi, nella Basilica di Superga, a Torino, dove è sepolta, c'è una corona inviata in segno di gratitudine dalle lavandaie di Madrid, Barcellona, Valencia.
La regina triste e italiana, circondata da un'aura di romanticismo per le sue disgrazie, è protagonista di un libro, appena pubblicato in Spagna e intitolato La reina de las lavanderas (La regina delle lavandaie). Lo ha scritto Carmen Gallardo, responsabile dell'attualità e della politica di Yo dona, supplemento femminile di El Mundo.
Una giornalista di argomenti "seri" interessata alle sorti di una regina? Non sorprendetevi, le Famiglie Reali, le loro storie e i loro membri hanno moltissimi appassionati estimatori, anche in Italia e anche se, chissà perché, è malvisto.
Gallardo assicura in un'intervista a Yo dona che le regine la encantan, "conosco più o meno tutte quelle di Spagna e so quasi tutte le loro storie. Meno questa. Di Maria Vittoria non sapevo assolutamente niente e, parlando con un'amica di La esfera de los libros, è apparsa lei. E' stata proprio la mia amica che ha proposto e parlato del tema nella casa editrice e gliel'hanno comprato, perciò il merito è suo".
E perché una giornalista che si occupa di temi importanti è appassionata alle storie delle regine? "Anche se mi piace Joaquin Sabina (uno dei più importanti cantautori spagnoli NdRSO), sono sempre stata contro quel verso "le ragazze non vogliono più essere principesse". A me piacciono le principesse. Credo che quelle vere abbiano qualcosa di diverso. C'è una grande differenza tra quelle che nascono e vengono educate come tali e le nuove. Mette Marit, per esempio, mi piace molto e anche Letizia. Mi sembra che per reinventarsi a trent'anni e più, per interrare la tua vita e riiniziare, bisogna avere quanto meno una personalità curiosa. Quelle che lo sono da sempre non sentono, non piangono, non sudano e le altre sì, sono umane, il che è da ringraziare. Ma bisogna avere anche un savoir fair che nessuna di loro è ancora riuscita ad avere".
E oltre alla passione per le regine e le principesse c'è un'epoca, romantica e convulsa, in cui la Spagna affronta quei grandi cambiamenti che le hanno impedito di entrare nella storia europea per almeno un secolo (siamo nel pieno delle guerre carliste, con la regina Isabella costretta all'esilio, che culmineranno poi con la sconfitta di Cuba e la fine dell'Impero). "Il XIX secolo è affascinante, ha tutti gli ingredienti. Mi affascina la Storia, ci sono periodi più affascinanti di altri. Nel XIX secolo c'è la ricostruzione dell'Europa, la nascita delle attuali ideologie, il romanticismo… Questo mi attira, tra le altre cose perché penso che siamo ancora figli di quel mondo, che solo adesso inizia a cambiare. E mi interessano le donne vincolate a quel mondo, per questo, anche se nel libro parlo di regine, mi interessano anche quelle che non lo sono. Questo tipo di personaggi ti fa sognare, sono parte di un universo che inevitabilmente attira l'attenzione, ma il fatto che mi piacciano le regine non significa che non sappia cosa sia la monarchia".
E' possibile un parallelo tra Maria Vittoria, bellissima e cagionevole, ma anche caparbia e vicina al marito, nel periodo agitato del trono, nonostante i numerosi e pubblici tradimenti, e le regine attuali? "Direi che con questa generazione di royal no, ma con la precedente sì. La novità di Maria Vittoria è che è assolutamente colta, quando le donne non lo erano, e non era per niente arrogante, come potevano essere altre, come Eugenia de Montijo, per fare un esempio di donna a lei contemporanea. Era molto mistica e questa è la parte che più ho faticato a capire; era molto religiosa ed era una vittima del tempo che le era toccato. Era un personaggio romantico. Le uniche similitudini possono essere i maltrattamenti di suo marito o le corna, per questo è più facile paragonarla alla generazione precedente".
Nel libro ha spazio anche Adela de Larra, una delle amanti spagnole di Amedeo, che fa dire a Carmen che "Amedeo non si innamora di Maria Vittoria. Lui era un romantico e come tale si innamora di un mito e si trasforma nel liberatore di una dama che viveva rinchiusa e che, o si sposava con un principe di sangue reale o sua madre avrebbe messo in convento. Si innamora della "rosa di Torino", non di lei".
E nell'intervista l'ultimo omaggio è però per la sfortunata regina italiana, l'ultima di Spagna proveniente dalla nostra penisola. Maria Vittoria non rinunciò alla Corte, che aveva perduto, a causa del disprezzo della nobiltà locale per il re straniero, che non parlava la lingua, non conosceva i costumi ed era considerato un intruso. La trasformò e "per la prima volta la corte spagnola era degli intellettuali, non dei nobili". Non solo, Maria Vittoria "ha lasciato buona parte della sua fortuna qui, faceva molte opere di carità, ma non a costa delle casse pubbliche, con i suoi beni, che erano molti".
Yo dona anticipa un capitolo del libro, in .pdf; il libro è in vendita su amazon.es, sia su carta che per kindle.