venerdì 23 novembre 2012

Una cauzione milionaria per Iñaki Urdangarin, in attesa di Giustizia

La Procura di Palma di Maiorca ha chiesto una cauzione di 8,2 milioni di euro a Iñaki Urdangarin e all'ex socio Diego Torres; all'essere una cauzione civile, se non venisse pagata non comporterebbe la prigione per i due, ma il pignoramento dei loro beni.
Per questo Iñaki Urdangarin e l'Infanta Cristina stanno accelerando il loro trasloco dalla villa di Pedralbes, nei quartieri alti di Barcellona, a un appartamento più modesto, che rispetti le indicazioni della sicurezza necessarie alla protezione dell'Infanta e dei nipoti del Re, ma che sia più adatto alle reali possibilità economiche della famiglia. La villa di Pedralbes, valutata intorno ai 6 milioni di euro, sarebbe infatti una delle garanzie della cauzione.
I Duchi di Palma stanno da tempo cercando di affittarla, così come hanno fatto durante gli anni passati a Washington. L'affitto era stato allora intorno ai 13mila euro mensili, ma il problema è che adesso nessuno vuole più affittare la villa, diventata emblema del caso Noós, che ha rovinato la reputazione del genero del Re. Pedralbes viene identificata con gli sprechi e le arroganze di chi si credeva intoccabile ed è finito in una banale e brutta storia di corruzione.
Una storia che, però, deve far molto riflettere sulla Giustizia, quella con la G maiuscola. Iñaki Urdangarin non è stato ancora processato, ma è già stato condannato dai media, e dunque dall'opinione pubblica, con un'aggressività che spesso lascia un po' basiti. Spesso, al parlare con gli spagnoli dell'argomento, verrebbe da chiedere: "E se Iñaki fosse sì colpevole, ma di reati che non implicano la prigione? Se evitasse la prigione con il pagamento di multe milionarie, così come prevedono le leggi?" L'idea che i media hanno instillato negli spagnoli è che Urdangarin sia colpevole, che debba andare in prigione e che se la eviterà è perché è il genero del Re. Difficile immaginare la Giustizia in queste circostanze.
Ieri, nel suo videoblog di elconfidencialdigital.com, il giornalista José Apezarena spiegava come Urdangarín si sia sì avvantaggiato della sua posizione di genero del Re per concludere i suoi affari poco etici, ma come adesso, quella stessa parentela rischi di fare di lui una sorta di capro espiatorio, a cui non verrà garantita giustizia, perché verrà utilizzato per una punizione esemplare (e le punizioni esemplari difficilmente sono "giuste"). "Un politico conosciuto mi diceva che "conviene" che passi in carcere almeno un giorno. E questo politico conosciuto è un membro del Governo" conclude Apezarena il suo video-articolo.
Non ci sono segnali di preoccupazione, né nell'opinione pubblica né tra i media, per il tipo di Giustizia che verrà offerto a Iñaki Urdangarin. C'è sempre la sensazione che questo Paese sia troppo arrabbiato, troppo indignato, troppo rancoroso per poter pensare lucidamente e razionalmente. La Spagna si trova in una fase di odio verso la sua classe dirigente, verso chi si è arricchito in modo "poco esemplare" (parole della Casa Reale per riferirsi al comportamento di Urdangarin), verso chi ha ridotto il Paese ai bordi del rescate. Non sono segnali positivi per il futuro, perché è difficile disegnare un nuovo Paese, un nuovo modello economico, politico e sociale, di cui la Spagna ha urgente bisogno, dalla rabbia, dal rancore, dalla mala leche.
E i media, che pure hanno contribuito a fare di Iñaki Urdangarin un condannato ancora prima del processo, non solo non sono preoccupati per questa mancanza di Giustizia con cui si giudicherà il genero del Re, tra enormi pressioni per una sua condanna, ma continuano a ensañarse, ad accanirsi contro di lui, come un torero contro il toro ferito nell'arena (è in queste circostanze che si capisce il senso delle corride per la Spagna). Ieri Urdangarin è uscito per una passeggiata notturna con il suo cane ed è stato immediatamente circondato dai giornalisti che fanno la posta alla villa di Pedralbes, perché rilasciasse loro una dichiarazione sulla cauzione milionaria. Lui ha resistito e poi si è dato alla fuga, rifugiandosi in un auto arrivata a soccorrerlo. In tv e sui media i commenti sono stati burleschi, per parlare alla pancia degli spagnoli, e patético, è stato il giudizio più gentile.