sabato 5 gennaio 2013

I 75 anni di Re Juan Carlos, nel pieno della crisi monarchica spagnola

Re Juan Carlos compie oggi 75 anni e se non ci sono i festeggiamenti ufficiali, sconsigliati da crisi economica e monarchica, sì sono iniziate da qualche giorno le celebrazioni sui media spagnoli. I tenori sono diversi: ci sono gli articoli zuccherosi di Hola, le gallerie fotografiche che ripercorrono 75 anni di storia di Spagna, gli editoriali che filosofeggiano sui 37 anni di regno del sovrano e sulle molte crisi che ha superato.
Ma se ricorderemo qualcosa di questo 75° compleanno di re Juan Carlos, saranno il sondaggio pubblicato un paio di giorni fa da El Mundo e l'intervista concessa dal Re a Jesús Hermida, su TVE1, ieri sera (il link per vederla su rtve.es). Entrambi sono stati un brutto regalo di compleanno.
Il sondaggio di El Mundo potremmo definirlo direttamente devastante, non tanto per la monarchia in sé quanto per lo stesso Juan Carlos, grande sconfitto, con la Principessa delle Asturie, davanti ai due vincitori, la regina Sofia e il principe Felipe. Non si sa se il Re paga il conto dell'annus horribilis, duramente segnato dalla sua battuta di caccia nel Botswana, dalla disinvoltura etica del genero Iñaki Urdangarin, accusato di malversazione di fondi pubblici ed evasione fiscale, e dalla ribellione silenziosa della regina Sofia ai ripetuti tradimenti e al matrimonio di facciata. Fatto sta che l'istituzione monarchica conta sull'appoggio del 54% degli spagnoli e che lo stesso Re viene valutato positivamente solo dal 50,1% dei cittadini, con un crollo di ben 26 punti rispetto all'anno scorso; di questo 50,1%, il 43,5% è composto da chi fa un bilancio buono e solo il 6,6% da chi fa un bilancio ottimo del lungo regno del sovrano. Possiamo attribuire questo crollo solo all'annus horribilis? Sarebbe ingiusto e ingeneroso; bisogna considerare che la Spagna è un Paese dai sentimenti piuttosto contraddittori verso la Monarchia, c'è una sorta di amore-odio: uno spagnolo non si dichiarerà mai monarchico, ma in un eventuale referendum sulla forma dello Stato non è detto che voterebbe per la Repubblica, perché è stata la Monarchia a trarre "il più lungo periodo di pace e prosperità" (Juan Carlos dixit) e non la Repubblica, terminata in entrambe le occasioni in sanguinosi confronti.
A questo sentimento contraddittorio bisogna aggiungere l'irruzione in scena delle generazioni nate negli anni '80 e '90, che non hanno vissuto la Transición, non conoscono il ruolo del Re nella difesa della democrazia e non sono troppo interessate a quello che la Transición ha significato nella storia del loro Paese. E' un bene? E' un male? Non lo so, ma sono le generazioni cresciute a Erasmus e Ryanair, che hanno viaggiato per l'Europa, che usano il web quotidianamente e hanno per la Transición lo stesso interesse che ha un coetaneo italiano per le convergenze parallele. E sono loro, i giovani trentenni e ventenni, i più duri: non solo non sono monarchici (il 57% non appoggia l'istituzione), non solo non apprezzano particolarmente Juan Carlos (il 56% non ne ha una buona immagine), ma non capiscono neanche (l'86%) perché la Costituzione continui a prevedere la prevalenza dell'uomo sulla donna nella successione dinastica (e qui la Casa Reale ha cercato di giocare d'anticipo sugli evidenti ritardi costituzionali, pubblicando nel suo sito web varie immagini del Re con il Principe Felipe e l'Infanta Leonor, ad assicurare implicitamente che sarà lei, la piccola Leonor, a succedere un giorno al padre e al nonno).
E' soprattutto Juan Carlos a risultare danneggiato dalla crisi monarchica. La regina Sofia, proclamata poche settimane fa la migliore ambasciatrice della Marca Spagna all'estero, è apprezzata dal 63,1% degli spagnoli, con punte del 70% tra le donne (arriva al 56% persino tra i giovani e all'80% tra gli over 60, che danno al re solo il 58% di opinioni positive). Non va così bene a chi un giorno le succederà: solo il 51%% degli intervistati ha una buona opinione di Letizia Ortiz Rocasolano e il 42,5% ha un'immagine negativa di lei; la causa di questa disaffezione è l'immagine distante che si è costruita negli anni e di cui si è parlato varie volte su Rotta a Sud Ovest. Meno male che la monarchia potrà contare sul principe Felipe, apprezzato dal 62,3% degli spagnoli: la sua popolarità è in discesa, causa crisi dell'istituzione, ma solo di 7 punti rispetto all'anno scorso (considerando che la popolarità del padre è scesa di 26 punti, è un buon risultato). Di Felipe si apprezzano la serietà e la professionalità, le stesse doti riconosciute alla madre.
E che Felipe sia un uomo solido e credibile, su cui il Paese potrà contare, lo ha ripetuto ieri sera lo stesso Juan Carlos, nell'intervista rilasciata al giornalista Jesús Hermida, che è già molto criticata, perché non sono stati affrontati i temi che più interessavano i media, cioè la caccia nel Botswana (a volte mi chiedo quanto interesserebbe questo argomento agli spagnoli se i media non fossero tanto insistenti) e gli scandali del Duca di Palma. E' stata una sorta di incontro tra due over 70, che hanno fatto un ripasso della loro generazione, hanno ripercorso il loro passato, hanno insistito sulla Transición, hanno manifestato il loro dolore per i tanti giovani che devono lasciare il Paese in cerca di lavoro, hanno ricordato che le difficoltà si superano dalla solidarietà e dall'unità e ci hanno rassicurato sul futuro, grazie alla presenza di questo Principe bello, serio, preparato (il più preparato della nostra storia, secondo l'orgoglioso papà) y encantador (sempre secondo il padre). Un'intervista inoffensiva e innocua di un quarto d'ora, che ha avuto un elemento fastidioso: il giornalista parlava a Sua Maestà, il Re rispondeva con il tu, volendo dare un'idea di vicinanza e dando invece un'idea di distanza di classe, che non è passata inosservata (nelle reti sociali è stato commentato sin dai primi minuti).
Re Juan Carlos compie 75 anni. Il compleanno lo coglie in un momento di profondi cambiamenti, sia personali che istituzionali, nel mezzo di una crisi monarchica che lui ha tutta l'intenzione di superare alla guida dello Stato, pronto a scusarsi quando ritiene che i suoi errori lo rendano necessario, pronto a sottoporsi a sforzi e viaggi per recuperare la popolarità perduta e l'immagine carismatica, pronto a fare tutto il necessario affinché gli spagnoli vedano di nuovo nell'istituzione l'elemento di unità, stabilità e garanzia che è stata nei tempi belli in cui lui era un giovane re scattante, carismatico e ammirato per aver portato la democrazia nel proprio Paese, pur avendo nelle mani l'immenso potere consegnatogli dalla dittatura. "Sono pieno di energie ed ilusión per andare avanti" ha detto ieri sera a Jesús Hermida, per chiarire che non ha alcuna intenzione di abdicare. E non so se è questo a rendere magiche le monarchie, questa sorta di continuità che sanno trasmettere anche quando non vivono il momento più felice della loro storia. Ma que los cumpla feliz, Majestad.