domenica 24 febbraio 2013

La Spagna guarda alle elezioni italiane: Oggi siamo tutti italiani

Due articoli piuttosto interessanti, questa mattina, sui media spagnoli, a salutare le elezioni italiane. Li pubblicano El Mundo ed elconfidencial.com. In entrambi una preoccupazione: le elezioni italiane stabiliranno il futuro dell'Europa e l'impressione che entrambi lasciano è che non ci sia molto da fidarsi della saggezza degli italiani nelle urne (speriamo di smentirli, che i milioni che minacciano di votare con la pancia per populismi vari connettano il cervello, si preoccupino del futuro del Paese e votino per soluzioni più realistiche; dopo vent'anni di disastri berlusconiani, è ora di smetterla di votare per avventurieri vari e iniziare a pensare, finalmente, all'Italia)
Sul quotidiano cartaceo, Rubén Amón firma un articolo intitolato Italia somos todos (Tutti siamo l'Italia), in cui analizza la situazione alla vigilia del voto. "Il paradosso delle elezioni italiane consiste nel fatto che un'ipotetica vittoria di Berlusconi, improbabile, persino impossibile, si apprezzerebbe come un balsamo politico rispetto al pericolo implicito nella loquacità di Beppe Grillo" esordisce. Davanti al comico diventato tribuno, assicura Amón, il Cavaliere "sembra un moderato e un chierichetto".
Eppure se c'è un vincitore in questa campagna elettorale, è proprio Grillo, "perché ne "è stato asse, novità e agitazione". E ha anche ragione "quando rivendita la trasparenza e denuncia i privilegi della casta, ma risulta stomachevole la sua dimensione messianica e l'equivalente culto della personalità. Sospettabili entrambi di un manipolatore e di un telepredicatore che aspira a far saltare le elezioni con la mobilitazione di un elettorato eterogeneo: dall'estrema sinistra all'estrema destra, dagli arrabbiati ai disincantati, dai votanti esordienti ai castigatori, dai patrioti agli euroscettici, dagli ingenui ai cinici".
La stabilità, osserva Amón, la darebbe una vittoria chiara del centro sinistra: "Bersani emula la normalità di Hollande e lo fa in una battaglia politica che non confronta partiti né idee, ma personalità e personaggi". Ed è in questa battaglia che Bersani rinuncia perdente, perché i suoi contendenti sono tutti egocentrici, "a cominciare da Mario Monti, il cui ruolo di comparsa proviene da un errore di valutazione: il tecnocrate ha confuso la sua reputazione internazionale, da Obama a Benedetto XVI, con l'(inesistente) entusiasmo dei suoi compatrioti".
Eppure se Monti non dovesse riuscire a entrare in Senato, "emergerebbe il fattore più inquietante, l'ingovernabilità", che non esclude nuove elezioni a breve, come in Grecia. La soluzione migliore per l'Europa è "probabilmente" un accordo tra Bersani e Monti, che permetta la prosecuzione delle politiche iniziate da Monti, moderate dalla sensibilità sociale di un Primo Ministro di sinistra e dai suoi rapporti con i sindacati.
La conclusione è una speranza per chiunque ami l'Italia: "I rapsodi di Berlusconi elogiano la sua spettacolare rimonta, ma si sta affermando la sensazione che le elezioni del finesettimana potrebbero seppellire per sempre la maggiore anomalia della democrazia occidentale. Berlusconi, ovviamente". E che gli dei lo ascoltino.
elconfidencial.com guarda alle elezioni in prospettiva europea, cercando lumi e conforto nei commenti di analisti finanziari e di politici europei, in u articolo intitolato L'Europa si gioca il suo futuro in Italia e trema davanti a una rimonta di Berlusconi. Così Victor Alvargonzalez di Inversiones di Tressis dice: "Le elezioni italiane sono un plebiscito sulla classe politica. Pesearanno di più il realismo,il populismo o il castigo? L'opzione Mario Monti annuncia realismo, cioè, più sofferenza, ma, ovviamente la cosa migliore che l'Italia potrebbe fare è essere realista. L'opzione Berlusconi offre panem et circenses. Ma entrambi i gruppi politici sono colpiti dalla corruzione. Per cui c'è una terza opzione, il castigo e la rigenerazione rappresentati da Beppe Grillo, che prenderà un bel po' di voti".
Nessuno si aspetta che vinca Berlusconi, ma i mercati si sono preparati al peggio, lo spread italiano è tornato a salire. L'idea dei mercati, spiega José Luis Martinez di Citi, è che continuerà l'incertezza politica, vinca chi vinca, perché "la capacità del nuovo governo di continuare le riforme sarà limitata dalla crescente resistenza popolare ai tagli e dall'aumento dell'opposizione a questo tipo di misure in Parlamento, tanto a destra come a sinistra".
Analisti e politici europei sono d'accordo sull'inaffidabilità di Berlusconi e sui rischi che rappresenterebbe una sua vittoria per la stabilità dell'euro e dell'Europa. "L'Italia è la terza economia dell'euro" conclude elconfidencial.com "e i suoi problemi preoccupano molto, salvarla sarebbe troppo costoso. Il principale problema dell'Italia è che da vari anni ha appena crescita (chi era al Governo in quei 'vari anni'?!) e da vari trimestri è in recessione, con una caduta del PIL del 2,7% nel quarto trimestre, secondo le prime stime delle agenzie di statistica. "In quest'ultimo anno Monti, grazie alla sua abilità, ai suoi contatti e alla sua familiarità con le istituzioni europee, ha fatto sì che l'Italia non riempia più i titoli (l'hanno sostituita la Grecia e la Spagna) e che il suo spread si sia abbassato a livelli che, senza essere sostenibili, non sono più di alto rischio. Ma non è riuscito a fare grandi progressi nelle riforme strutturali di cui il Paese ha bisogno per tornare a crescere, non ha potuto evitare che l'Italia sia entrata in un'acuta recessione e, anche se ha controllato il deficit con politiche di austerità, il livello di debito pubblico del Paese è molto alto" sottolinea Federico Steinberg, ricercatore del Real Instituto Elcano. Le prospettive macro per l'Italia quest'anno sono negative. Secondo la Commissione Europea, si aspettano una contrazione annuale dell'1%, una crescita del tasso di disoccupazione fino all'11,6% e un'evoluzione del consumo interno ancora negativa".