Due articoli piuttosto interessanti, questa mattina, sui media spagnoli, a
salutare le elezioni italiane. Li pubblicano El Mundo ed elconfidencial.com. In
entrambi una preoccupazione: le elezioni italiane stabiliranno il futuro
dell'Europa e l'impressione che entrambi lasciano è che non ci sia molto da
fidarsi della saggezza degli italiani nelle urne (speriamo di smentirli, che i
milioni che minacciano di votare con la pancia per populismi vari connettano il
cervello, si preoccupino del futuro del Paese e votino per soluzioni più
realistiche; dopo vent'anni di disastri berlusconiani, è ora di smetterla di
votare per avventurieri vari e iniziare a pensare, finalmente, all'Italia)
Sul quotidiano cartaceo, Rubén Amón firma un articolo intitolato Italia somos
todos (Tutti siamo l'Italia), in cui analizza la situazione alla vigilia del
voto. "Il paradosso delle elezioni italiane consiste nel fatto che
un'ipotetica vittoria di Berlusconi, improbabile, persino impossibile, si
apprezzerebbe come un balsamo politico rispetto al pericolo implicito nella
loquacità di Beppe Grillo" esordisce. Davanti al comico diventato tribuno, assicura Amón,
il Cavaliere "sembra un moderato e un chierichetto".
Eppure se c'è un vincitore in questa campagna elettorale, è proprio Grillo,
"perché ne "è stato asse, novità e agitazione". E ha anche
ragione "quando rivendita la trasparenza e denuncia i privilegi della
casta, ma risulta stomachevole la sua dimensione messianica e l'equivalente
culto della personalità. Sospettabili entrambi di un manipolatore e di un
telepredicatore che aspira a far saltare le elezioni con la mobilitazione di un
elettorato eterogeneo: dall'estrema sinistra all'estrema destra, dagli
arrabbiati ai disincantati, dai votanti esordienti ai castigatori, dai patrioti
agli euroscettici, dagli ingenui ai cinici".
La stabilità, osserva Amón, la darebbe una vittoria chiara del centro sinistra:
"Bersani emula la normalità di Hollande e lo fa in una battaglia politica
che non confronta partiti né idee, ma personalità e personaggi". Ed è in
questa battaglia che Bersani rinuncia perdente, perché i suoi contendenti sono
tutti egocentrici, "a cominciare da Mario Monti, il cui ruolo di comparsa
proviene da un errore di valutazione: il tecnocrate ha confuso la sua reputazione
internazionale, da Obama a Benedetto XVI, con l'(inesistente) entusiasmo dei
suoi compatrioti".
Eppure se Monti non dovesse riuscire a entrare in Senato, "emergerebbe il
fattore più inquietante, l'ingovernabilità", che non esclude nuove
elezioni a breve, come in Grecia. La soluzione migliore per l'Europa è
"probabilmente" un accordo tra Bersani e Monti, che permetta la
prosecuzione delle politiche iniziate da Monti, moderate dalla sensibilità
sociale di un Primo Ministro di sinistra e dai suoi rapporti con i sindacati.
La conclusione è una speranza per chiunque ami l'Italia: "I rapsodi
di Berlusconi elogiano la sua spettacolare rimonta, ma si sta affermando la
sensazione che le elezioni del finesettimana potrebbero seppellire per sempre
la maggiore anomalia della democrazia occidentale. Berlusconi,
ovviamente". E che gli dei lo ascoltino.
elconfidencial.com guarda alle elezioni in prospettiva europea, cercando lumi e
conforto nei commenti di analisti finanziari e di politici europei, in u articolo intitolato L'Europa si gioca il suo futuro in Italia e trema davanti a una rimonta di Berlusconi. Così Victor
Alvargonzalez di Inversiones di Tressis dice: "Le elezioni italiane sono un
plebiscito sulla classe politica. Pesearanno di più il realismo,il populismo o
il castigo? L'opzione Mario Monti annuncia realismo, cioè, più sofferenza, ma,
ovviamente la cosa migliore che l'Italia potrebbe fare è essere realista.
L'opzione Berlusconi offre panem et circenses. Ma entrambi i gruppi politici
sono colpiti dalla corruzione. Per cui c'è una terza opzione, il castigo e la
rigenerazione rappresentati da Beppe Grillo, che prenderà un bel po' di voti".
Nessuno si aspetta che vinca Berlusconi, ma i mercati si sono preparati al
peggio, lo spread italiano è tornato a salire. L'idea dei mercati, spiega José
Luis Martinez di Citi, è che continuerà l'incertezza politica, vinca chi vinca,
perché "la capacità del nuovo governo di continuare le riforme sarà
limitata dalla crescente resistenza popolare ai tagli e dall'aumento
dell'opposizione a questo tipo di misure in Parlamento, tanto a destra come a
sinistra".
Analisti e politici europei sono d'accordo sull'inaffidabilità di Berlusconi e
sui rischi che rappresenterebbe una sua vittoria per la stabilità dell'euro e
dell'Europa. "L'Italia è la terza economia dell'euro" conclude
elconfidencial.com "e i suoi problemi preoccupano molto, salvarla sarebbe
troppo costoso. Il principale problema dell'Italia è che da vari anni ha appena
crescita (chi era al Governo in quei 'vari anni'?!) e da vari trimestri è in
recessione, con una caduta del PIL del 2,7% nel quarto trimestre, secondo le
prime stime delle agenzie di statistica. "In quest'ultimo anno Monti, grazie alla sua abilità, ai suoi contatti e alla sua familiarità con le
istituzioni europee, ha fatto sì che l'Italia non riempia più i titoli (l'hanno
sostituita la Grecia e la Spagna) e che il suo spread si sia abbassato a livelli
che, senza essere sostenibili, non sono più di alto rischio. Ma non è riuscito a
fare grandi progressi nelle riforme strutturali di cui il Paese ha bisogno per
tornare a crescere, non ha potuto evitare che l'Italia sia entrata in un'acuta
recessione e, anche se ha controllato il deficit con politiche di austerità, il
livello di debito pubblico del Paese è molto alto" sottolinea Federico Steinberg,
ricercatore del Real Instituto Elcano. Le prospettive macro per l'Italia
quest'anno sono negative. Secondo la Commissione Europea, si aspettano
una contrazione annuale dell'1%, una crescita del tasso di disoccupazione fino
all'11,6% e un'evoluzione del consumo interno ancora negativa".