giovedì 14 febbraio 2013

Storica sentenza in Argentina: la Chiesa complice della dittatura

I militari Luciano Benjamín Menéndez, Luis Fernando Estrella e Domingo Benito Vera, assassini dei sacerdoti Carlos de Dios Murias e Gabriel Longueville, sequestrati nella loro chiesa, torturati e uccisi poco dopoo, nel luglio del 1976, sono stati condannati all'ergastolo un paio di mesi fa, da un tribunale de La Rioja, nell'Argentina settentrionale, ma sono le motivazioni della loro condanna, pubblicate in questi giorni, a puntare il dito contro la Chiesa Cattolica, considerata connivente con la dittatura.
"Certamente i membri del popolo di Dio, così come la società argentina in generale, si aspettano da un'istituzione così significativa come la Chiesa Cattolica, un atteggiamento di più nitido e chiaro ripudio dei meccanismi e di chi, in un modo o nell'altro permisero e consentirono la realizzazione di fatti gravissimi come quelli che giudichiamo adesso" si legge nella sentenza. E' la prima volta che i giudici argentini segnalano il comportamento blando della Chiesa e di alcuni dei suoi dirigenti con la dittatura.
I due sacerdoti scomparsi appartenevano a una corrente progressista della Chiesa Cattolica latinoamericana, quella del Movimiento de Sacerdotes del Tercer Mundo, particolarmente attiva nella provincia di La Rioja e impegnata soprattutto con le comunità povere del subcontinente americano;era un movimento che si trovava spesso in opposizione alla gerarchia cattolica più conservatrice, legata alle oligarchie al potere. Durante la dittatura i preti progressisti si trovarono davanti non solo alla netta opposizione di terratenientes e generali, ma anche "all'indifferenza" della loro stessa gerarchia. Secondo i giudici che hanno dettato la storica sentenza,  José Camilo Quiroga, Jaime Díaz Gavier y Carlos Julio Lascano, la scomparsa dei due preti della provincia di La Rioja, non fu "un fatto isolato", ma "parte di un piano sistematico di eliminazione degli oppositori politici". Carlos de Dios Murias e Gabriel Longueville "facevano parte di un gruppo della Chiesa considerato nemico e obiettivo" e pertanto dovevano essere eliminati. Il peccato della Chiesa fu che sapeva e lasciò fare. Nel giro di pochi giorni, tra luglio e agosto del 1976 furono assassinati in provincia di La Rioja Carlos de Dios Murias e Gabriel Longueville, monsignor Pedernera e il vescovo Enrique Angelelli; fu praticamente decapitata la cupola del pensiero progressista cattolico dell'area.
I giudici ricordano come le autorità ecclesiastiche rimasero "indifferenti" davanti alle persecuzioni sofferte dai sacerdoti vicini ad Angelelli, scomparso in un misterioso incidente automobilistico, considerato poi un assassinio, mentre trasportava i documenti che informavano sulle persecuzioni e che sono serviti oggi come prova nei processi. Página 12, il quotidiano progressista di Buenos Aires che segue con attenzione i processi contro i criminali della dittatura, ha rivelato tempo fa dell'incontro tra i vertici della Conferenza Episcopale argentina e l'allora dittatore Jorge Videla, nel 1978 e che, quando si parlò dei desaparecidos, il cardinale Juan Aramburu commentò che "il problema è cosa rispondere perché la gente smetta di fare supposizioni".
Il rapporto ambiguo con la dittatura non è però cosa del passato. I giudici sostengono nella loro sentenza che ancora adesso le autorità cattoliche hanno "un atteggiamento reticente" verso chi vuole chiarire i crimini. Lo stesso parroco della parrocchia in cui furono sequestrati i due sacerdoti assassinati ha cercato di impedire l'ingresso nella sua chiesa ai giudici, sostenendo fossero in corso "esercizi spirituali", nonostante la visita fosse stata ampiamente annunciata.