Berta Soler, la leader delle Damas de Blanco che a
Cuba reclamano la libertà per i prigionieri politici e il rispetto dei diritti
umani, è arrivata a Madrid. Come molti dissidenti, sta approfittando della
libertà di viaggiare concessa dal regime castrista per accettare gli inviti
arrivati da ogni parte del mondo per raccontare la storia delle Damas.
A Madrid l'ha intervistata il quotidiano ABC, a cui ha esposto una specie di
manifesto: "Porto in Spagna la realtà e la storia del popolo di Cuba.
Vengo a denunciare la sofferenza di donne che lottano per la non violenza,
mentre il Governo risponde con maggiore violenza, con le condizioni infraumane
in cui vivono i prigionieri politici, le violazioni dei diritti umani del
regime cubano".
Fornisce anche una chiave di lettura diversa del rapporto del Governo comunista
con Hugo Chávez, definito da L'Avana, "il miglior amico di Cuba".
"Non ci rallegriamo per la morte di Chávez¸ ma non abbiamo ragione di
lamentarla. Chi dev'essere preoccupato è il Governo cubano, perché quando il
mondo chiedeva non violenza verso le donne, Chávez applaudiva la violenza
castrista contro le Damas de Blanco. Il petrolio che Hugo Chávez dava a Cuba,
non era per beneficio dei cubani, ma perché il Governo riempisse i serbatoi dei
veicoli della Polizia politica, affinché reprimesse le Damas de Blanco e gli
attivisti dei diritti umani. Mi piacerebbe non fosse eletto Nicolás
Maduro".
Ricorda che Chávez ha goduto di una sanità cubana privilegiata, riservata solo
ai membri del regime, perché gli ospedali riservati al popolo "sono
catapecchie in cui anca tutto, bisogna portarsi le coperte".
Berta Soler afferma di "non avere alcuna speranza" con la nomina a
numero due del regime Miguel Diaz-Canel, perché "abbiamo bisogno di
libertà e la libertà dipende da tutti i cubani. Queste sono riformine, cambi
cosmetici. Potremo parlare di speranza e di cambi quando si rispetteranno i
diritti umani".
Attacca i Governi latinoamericani, che hanno assegnato a Raúl Castro la
presidenza temporanea del CELAC (Comunidad de Estados Latinoamericanos y
Caribeños), perché "è piuttosto vergognoso, dato che a Cuba non si
rispettano i diritti umani e non c'è uno Stato di Diritto". E chiede ai
cardinali riuniti in Conclave a Roma che eleggano un Papa come i suoi
predecessori, Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, entrambi pellegrini a Cuba ed
entrambi "eccezionali".