Si sapeva che, in piena crisi monarchica, l'82° anniversario della Proclamazione
della II Repubblica Spagnola non sarebbe passato inosservato. Il 14 aprile riunisce ogni
anno centinaia di persone, che marciano a Madrid, per ricordare, alla Puerta del
Sol, la Spagna perduta della II Repubblica. Quest'anno sono state decine di migliaia.
Nessun sito web osa dare numeri precisi, ma tutti, da elmundo.es a publico.es,
parlano di decine di migliaia di persone e le foto pubblicate dalle reti sociali,
sin dalla mattinata, mostrano una marea di bandiere repubblicane, mai viste gli
altri anni. Da manifestazione cult di pochi nostalgici a inquietante termometro della crisi politica spagnola.
Il successo della manifestazione, rispetto al passato, è dovuto evidentemente allo
scandalo Noos, che è arrivato fino all'imputazione dell'Infanta Cristina, agli
affari poco chiari di Re Juan Carlos, con la collaborazione di Corinna zu Sayn-Wittgenstein,
la sua amante tedesca che nessun media spagnolo osa definire tale, chiamandola
semplicemente "amica affettuosa", all'inadeguatezza della Principessa
delle Asturie, adesso vittima-protagonista di un libro scritto dal cugino. "La
Monarchia sta facendo molto per l'arrivo della III Repubblica" ha ammesso
con una certa ironia il leader di IU Cayo Lara; la sua formazione è tra le 80 che
hanno indetto la manifestazione.
Da plaza de Cibeles fino alla Puerta del Sol è stato il solito grido, España
mañana será republicana, accompagnato da slogan ad hoc, che hanno invitato alla
precarietà per Sua Maestà e che hanno promesso che il prossimo sfratto sarà alla
Zarzuela.
Un'altra preoccupazione per la Casa Reale? Non solo per lei. In un Paese che
non è monarchico, è ovvio che, nel pieno della crisi di una Monarchia svelatasi corrotta e adesso incapace di risollevarsi
e rigenerarsi, ci si rifugi nel sogno di una Repubblica, dimenticando che il
problema non è la forma dello Stato, ma l'onestà e la credibilità delle persone
che quello Stato guidano. Nell'Europa del Nord, nell'Europa germanica e anglo-sassone,
si potrebbe dire, si esigono ai propri governanti standards di comportamento
morale ed etico che sono molto più blandi nelle opinioni pubbliche del Sud. E' questo
il problema che bisogna affrontare, prima di cambiare la forma dello Stato.
E c'è un ulteriore problema, per i repubblicani spagnoli, come ha mostrato la manifestazione
di oggi. La Repubblica del XXI secolo non può basarsi sul rimpianto e sul sogno
perduto del 1931. Sono passati 82 anni dalla Proclamazione della Seconda Repubblica,
in mezzo ci sono stati una terribile Guerra Civile, 40 anni di una dittatura oscurantista
e 35 anni di una monarchia democratica, che, tra le altre cose, ha permesso alla
Spagna progressi sociali, anche nel campo dei diritti individuali, non ancora approvati
da nessuna grande Repubblica europea (ad eccezione del Portogallo, l'unica
Repubblica che per ora ha accolto nella propria legislazione il matrimonio omosessuale).
Non si può sognare la Repubblica come se fosse un patrimonio di sinistra e socialista,
che continui l'opera spezzata dal sollevamento militare di Francisco Franco. Se
non si vogliono spaventare gli spagnoli e gli europei liberali e conservatori, se si vuole un Paese includente, una forma dello Stato che sia casa di tutti, meglio
darsi una calmata, lasciar perdere una volta per tutte la Seconda Repubblica e guardare avanti, per costruire uno Stato in cui avranno spazio tutte le componenti
di una società complessa, in crisi e in cerca di una nuova identità e di un
nuovo modello di convivenza. E' la sfida che i repubblicani devono affrontare davvero.
Da Twitter e da publico.es, alcune immagini della manifestazione repubblicana
di Madrid