domenica 21 aprile 2013

El Pais: Napolitano salvatore della Patria, Grillo fuori dalla realtà

La rielezione di Giorgio Napolitano alla Presidenza della Repubblica Italiana, la prima della storia repubblicana, la sua età avanzata e lo status quo che la sua rielezione garantisce, sono sulle Home Pages dei principali quotidiani digitali spagnoli. La vera auctoritas d'Italia, lo definisce Gonzalo Sanchez di EFE, nell'articolo da Roma che è stato pubblicato ieri, subito dopo il voto a Montecitorio, da quasi tutti i siti web d'informazione. 
Oggi è la volta degli editoriali, che sottolineano il caos italiano, il cupio dissolvi del PD, gli errori di Beppe Grillo, il trionfo di Silvio Berlusconi (solo in Italia può succedere di avere una grande maggioranza di sinistra in Parlamento e di vedere trionfare un uomo di destra che cerca solo l'impunità). Su tutti emerge la figura del Presidente Napolitano, acclamato come il salvatore del Paese: ma sarà davvero salvatore chi ha voluto il Governo Monti, chi ha impedito che Bersani si presentasse alle Camere con i suoi otto punti di Governo "e che ognuno si assuma le proprie responsabilità" e chi vuole imporre le 'larghe intese', isolando le ansie di rinnovamento (mal) rappresentate dai grillini? Io continuo a pensarla come l'articolo di elpais.com di qualche settimana fa: l'errore terribile è stato il mandato limitato a Pierluigi Bersani, per la difesa dello status quo, oltre all'incomprensibile intransigenza dei grillini, che adesso, complici del fallimento, gridano inutilmente all'inciucio. 
Su elpais.com, un editoriale non firmato racconta "il pellegrinaggio" di Bersani, Berlusconi e Monti al Quirinale, "per pregarlo di ritardare la sua uscita e di prestare un nuovo servizio alla patria". Secondo il quotidiano madrileno, la rielezione di Napolitano, "garantisce un minimo di stabilità, non si sa per quanto tempo", in una situazione politica, risultata dopo le elezioni di febbraio, che definisce "un incubo": "La vittoria di misura del Partito Democratico di Bersani, la frammentazione del Senato in tre blocchi che si neutralizzano e le lotte partitiste hanno congiurato per impedire la governabilità".
Adesso il gioco è tutto nelle mani di un Napolitano rafforzato dalla rielezione e senza più i vincoli del semestre bianco: il neo-presidente può sciogliere le Camere, cosa che non poteva fare prima della rielezione, al trovarsi nel semestre bianco di fine mandato. Ma "il presidente non è mai stato favorevole alla dissoluzione del Parlamento, convinto che nuove elezioni non avrebbero portato altro risultato, o per lo meno definitivo, cosa che avrebbe aggravato la crisi".
Cosa succede adesso? Nella sua previsione, El Pais cerca di usare il buonsenso: se il Presidente, a 87 anni, ha dato la disponibilità per un nuovo settennato, "c'è da sperare che il suo gesto incontri nei leaders politici una risposta all'altezza, cioè la formazione di un Governo di consenso che almeno intraprenda le riforme più urgenti (iniziando per la legge elettorale) e faccia fronte alla critica situazione economica del Paese".
Se la situazione non si prospetta rosea, la stilettata finale è tutta per Beppe Grillo, che forse dovrebbe piantarla di comportarsi come un isterico aizzatore delle piazze e iniziare a usare il cervello come un leader su cui pesa la responsabilità della governabilità e del futuro del Paese, esattamente come pesa sui leaders di PD e PDL: "Il ritorno di Napolitano è un chiaro sintomo della necessità del rinnovamento del sistema politico italiano. Ma sembra dubbio che la rigenerazione passi per la strategia ostruzionista di Beppe Grillo, che ha contribuito all'affondamento di Bersani e ha dato ossigeno a Berlusconi. La sua denuncia della rielezione di Napolitano come un 'colpo di Stato', inizia a metterlo fuori dalla realtà". 
E, se si può aggiungere una valutazione personale, pessima la figura di Stefano Rodotà, trasformato dalla propaganda mediatica in un salvatore della patria (sfido chiunque dei fanatici in piazza in questi giorni a dire se due mesi fa sapeva chi fosse il tal Rodotà) e incapace di tirarsi fuori dal gioco strumentale in cui lo aveva messo il M5S, rendendo impossibile la sua elezione da parte del PD. Se fosse stato davvero l'uomo di sinistra che giura di essere, e non l'ennesimo narcisista che fa danno alla sinistra, se ne sarebbe tirato fuori, per evitare il mantenimento dello status quo e il Governo che adesso farà sì che l'Italia prosegua come sempre.