lunedì 15 aprile 2013

George Soros a El Pais: La Germania si decida, se uscisse dall'euro non sarebbe una tragedia

George Soros è sbarcato a Barcellona per presentare la sede europea delle sue Fondazioni. Ne ha approfittato anche per rilasciare un'intervista aEl Pais, in cui attacca la politica della Germania, che sta cambiando il volto della UE, trasformandola da "un'associazione volontaria tra Stati uguali a una relazione tra creditori e debitori", e che sta spingendo l'Europa "verso un futuro pieno di ombre".
La Commissione Europea "deve cambiare questa politica di austerità, che sta spingendo l'Europa a una depressione di lunga durata e sta aumentando le differenze e le divergenze di competitività" spiega il finanziere di origine ungherese "Questo sta separando sempre di più i Paesi debitori dai creditori e sta creando un'interazione catastrofica".
E' una situazione che si è vista chiaramente nella crisi di Cipro e che può essere affrontata solo cambiando le politiche europee. Ed è a questo punto che Soros concentra lo sguardo sulla Germania e si chiede cosa voglia fare da grande Berlino: "La Germania deve decidere se vuole rifare l'Unione Europea nel modo in cui era stata originalmente pensata, cosa che suppone accettare le responsabilità e gli oneri necessari per avanzare in questa direzione, o deve considerare se uscire dall'euro e lasciare che gli altri Paesi creino gli eurobond e possano combattere la crisi".
L'uscita della Germania dall'euro non significherebbe la fine della moneta unica né sarebbe una tragedia per la Germania: "Se la Germania uscisse, l'effetto sui Paesi debitori sarebbe poco meno che miracoloso. All'improvviso diventerebbero economie competitive e il loro debito diminuirebbe enormemente in termini reali, con la svalutazione dell'euro. Il peso dell'aggiustamento cadrebbe sulla Germania, che sarebbe comunque capace di affrontarlo, anche se con difficoltà, perché all'improvviso i suoi mercati si vedrebbero inondati di prodotti importati dal resto d'Europa. Tutti gli alimenti le arriverebbero da Spagna e Italia e la maggioranza sarebbe più economica di quella prodotta in Germania. Forse avrebbe problemi con la disoccupazione. E la Spagna si riprenderebbe".
Ma la soluzione per la crisi europea non dev'essere necessariamente così drammatica, con l'uscita dall'euro di uno dei Paesi fondatori dell'Europa. Soros considera che la Germania debba accettare un Tesoro e gli eurobonds come meccanismi inevitabili per superare le attuali difficoltà. "La situazione continua a deteriorarsi, per cui bisogna fare qualcosa di drastico per cambiare direzione quanto prima. Bisogna convertire il vecchio debito esistente in eurobonds. Così i costi di finanziamento cadrebbero e i bilanci si equilibrerebbero o arriverebbero addirittura ad avere superplus, per cui ci sarebbe spazio per gli stimoli fiscali. Sarebbe la fine dell'austerità".
Soros è critico anche con l'attuale progetto di unione bancaria, che affida alla BCE la supervisione solo delle banche con arttivi superiori ai 30 miliardi di euro, lasciando fuori anche le banche dei länder tedeschi. E' un accordo "molto disuguale, perché la Germania sarebbe esente da molte misure che si applicherebbero ai debitori. Sarebbe il caso della sicurezza dei depositi, perché sarebbero più sicuri in una banca tedesca che in una italiana o spagnola".
Il quadro finale disegnato da Soros sugli effetti delle politiche volute da Berlino è deprimente, ma ha anche i germi della speranza, che alla fine sono sempre quelli che salvano l'Europa: "Le autorità hanno fallito nella leadership dell'Europa e queste crisi provocate dall'uomo hanno fatto che la gente stia passando per una terribile e inutile sofferenza, che irrita i cittadini. Questa ira permette che gli estremismi guadagnino consensi. Ci sono molte espressioni di questa rabbia, ma penso che la gente creda ancora e aspiri agli ideali rappresentati dall'Europa. C'è una maggioranza silenziosa a favore della UE, ma non ha trovato modo di esprimersi in politica. C'è una disillusione generale, una grande disaffezione verso i partiti, che viene espressa con il rifiuto delle formazioni esistenti, per cui ci vorrebbe una rigenerazione politica".