Paco Nadal ha uno dei migliori blogs di viaggi in lingua
spagnola; è nella piattaforma di elpais.com e ogni volta che si passa a
visitarlo ci sono classifiche, curiosità e aneddoti di questo viaggiatore
instancabile, che ha coperto tutti i continenti senza pregiudizi, che ha tags sugli argomenti più strani, ma che continua a non
averne uno sull'Italia (ma, Paco, ma come fa un viaggiatore professionista a
non riconoscere le specificità dell'Italia?! Ma anche se sei spagnolo, suvvia!
Con cariño, no lo dudes!) .
Per esempio, il suo ultimo post offre una bella classifica sui dieci gioielli
coloniali dei Caraibi ispanici (che bello che finalmente ci sia qualche
ispanico che non si appropri dell'intero Caribe e riconosca le sue diverse
identità!). Come mi ricorda sempre un amico di origini dominicane, la conquista
delle Americhe è iniziata nei Caraibi e, ripete sempre con un certo orgoglio,
Santo Domingo è stata la prima città europea fondata in America. Dunque, la
ricerca dell'architettura coloniale non può che partire da queste isole cariche
di storia e di colori e dalle coste che le proteggono, tra il Golfo del Messico
e la dolce curva del Sudamerica.
Anche se magari non capiterà domani di andarci, qui vi indico i miei cinque gioielli
coloniali tra i dieci di Paco. Li ho scelti per suggestioni e curiosità personali,
per racconti e amicizie e anche perché sì, che è pur sempre un'ottima ragione. Le
foto che seguono, sono tratte dal suo bel blog (che, se capite lo spagnolo, non
dovete perdere di vista).
El Viejo San Juan (Portorico)
La ragione per cui l'ho scelto è l'omonima canzone, che fa venire i lacrimoni
ai boricuas, ovunque si trovino, ma, spiega Paco Nadal, "El Viejo San Juan
continua a essere il gioiello di Portorico", grazie alle sue "strade
rettilinee, le case coloniali di patios freschi, facciate dai colori
sgargianti, buganvillee e palme, balconi colmi di fiori". Soprattutto
"molta gente per le strade" e "molta musica: salsa e bomba, il
suono portoricano per eccellenza, che invita a godere al massimo la notte del
Viejo San Juan"-
La Habana Vieja (Cuba)
Per Paco è "vecchia e misteriosa. Contraddittoria ed enigmatica. E' una
città unica al mondo, che ammette tutti i paragoni, anche se nessuno si adatti
alla sua realtà poliedrica" La descrive con poche righe, che sono un
affresco e fanno venire voglia di essere lì: "Figlia del barocco spagnolo
e delle orishas yorubas, del rhum e dello zucchero, della salsa e delle
mulatte". E' "un racconto di Alejo Carpentier e un suono di Pablo
Milanés". E, con cuore andaluso, verrebbe quasi da rispondergli y olé.
Cartagena de Indias (Colombia)
Fu il più importante porto dei Caraibi spagnoli per penetrare nel Cono Sur e
non si contano le leggende sulle sue difese fortificate. Per Paco "bisogna
entrare dalla Porta dell'Orologio, camminare nella plaza de los Coches,
passare per la cattedrale e visitare il museo dell'Oro, nella plaza de Simón
Bolívar per riempirsi di questo impianto urbano di piazzette e portici, di
balconi in ferro battuto e facciate dai colori allegri, che portano il
viaggiatore indietro di qualche secolo".
Antigua (Guatemala)
Tecnicamente è sull'altipiano, però, siccome è considerata una delle città coloniali più belle e il Guatemala si affaccia sui Caraibi, ecco che Nadal la inserisce
nella sua lista (e io cela lascio anche per la curiosità che
mi suscita). "Le sue strade perpendicolari, le case di due piani, le piazze porticate, le molte chiese e le facciate
pastello parlano della nostalgia dei conquistadores spagnoli per i loro paesini
castigliani. Ogni pietra porta scritta una parte della storia di questa città,
fondata nel 1544, come prima capitale del Guatemala".
Santo Domingo Colonial (Repubblica Dominicana)
La Zona Coloniale di Santo Domingo "è un quartiere pieno di vita e
architettura castigliana. Dalla Porta della misericordia o la Porta del Conte,
accessi alla vecchia città dietro le mura, si arriva al Parque Colón, uno
spazio a giardini, circondato da palazzi del XCVIII secolo e da case
vittoriane. La Cattedrale di Santa Maria, la calle de las Damas e il Museo de
las Casas Reales ricordano la grandezza di quella che un tempo era la capitale
amministrativa delle Indie Orientali"