C'è un grafico che ieri ha fatto discutere tutti i media
spagnoli, perché è chiaro, non ammette dubbi e testimonia il fracaso, il fallimento, dei principali partiti
spagnoli, il PP e il PSOE. Secondo il barometro del CIS, che misura
periodicamente le intenzioni di voto degli spagnoli, se si andasse a votare
oggi, il PP prenderebbe il 34% dei voti (contro il 35% di gennaio) e il PSOE il
28,2% (contro il 30,2%). Il problema? A prima vista è che il PP ha iniziato la
discesa senza fine, causata dalla crisi economica e dall'incapacità del Governo
di essere credibile nelle sue proposte per risolverla, e che il PSOE non riesce
ad approfittare del disastro del PP al Governo, immerso com'è nel proprio
disastro e nella propria incapacità di trovare il bando della matassa e di
mettere su una proposta di Governo alternativa. Questo a prima vista.
Guardando meglio il grafico (lo trovate al fondo del post) si vede che a marzo 2008, quando i socialisti hanno
vinto per l'ultima volta le elezioni, il PSOE era al 44% e il PP al 40%: il
loro totale arrivava all'84%, lasciando solo le briciole agli altri partiti;
oggi il loro totale supera appena il 52%, lasciando grandi praterie, in questo
caso ci sono davvero, ai partiti fino ad oggi minori e in grado di incanalare
lo scontento.
Per ritornare al centro della scena il PP e il PSOE devono urgentemente
riprendere l'iniziativa e pensare a un rinnovamento delle proprie classi
dirigenti. Non sono infatti solo i due partiti a essere crollati nel gradimento
degli spagnoli, lo sono anche i loro leaders, Mariano Rajoy e Alfredo Pérez
Rubalcaba, che hanno indici di approvazione bassissimi: 2,44 il primo, 3 il
secondo (5 è la sufficienza).
Sia nel PP che nel PSOE hanno iniziato da qualche settimana le grandi manovre
per deporre Rajoy e Rubalcaba; nel PSOE si parla sempre più insistentemente di
primarie e si sta cercando di lanciare il giovanissimo leader basco Eduardo
Madina, 37enne e, dunque, di un paio di generazioni successivo all'attuale
Segretario Generale; nel PP si alza la voce di Esperanza Aguirre, la lideresa,
che si era dimessa dalla presidenza della Comunidad de Madrid per avere più
tempo per la sua vita personale e che non riesce, però, a fare a meno della
politica: alla paralisi di Rajoy davanti ai 6 milioni di disoccupati, ha
promesso la ricetta che tutti i popolari chiedono, il taglio delle tasse e una
sforbiciata decisa alla Pubblica Amministrazione, costi della politica
compresi.
Ed è grazie al suo protagonismo, insieme al ruolo sempre più centrale che UPyD sta
conquistando, grazie al fracaso dei partiti principali, che elconfidencial.comlancia oggi una chiave di lettura interessante: e se il futuro della Spagna
fosse in mano a tre donne? A Esperanza Aguirre e Rosa Diez bisogna aggiungere la socialista Carme Chacon
ed ecco che l'ipotesi prende corpo.
Esperanza Aguirre "ha detto esattamente quello che l'elettorato del PP può
pensare: meno imposte, maggiore efficacia ella raccolta (a maggiore fiscalità
minori entrate) e radicale riforma per dimagrire le amministrazioni
pubbliche" scrive elconfidencial.com, secondo il quale "l'ex presidente
della Comunidad de Madrid pone una questione interessante: i modelli ideologici
hanno le proprie formule economiche. I liberisti adesso si sono trasformati in
socialdemocratici e la destra illuminista e non dipendente dalla politica come
modus vivendi si è abbonata alla casta endogamica, per questo alza le tasse e
non tocca l'apparato che serve ad alimentare migliaia e migliaia dei proprie
degli altri elettori".
La destra potrebbe aver trovato in Aguirre, che ci prova da anni, la propria
leader. E, prosegue il sito web, dovrebbe anche piantarla di disprezzare Rosa
Diez, perché UPyD "è una novità politico.elettorale, che è arrivata per
restare, perché ha lo stesso ruolo in Spagna delle forze emergenti in altri
Paesi". UPyD rivendica "una cittadinanza uguale e una concezione più
omogenea del modello territoriale dello Stato", entrambi concetti che sono
arrivati "profondamente a settori della destra e di una certa
sinistra". E avverte: "Se Rosa Diez e il suo gruppo parlamentare non
si complicano la vita con qualche progressismo estetico, attrarranno gli
elettori situati al bordo del territorio popolare".
Il fatto è che in Spagna si sta perdendo la fedeltà ai partiti, a molti
"non funziona più preferire il male conosciuto al buono da
conoscere". E questa perdita di paura apre molte porte, compreso il voto
ai partiti considerati un tempo minori e che oggi appaiono come un baluardo
contro la corruzione e la mediocrità, al non essere mai stati messi alla prova
del governo. Un voto, quello ai partiti minori, che punisce in particolare il
PSOE: a sinistra IU è a soli 6 punti di distanza (nel passato il distacco era superiore ai 20) e ci sono nuove formazioni battagliere, come la ecologista
Equo. Il partito, però è perso nelle sue battaglie interne, alla ricerca di un
leader nuovo e più convincente di Rubalcaba. Si è parlato di Eduardo Madina, si
parla del conterraneo Patxi López, ma, el confidencial.com punta su Carmen
Chacón, che è catalana, ma contraria al referendum sull'indipendenza, è
zapaterista, "ma non più o meno di López, Madina e dello stesso Rubalcaba",
in lotta con un apparato "contestato e ottuso", che non ha neanche più
il controllo delle crisi in corso nelle periferie del partito.
Sono loro tre, Esperanza Aguirre, che "riattiva l'ideologia liberal-conservatrice",
Rosa Diez, che "dispone di carte di natura politica e il suo partito ha
superato la fase della fondazione", e Carmen Chacón, che è "una lideresa possibile per il PSOE", il futuro politico
possibile della Spagna.