I media spagnoli stanno seguendo con attenzione, da
qualche giorno, le vicende di una giovane salvadoregna, Beatriz. Ha 22 anni, ha un bimbo di due anni, è incinta di
20 settimane di un feto anencefalo (senza cervello), condannato
dunque a morire non appena nato, soffre di un'insufficienza renale grave e di
una malattia, chiamata lupus eritematoso discoide, che mettono in grave
pericolo la sua vita.
I medici hanno raccomandato a Beatriz un aborto terapeutico, ma il problema è
che nel Salvador l'aborto è totalmente proibito e viene punito con fino a 50 anni di
carcere per le donne, che vengono processate per omicidio aggravato, e con 12
anni per i medici che lo praticano.
Il Ministro della Salute María Isabel Rodríguez ha chiesto un permesso speciale per salvare Beatriz, mentre la Conferenza
Episcopale locale ha fatto sapere che l'aborto va proibito in tutti i casi (ma
questo non è omicidio premeditato?!).
Gli avvocati della 22enne, che appartiene a un'umile famiglia delle campagne
salvadoregne, hanno chiesto aiuto alla Corte Costituzionale del Salvador e alla
Corte Iberoamericana dei Diritti Umani. Quest'ultima ha chiesto a El Salvador di rispettare la diagnosi
dei dottori e di farlo senza perdere tempo.
L'aborto non è ancora stato praticato e non si sa ancora quando lo sarà, dato
che il Governo salvadoregno non ha ancora reagito. La vicenda di Beatriz ha
riportato d'attualità il dramma che le donne e le loro famiglie vivono nei
Paesi in cui l'aborto è proibito: nel Salvador ci sono 19 donne in carcere per
aver abortito e 13 sono morte per non aver potuto abortire, un'operazione che
avrebbe salvato loro la vita; nella Repubblica Dominicana nel 2012 si è dato
largo spazio al caso di una 16enne ammalata di leucemia, a cui non fu permesso
di curarsi, perché i farmaci avrebbero messo in pericolo la vita del figlio che
aspettava: l'adolescente è morta. In Irlanda, un altro Paese in cui l'aborto è
proibito, è morta pochi mesi fa una giovane indiana, Savita Halappanavar, a cui
è stato negato l'aborto.
Secondo l'Organizzazione Mondiale della Salute si stima che ogni anno muoiano
40mila donne, a causa di aborti praticati clandestinamente.
Perché la Spagna segue con attenzione la storia di Beatriz? Perché il Governo,
non contento di avere una gravissima crisi economica da risolvere, ha deciso di
distrarre l'opinione pubblica con una controriforma della legge sull'aborto.
Nel 2010 José Luis Rodriguez Zapatero ha dotato la Spagna di una legge europea,
secondo la quale le donne possono abortire entro la 12° settimana senza dover
fornire spiegazioni (dopo la richiesta di interruzione della gravidanza, hanno
tre giorni di riflessione, durante i quali vengono informate di tutte le
alternative possibili, dagli aiuti alle madri alle adozioni, poi, se decidono
di abortire, viene loro praticata l'operazione); le 16enni possono abortire in
presenza di un tutore legale, anche senza informare i propri genitori.
Mariano Rajoy aveva promesso in campagna elettorale che avrebbe cambiato la
legge sull'aborto in senso restrittivo non appena arrivato al Governo. Lo
terrorizzava e indignava, soprattutto, la possibilità che le adolescenti potessero
abortire senza informare i propri genitori (è successo solo nell'8% dei casi
riguardanti le minorenni…) Ci ha provato varie volte, rimandando sempre la
decisione, fino a quando il tema è tornato d'attualità, per il duro intervento
della Conferenza Episcopale Spagnola, che gli ha chiesto il mantenimento della
promessa.
Le varie volte che ha parlato della controriforma, il Ministro della Giustizia
Alberto Ruiz-Gallardón (e non il Ministro della Sanità Ana Mato…) ha sempre
allarmato l'opinione pubblica, non solo femminile. Ha fatto capire che si
sarebbe tornati a una legge simile alla precedente, voluta da Felipe Gonzalez
negli anni 80 e mai toccata da José Maria Aznar: una legge che giustificava
l'aborto solo in tre casi, malformazione del feto, violenza sessuale e pericolo
di vita per la madre. Ma.
Ha anche detto che la malformazione del feto non può essere ragione d'aborto,
perché questi feti non possono essere discriminati; ha fatto capire che nei
casi di violenza sessuale bisognerà analizzare se davvero si è trattato di
violenza e bisognerà discutere caso per caso. Alcuni media parlano di fonti
vicine al Governo, secondo le quali sarà in discussione il diritto di decisione
finale alle donne.
Il PSOE, che sembra aver trovato finalmente un terreno in cui spiegare le sue
origini progressiste, ha fatto sapere che se verrà toccata la legge
sull'aborto, denuncerà il Concordato con la Chiesa Cattolica, e lo abolirà, una
volta tornato al Governo. E, siccome in Parlamento il PP ha una maggioranza
schiacciante, ha annunciato grandi manifestazioni e mobilitazioni (che chissà a
cosa serviranno, vista la sordità mostrata finora dal PP alle istanze
provenienti dalle manifestazioni degli spagnoli).
Qualche giorno fa, sulla bacheca di Facebook un amico di Rotta a Sud Ovest, si
discuteva dell'opportunità di tornare alle urne il più presto possibile in
Italia, pur di evitare l'alleanza 'perversa' PD-PDL. E io pensavo che se si
andasse oggi alle urne, il M5S non avrebbe il brillante risultato ottenuto a
febbraio, il PD non sarebbe in grado di affrontare le elezioni, il PDL
arriverebbe a una maggioranza assoluta tipo quella di cui il PP gode in Spagna.
Ecco, vedendo cosa sta succedendo in Spagna, in temi così sensibili come
l'aborto, io eviterei di dare maggioranze assolute alla destra: non solo non
mantiene una promessa elettorale una, ma poi favorisce involuzioni così potenti
da essere aberranti per la dignità individuale.