E' in corso anche a Madrid la manifestazione contro la Troika, che ha coinvolto
un'ottantina di città europee e che ha causato tensioni e incidenti davanti
alla sede della Banca Centrale Europea, a Francoforte. A ispirare questa
giornata europea contro i tagli sociali per pagare i debiti delle banche, è
stato il Portogallo, un Paese a cui la Troika ha imposto condizioni draconiane
per il salvataggio e che sta iniziando a valutare, nel suo dibattito pubblico,
l'uscita dall'euro. Ma se è vero che è stato il Portogallo a iniziare le
manifestazioni, che Atene, la colta e dolce signora di civiltà, l'ha seguito a
ruota e che Londra, Parigi, Bruxelles, Francoforte, non si sono tirate
indietro (sono dodici i Paesi che partecipano alla Giornata, per un totale di 80 città), un po' tutti si aspettavano la discesa in campo di Madrid. E la
capitale spagnola non ha deluso le attese: è stata l'ultima città spagnola a
partire in corteo, oggi intorno alle 18.30, e anche qui sono stati in migliaia
a dire di no alla Troika. Un no, tra l'altro, urlato in faccia agli uomini in nero, che
si trovano a Madrid per valutare le riforme che la Spagna sta applicando, per
controllare il deficit e per risanare il suo sistema finanziario. Su Twitter
potete seguire la manifestazione sotto l'hashtag #FuckTroika1J, anche elpais.com sta seguendo in diretta le manifestazioni in tutta Europa.
A muovere i partecipanti alle manifestazioni spagnole, c'è un manifesto, pubblicato
da madrilonia.org. Ha uno spirito europeo largamente condivisibile. Eccolo in
italiano.
Le brutali e inumane politiche di aggiustamento imposte dall'odiosa Troika
(BCE, FMI, UE), con l'aiuto dei governi complici, stanno causando in Europa la
maggior crisi della democrazia degli ultimi decenni. Milioni di persone sono
condannate alla disoccupazione, alla povertà e anche alla morte, per un debito
illegittimo e non pagabile, che è in larga parte privato; di banche, di grandi
imprese e di entità finanziarie. Il salvataggio europeo delle banche, avallato
e garantito dallo Stato, una volta di più privatizza i guadagni e socializza
le perdite e in cambio richiede tagli sanguinosi. Con la scusa della crisi del
debito hanno modificato la Costituzione, senza ascoltare la nostra voce in un
referendum, imponendo lo smantellamento dei servizi pubblici come la Sanità e
l'Istruzione, che sono affidati al settore privato come 'opportunità d'affari',
vulnerando così i diritti sociali e lavorativi, conquistati negli ultimi
decenni. Con questo si è provocato, inoltre, che migliaia di famiglie dei Paesi
coinvolti perdano le loro case e la loro vita quotidiana.
La dissoluzione delle frontiere tra pubblico e privato alimenta una corruzione
impune, che avvilisce la nostra società e perverte la politica, nel suo ruolo
insostituibile di strumento d'azione cittadina. L'obiettivo delle
privatizzazione è la spoliazione, la concentrazione della ricchezza e
l'approfondimento delle riforme liberiste.
Sia attraverso i memorandum imposti dalla Troika a Grecia, Irlanda, Portogallo
o Cipro o attraverso il salvataggio finanziario nel caso dello Stato Spagnolo,
si sta producendo un trasferimento del denaro pubblico a entità finanziaria, a
costa della perdita di diritti elementari, dell'impoverimento generalizzato
della popolazione e dell'aumentod ella disuguaglianza sociale in tutta Europa.
Sappiamo che il modello di sviluppo insostenibile degli ultimi decenni, basato
su un alto consumo delle risorse energetiche e materie prime è arrivato al termine.
Davanti ala crescita illimitata dell'economia finanziaria e speculativa, è
necessario un cambio di direzione, ma non per salvare le banche, bensì per
salvare le persone, le generazioni future e il pianeta.
Questo cambio di direzione deve partire da una democratizzazione dell'Europa,
dai suoi cittadini/e, perché i diritti delle persone e le decisioni politiche democratiche
si impongano sull'avarizia delle istituzioni, dei mercati finanziari e delle
grandi multinazionali.
Quando celebriamo il secondo anniversario del 15M, della presa di coscienza
politica dei cittadini, dei nuovi movimenti sociali che stanno costruendo dal basso
alternative alle politiche liberiste, attraverso le assemblee, le maree e le
piattaforme, sappiamo che la nostra lotta è internazionale ed esige la convergenza
delle cittadinanze di tutti i Paesi coinvolti.
In Europa diversi collettivi arrivati da Spagna, Francia, Italia, Grecia, Cipro,
Irlanda, Inghilterra, Scozia, Germania, Slovenia, riuniti a Lisbona lo scorso 26
aprile, invitati dal movimento portoghese, Que se Lixe a Troika (Che si fotta
la Troika), si sono appellati a una protesta internazionale decentralizzata per
il 1° giugno, contro le politiche di aggiustamento, con lo slogan Popoli Uniti contro
la Troika.
E' l'inizio di un processo decentralizzato, includente e partecipativo. Vogliamo
costruire collettivamente, unendo le nostre forze ed azioni, protestando internazionalmente
contro la Troika. Chiamiamo tutte le persone, con o senza partito, con o senza
lavoro, con o senza speranza, a unirsi a questa proposta, il 1° giugno. Spingiamo
tutte le organizzazioni politiche, i movimenti sociali, sindacati, partiti,
collettivi, gruppi informali, a unirsi a questa giornata internazionale.
Vogliamo continuare ad ampliare le nostre alleanze, tanto a livello nazionale
come internazionale, dato che siamo coscienti che solo la somma delle nostre voci
potrà fermare le nuove ondate di tagli che stanno preparando. I popoli d'Europa
hanno dimostrato di non essere disposti ad accettare ulteriori sacrifici inutili.
E' arrivato il momento di dimostrare la nostra capacità per coordinare la lotta
per un'altra Europa, l'Europa delle persone.
Da Nord a Sud, da Est a Ovest, prendiamo le strade d'Europa contro la Troika.
Per la Democrazia, la Libertà e i Diritti sociali. No al colpo di Stato finanziario.
Non dobbiamo, non paghiamo.
Ci sono alternative. Ci sono soluzioni:
Per la Giustizia sociale e ambientale.
Per la Trasparenza e la Demcorazia Partecipativa
In difesa di Servizi Pubblici e Universali.
Per un Controllo Cittadino del Debito. Contro il Debito illegittimo.