sabato 1 giugno 2013

Santos riceve l'oppositore Capriles e il Venezuela minaccia il processo di pace in Colombia

I rapporti tra Venezuela e Colombia sono tornati improvvisamente tempestosi, come ai tempi della presidenza di Álvaro Uribe e come prima che Juan Manuel Santos, appena diventato presidente, stendesse la mano a Hugo Chávez e lo invitasse a Santa Marta, per firmare la pace. Sono passati tre anni da allora, i due Paesi hanno stabilito rapporti cordiali e, grazie al carisma dei propri presidenti, hanno sempre risolto gli eventuali problemi con il dialogo. Una scelta, quella di Santos, che non è stata compresa né appoggiata dai settori più intransigenti, minoritari ma rumorosi, della società colombiana, guidati dall'ex presidente Álvaro Uribe, pronti a vedere nel chavismo la madre di tutti i pericoli per la stabilità colombiana e ad accusare Chavez di dare appoggio alle FARC nel territorio venezuelano.
Hugo Chávez è morto a febbraio, Nicolás Maduro, il suo erede, si è dichiarato vincitore delle elezioni presidenziali celebrate poche settimane dopo, Henrique Capriles, il rivale battuto per poche migliaia di voti, non ha mai accettato la sconfitta e ha chiesto un riconteggio dei voti mai arrivato. Da due mesi il Venezuela vive le conseguenze del risultato elettorale, della fretta di Maduro di proclamarsi vincitore, delle proteste di Capriles, convinto di essere stato derubato della vittoria. E che il chavismo abbia paura di questo giovane leader, brillante e carismatico, che aveva già messo in difficoltà Hugo Chávez nella sua ultima campagna elettorale, lo dimostrano minacce e restrizioni.
Dopo la proclamazione di Maduro, ci sono stati violenti incidenti nel Paese, di cui il regime ha tentato di dare la colpa a Capriles. "Il carcere lo aspetta" ha detto il ministro degli Affari Pentienziari Iris Varela. Quindi, è stato chiesto alle televisioni di non diffondere notizie sul leader dell'opposizione, di farlo insomma scomparire dall'informazione nazionale.
Poi Henrique Capriles ha avuto la malaugurata idea di iniziare un tour internazionale, in vari Paesi dell'area, per chiedere che si realizzi l'impegno assunto da UNASUR di controllare i risultati elettorali del Venezuela. La prima tappa del suo viaggio è stata Bogotà, dove è stato ricevuto dal Presidente Santos e dal Ministro degli Esteri María Ángela Holguín e dove ha salutato anche i Presidenti delle due Camere colombiane. Ed è iniziato lo psicodramma a Caracas.
Il presidente dell'Assemblea Nazionale Diosdado Cabello, fedelissimo di Chávez, ha scritto su Twitter: "L'assassino fascista Capriles va in Colombia a dare conto e a ricevere nuovi ordini dal suo capo, il narcodelinquente Uribe". Il presidente Nicolás Maduro, del resto, sin dal suo insediamento, aveva avvertito i venezuelani del pericolo rappresentato dalla destra, i cui dirigenti "vanno negli USA e in Latinoamérica per sabotare l'economia, per sabotare l'approvvigionamento, per contrattare sicari, che vengano qui ad uccidere persone nelle città principali del Paese". Insomma, se nel Paese del petrolio mancano la benzina e la carta igienica, se Caracas è una delle città più violente del mondo e se l'insicurezza cittadina è un problema gravissimo, è colpa dei complotti della destra. Henrique Capriles ha risposto di non avere in programma incontri con Uribe e di non conoscerlo neanche personalmente.
Per cercare di intimidire i Paesi che Capriles visiterà, le autorità venezuelane hanno iniziato ad avere reazioni scomposte, parlando di complotti per destabilizzare il Paese e i suoi dirigenti, e sono arrivate a minacciare gli stessi rapporti con la Colombia: il Ministro degli Esteri del Venezuela Elías Jaua ha fatto sapere che "le relazioni tra i due Paesi rischiano il deragliamento". Poco dopo la sua omologa colombiana, María Ángela Holguín, per evitare ulteriori complicazioni, ha risposto che "sin dall'inizio del suo mandato, il presidente Juan Manuel Santos ha deciso di trattare gli affari con il Governo venezuelano direttamente, senza microfoni". In questo modo Bogotà ha cercato di buttare acqua sul fuoco, ma Caracas non ha voluto seguirla in un atteggiamento prudente ed è arrivata a minacciare il processo di pace della Colombia.
A L'Avana il Governo colombiano e le FARC sono nel pieno delle conversazioni per arrivare alla fine della guerriglia e a una pacificazione del Paese; hanno appena raggiunto uno storico accordo sul settore agrario e nei prossimi giorni inizieranno a discutere sull'accesso alla politica, secondo punto in agenda. A garantire il processo di pace in corso ci sono Cuba e la Norvegia, mentre il Cile e il Venezuela sono i Paesi che accompagnano le parti nel dialogo.
In questi giorni, il Venezuela ha minacciato di sfilarsi: Maduro ha annunciato che chiamerà a Caracas Roy Chaderton, l'ex ambasciatore che rappresenta il Venezuela nel dialogo, per studiare con lui se conviene continuare ad avere un ruolo nel processo di pace colombiano.
"Il processo di pace in Colombia non può sottostare ai ricatti di Maduro e di Cabello" hanno sottolineato numerosi leaders colombiani. Mentre il ministro Jaua considera come un'offesa al Venezuela che Capriles sia stato ricevuto dalle autorità colombiane: "E' davvero da lamentare che un governo e un popolo come quello del Venezuela, che stanno facendo grandi sforzi per raggiungere la pace in Colombia, abbiano come risposta, da parte delle autorità colombiane, il sostegno e lo stimolo a chi vuole destabilizzare la pace nel Venezuela".
Mentre Santos ha mantenuto un prudente silenzio, Uribe ha criticato Maduro su Twitter, il suo strumento rpediletto per dare opinioni sullo scibile, sostenendo che per lui "è obbligatorio concedere impunità a terroristi delle FARC, ma non si possono ricevere leaders democratici come il Governatore Capriles" e gli editoriali bogotani hanno osservato con una certa incredulità il crescendo della polemica da Caracas. Maduro, madura! scriveva El espectador.
Poi il presidente Santos ha commentato che "è fuori dal mondo pensare che il Governo colombiano sappia, o peggio ancora, appoggi una qualunque azione per destabilizzare il Governo del Venezuela" e ha assicurato che qualunque malinteso causato dalla visita di Capriles può essere risolto in modo civile. Maduro ha risposto che spera si "trovino i cammini per ricostruire le relazioni con la Colombia"; ha abbassato i toni anche il suo Ministro degli Esteri Jaua, che spera che "in base alla verità e al rispetto si ristabiliscano i rapporti bilaterali".
L'Ecuador, intanto, alleato del regime chavista, ha fatto sapere che non riceverà mai Henrique Capriles.