I rapporti tra Venezuela e Colombia sono tornati
improvvisamente tempestosi, come ai tempi della presidenza di Álvaro Uribe e
come prima che Juan Manuel Santos, appena diventato presidente, stendesse la
mano a Hugo Chávez e lo invitasse a Santa Marta, per firmare la pace.
Sono passati tre anni da allora, i due Paesi hanno stabilito rapporti cordiali
e, grazie al carisma dei propri presidenti, hanno sempre risolto gli eventuali
problemi con il dialogo. Una scelta, quella di Santos, che non è stata compresa
né appoggiata dai settori più intransigenti, minoritari ma rumorosi, della
società colombiana, guidati dall'ex presidente Álvaro Uribe, pronti a vedere nel chavismo la madre di tutti i pericoli per la stabilità colombiana e ad accusare Chavez di dare appoggio alle FARC nel territorio venezuelano.
Hugo Chávez è morto a febbraio, Nicolás Maduro, il suo erede, si è dichiarato
vincitore delle elezioni presidenziali celebrate poche settimane dopo, Henrique
Capriles, il rivale battuto per poche migliaia di voti, non ha mai accettato la
sconfitta e ha chiesto un riconteggio dei voti mai arrivato. Da due mesi il
Venezuela vive le conseguenze del risultato elettorale, della fretta di Maduro
di proclamarsi vincitore, delle proteste di Capriles, convinto di essere stato
derubato della vittoria. E che il chavismo abbia paura di questo giovane
leader, brillante e carismatico, che aveva già messo in difficoltà Hugo Chávez
nella sua ultima campagna elettorale, lo dimostrano minacce e restrizioni.
Dopo la proclamazione di Maduro, ci sono stati violenti incidenti nel Paese, di
cui il regime ha tentato di dare la colpa a Capriles. "Il carcere lo aspetta" ha detto il ministro degli Affari Pentienziari Iris Varela. Quindi, è stato chiesto alle
televisioni di non diffondere notizie sul leader dell'opposizione, di farlo
insomma scomparire dall'informazione nazionale.
Poi Henrique Capriles ha avuto la malaugurata idea di iniziare un tour
internazionale, in vari Paesi dell'area, per chiedere che si realizzi l'impegno
assunto da UNASUR di controllare i risultati elettorali del Venezuela. La prima
tappa del suo viaggio è stata Bogotà, dove è stato ricevuto dal Presidente
Santos e dal Ministro degli Esteri María Ángela Holguín e dove ha salutato
anche i Presidenti delle due Camere colombiane. Ed è iniziato lo psicodramma a
Caracas.
Il presidente dell'Assemblea Nazionale Diosdado Cabello, fedelissimo di
Chávez, ha scritto su Twitter: "L'assassino fascista Capriles va in
Colombia a dare conto e a ricevere nuovi ordini dal suo capo, il
narcodelinquente Uribe". Il presidente Nicolás Maduro, del resto, sin dal
suo insediamento, aveva avvertito i venezuelani del pericolo rappresentato
dalla destra, i cui dirigenti "vanno negli USA e in Latinoamérica per
sabotare l'economia, per sabotare l'approvvigionamento, per contrattare sicari,
che vengano qui ad uccidere persone nelle città principali del Paese".
Insomma, se nel Paese del petrolio mancano la benzina e la carta igienica, se Caracas è una delle città più violente del mondo e se l'insicurezza cittadina è un problema gravissimo, è colpa dei complotti della destra. Henrique Capriles ha risposto di non avere in programma incontri con Uribe e di non conoscerlo neanche personalmente.
Per cercare di intimidire i Paesi che Capriles visiterà, le autorità
venezuelane hanno iniziato ad avere reazioni scomposte, parlando di complotti per destabilizzare il Paese e i suoi dirigenti, e sono arrivate a
minacciare gli stessi rapporti con la Colombia: il Ministro degli Esteri del
Venezuela Elías Jaua ha fatto sapere che "le relazioni tra i due Paesi
rischiano il deragliamento". Poco dopo la sua omologa colombiana, María
Ángela Holguín, per evitare ulteriori complicazioni, ha risposto che
"sin dall'inizio del suo mandato, il presidente Juan Manuel Santos ha
deciso di trattare gli affari con il Governo venezuelano direttamente, senza
microfoni". In questo modo Bogotà ha cercato di buttare acqua sul fuoco,
ma Caracas non ha voluto seguirla in un atteggiamento prudente ed è arrivata a
minacciare il processo di pace della Colombia.
A L'Avana il Governo colombiano e le FARC sono nel pieno delle conversazioni per arrivare alla fine della guerriglia e a una pacificazione del Paese; hanno
appena raggiunto uno storico accordo sul settore agrario e nei prossimi giorni
inizieranno a discutere sull'accesso alla politica, secondo punto in agenda. A
garantire il processo di pace in corso ci sono Cuba e la Norvegia, mentre il
Cile e il Venezuela sono i Paesi che accompagnano le parti nel dialogo.
In questi giorni, il Venezuela ha minacciato di sfilarsi: Maduro ha annunciato che chiamerà a Caracas Roy Chaderton, l'ex ambasciatore che rappresenta il Venezuela nel dialogo, per studiare con lui se conviene continuare ad avere un ruolo nel processo di pace colombiano.
"Il processo di pace in Colombia non può sottostare ai ricatti di Maduro e di Cabello" hanno sottolineato numerosi leaders colombiani. Mentre il ministro Jaua considera come un'offesa al Venezuela che Capriles sia stato ricevuto dalle autorità colombiane: "E' davvero da lamentare che un governo e un popolo come quello del Venezuela, che stanno facendo grandi sforzi per raggiungere la pace in Colombia, abbiano come risposta, da parte delle autorità colombiane, il sostegno e lo stimolo a chi vuole destabilizzare la pace nel Venezuela".
In questi giorni, il Venezuela ha minacciato di sfilarsi: Maduro ha annunciato che chiamerà a Caracas Roy Chaderton, l'ex ambasciatore che rappresenta il Venezuela nel dialogo, per studiare con lui se conviene continuare ad avere un ruolo nel processo di pace colombiano.
"Il processo di pace in Colombia non può sottostare ai ricatti di Maduro e di Cabello" hanno sottolineato numerosi leaders colombiani. Mentre il ministro Jaua considera come un'offesa al Venezuela che Capriles sia stato ricevuto dalle autorità colombiane: "E' davvero da lamentare che un governo e un popolo come quello del Venezuela, che stanno facendo grandi sforzi per raggiungere la pace in Colombia, abbiano come risposta, da parte delle autorità colombiane, il sostegno e lo stimolo a chi vuole destabilizzare la pace nel Venezuela".
Mentre Santos ha mantenuto un prudente silenzio, Uribe ha criticato Maduro su
Twitter, il suo strumento rpediletto per dare opinioni sullo scibile, sostenendo
che per lui "è obbligatorio concedere impunità a terroristi delle FARC, ma
non si possono ricevere leaders democratici come il Governatore Capriles"
e gli editoriali bogotani hanno osservato con una certa incredulità il crescendo della polemica da Caracas. Maduro, madura! scriveva El
espectador.
Poi il
presidente Santos ha commentato che "è fuori dal mondo pensare che il
Governo colombiano sappia, o peggio ancora, appoggi una qualunque azione per
destabilizzare il Governo del Venezuela" e ha assicurato che qualunque
malinteso causato dalla visita di Capriles può essere risolto in modo civile.
Maduro ha risposto che spera si "trovino i cammini per ricostruire le
relazioni con la Colombia"; ha abbassato i toni anche il suo Ministro
degli Esteri Jaua, che spera che "in base alla verità e al rispetto si
ristabiliscano i rapporti bilaterali".
L'Ecuador, intanto, alleato del regime chavista, ha fatto sapere che non riceverà mai Henrique Capriles.