Diventa difficile avere informazioni credibili, capire chi sta
manipolando chi, in questa fase dell'inchiesta sull'Instituto Noos, che ha
travolto il genero di re Juan Carlos, Iñaki Urdangarín, e che da tempo assedia
anche l'Infanta Cristina. E' in atto una guerra senza quartiere tra i poteri
forti del Paese, che ha come scopo finale la forma dello Stato e la stessa
sopravvivenza della Monarchia.
C'è la Casa Reale, che sta disperatamente cercando di salvare l'Infanta
Cristina e che ha formalmente abbandonato Iñaki Urdangarín, anche se poi gli ha
trovato un lavoro a Londra, in una delle imprese del milionario padre di Marie
Chantal Miller, nuora di Costantino di Grecia, a sua volta fratello della
regina Sofia. C'è la magistratura, che sta cercando di far luce sulle trame di
captazione di denaro pubblico ed evasione fiscale messe in piedi dal vispo
Iñaki, probabilmente con la complicità di Cristina, ma chissà se, con altri
nomi in ballo, avrebbe permesso tutte le filtrazioni alla stampa che ha
permesso in questo caso, distruggendo, ancora prima del processo, reputazione,
dignità e credibilità dei Duchi di Palma di Maiorca. C'è la stampa, che nel
nome della libertà di stampa, ha processato e linciato un uomo, Iñaki
Urdangarín, non ancora processato e ha ridicolizzato una donna, la figlia di re
Juan Carlos, che "non poteva non sapere" dei maneggi del marito, i
cui frutti godeva. Ci sono, dietro la stampa e la magistratura, i poteri
occulti di Spagna, quelli che hanno voluto sul trono re Juan Carlos, per
garantirsi i privilegi conquistati con il franchismo, e che in questo inquieto
inizio del XXI secolo, con la Spagna travolta dalla crisi economica, sociale e
politica, si chiedono se possano essere ancora il vecchio re e il suo erede i
garanti dei loro privilegi.
Alla fine, si ha l'impressione che Iñaki e Cristina siano pedine e vittime di
un gioco più grande di loro, l'anello fragile su cui giocare e insistere, per
delegittimare la monarchia e la sua stabilità.
Qualche settimana fa il giudice José Castro ha chiesto al Ministero delle
Finanze le dichiarazioni dei redditi dell'Infanta Cristina, dal 2002 al 2012,
da quando, cioè, è stato fondato l'Instituto Noos a oggi; lei ha tentato di
opporsi, affermando che era una richiesta che violava la sua privacy. Perché,
questo bisogna aggiungerlo, se possono dare una mano a distruggere la loro
reputazione, i Borbone-Urdangarín la danno volentieri: oltre alla presunta
violazione della privacy denunciata da Cristina per una richiesta di controllo
della sua dichiarazione dei redditi, c'è l'invito della Casa Reale a non
pubblicare immagini dei piccoli Urdangarín, se non con il volto pixelato, pena
una denuncia penale; ergo, i figli dell'Infanta Cristina saranno probabilmente
gli unici nipoti minorenni di un sovrano che non potranno apparire sui
giornali.
Nei giorni scorsi i media ci hanno informato come nel giro di pochi anni
l'Infanta abbia triplicato i propri redditi e nel finesettimana l'Infanta ha
smentito un rapporto consegnato dal Ministero delle Finanze al giudice Castro,
secondo il quale tra il 2005 e il 2006 avrebbe venduto ben tredici proprietà
immobiliari, per un totale di 1,43 milioni di euro di ingressi. "E'
un'informazione totalmente falsa e senza alcuna base" ha detto un
portavoce della secondogenita del re.
Sono operazioni immobiliari piuttosto strane. La più importante, per un valore
di 450mila euro, ha avuto al centro una casa di 315 mq a Calella, in provincia
di Barcellona; quella economicamente meno importante, è avvenuta a Valenzuela
de Calatrava, in provincia di Ciudad Real, nella Castiglia La Mancia, per un
valore di 843 euro.
Perché sono strane queste operazioni? Lo spiega un
lungo articolo di elpais.com.
A Valenzuela de Calatrava, nessuno sapeva che l'Infanta avesse una proprietà da
quelle parti. E risulta piuttosto strano che un membro della Famiglia Reale
abbia diverse proprietà nei dintorni di un paesino e nessuno ne sia al
corrente. Pare che Cristina fosse proprietaria di una casa e di ben quattro
terreni agricoli e che uno di questi sia stato comprato da una donna scesa
dalle nuvole perché, secondo quanto da lei affermato, lo avrebbe ereditato
dalla madre di un'amica con cui ha passato l'infanzia. "Come è possibile
che ci sia il mio nome in questi documenti del caso Urdangarin?!" chiede a
elpais.com.
Stessa cosa per l'operazione riguardante un'altra proprietà agricola
dell'Infanta, nello stesso paesino. "Nel rapporto inviato dall'Agencia
Tributaria al giudice Castro c'è anche un altro dato corretto: che questa casa
e questi quattro terreni di Valenzuela de Calatrava hanno cambiato padrone il
16 novembre 2005. "Quella è la data in cui mia sorella ed io siamo andate
da un notaio di Almagro con nostra madre, perché lei voleva mettere queste cose
a nostro nome" chiarisce la donna, che vuole mantenere l'anonimato. Ma in
nessun modo, insiste è stato perché hanno comprato queste proprietà alla figlia
più piccola del Re".
Cosa sta succedendo? Sono gli Urdangarin che hanno giocato sporco, credendosi
inviolabili e irraggiungibili dalla Giustizia, nei momenti di grande popolarità
della Monarchia? C'è qualcuno che sta giocando sporco usando il loro nome, per
affondare la Monarchia? La realtà è che, senza dubitare degli errori e dei
reati commessi da Iñaki Urdangarín, è davvero difficile, in questo sporco gioco
di tutti contro tutti, capirci qualcosa e poter dire di avere un'informazione
realistica delle indagini in corso.