In un'intervista, andata in onda due sere fa sul cileno Canal 13, Belén ha assicurato
che intende avere il bambino che aspetta e prendersi cura di lui. Belén ha 11
anni, è incinta di 14 settimane e la sua gravidanza è frutto della violenza
sessuale compiuta in almeno tre occasioni dal suo patrigno, adesso in prigione;
la bambina vive a Puerto Montt, nel sud del Cile, con la nonna e le autorità
hanno proibito alla madre, che difende il compagno, assicurando che le relazioni
sessuali con la figlia furono consensuali, di vederla.
Il caso di Belén ha riaperto nel Cile il dibattito sulla legalizzazione dell'aborto, almeno per violenza sessuale e per pericolo di vita della madre. Michelle
Bachelet, candidata del centro-sinistra alle elezioni presidenziali di novembre
2013, ha già annunciato che, se tornerà a La Moneda, farà approvare una
legge che permetta l'aborto in caso di violenza sessuale, pericolo di vita per
la madre e malformazione del feto. La portavoce dell'attuale Governo
conservatore Cecilia Pérez ha già fatto sapere che di approvazione
dell'aborto, durante quello che resta del mandato di Sebastián Piñera, non se
ne parla: il presidente si è sempre manifestato contrario all'aborto, sin dalla
campagna elettorale, durante la sua presidenza sono state rifiutate due proposte
di legge sull'argomento. "Non siamo d'accordo su nessun tipo d'aborto,
neanche terapeutico, che di terapeutico non hanno niente" ha detto.
Ma questo non significa che Piñera sia insensibile al caso di Belén.
Ieri, colpito dall'intervista televisiva alla bambina, ha avvertito che la sua
prima preoccupazione è la vita di Belén. "Ho chiesto al Ministro della
Salute di preoccuparsi personalmente di vegliare sulla salute di Belén" ha
detto "Siamo permanente preoccupati, per proteggere la sua salute". Il
presidente ha chiesto di valutare la possibilità di un parto provocato intorno
alla 22° settimana, in modo da liberare Belén dalla parte più pericolosa
della gravidanza, con il feto troppo grande per il suo corpo ancora in
formazione, e in modo da salvare la vita del bambino. "Se necessario si
dovrà realizzare questa soluzione. Perché nel nostro Paese la vita della madre
è sempre al primo posto e noi proteggeremo Belén con tutti gli strumenti della
scienza medica e con tutte le cure che il sistema pubblico di salute le sta
prestando" ha detto il Capo dello Stato. Parole che suonano più
misericordiose di quelle di molti suoi colleghi. Il deputato conservatore Issa
Kort ha detto chiaramente che se Belén è rimasta incinta è in grado di avere
figli: "Dal momento in cui la donna ha le prime mestruazioni, è perché il
suo corpo è già pronto per essere madre e generare figli. Non sono condizioni
ideali, ma se pensiamo che nel Medioevo e all'inizio del Rinascimento le donne
erano madri a 15-16 anni" ha affermato senza chiedersi quante di quelle
adolescenti portavano a termine la gravidanza e quante morivano.
C'è stato anche un duro scontro tra il presidente del Collegio dei Medici
Enrique Paris e il Ministro della Salute Jaime Mañalich, Il primo chiede
apertamente la discussione di una legge che legalizzi l'aborto in casi come
quello di Belén o in cui il feto abbia delle malformazioni; il secondo sostiene
che la soluzione, nel caso di Belén, è il parto prematuro, in modo da salvare
lei e il suo bambino.
Spiace non ascoltare mai, in questi dibattiti, in cui tutti esprimono la propria
visione dell'aborto e la propria morale, offrendo soluzioni in base a esse,
quella che dovrebbe essere la voce del buonsenso: una decisione così
importante, come abortire o sacrificare la propria vita per la nascita di un
figlio, spetta esclusivamente alla madre, senza alcun giudizio morale da parte
di nessuno, noi, come Stato, mettiamo a sua disposizione tutte le strutture
necessarie affinché lei (o chi ha la sua tutela) possa decidere al meglio,
secondo le proprie convinzioni, i propri desideri e le proprie possibilità,
sapendo che sarà aiutata in qualunque caso.