mercoledì 10 luglio 2013

Il presidente del Cile sull'aborto dell'11enne Belén: La vita della madre è al primo posto

In un'intervista, andata in onda due sere fa sul cileno Canal 13, Belén ha assicurato che intende avere il bambino che aspetta e prendersi cura di lui. Belén ha 11 anni, è incinta di 14 settimane e la sua gravidanza è frutto della violenza sessuale compiuta in almeno tre occasioni dal suo patrigno, adesso in prigione; la bambina vive a Puerto Montt, nel sud del Cile, con la nonna e le autorità hanno proibito alla madre, che difende il compagno, assicurando che le relazioni sessuali con la figlia furono consensuali, di vederla. 
Il caso di Belén ha riaperto nel Cile il dibattito sulla legalizzazione dell'aborto, almeno per violenza sessuale e per pericolo di vita della madre. Michelle Bachelet, candidata del centro-sinistra alle elezioni presidenziali di novembre 2013, ha già annunciato che, se tornerà a La Moneda, farà approvare una legge che permetta l'aborto in caso di violenza sessuale, pericolo di vita per la madre e malformazione del feto. La portavoce dell'attuale Governo conservatore Cecilia Pérez ha già fatto sapere che di approvazione dell'aborto, durante quello che resta del mandato di Sebastián Piñera, non se ne parla: il presidente si è sempre manifestato contrario all'aborto, sin dalla campagna elettorale, durante la sua presidenza sono state rifiutate due proposte di legge sull'argomento. "Non siamo d'accordo su nessun tipo d'aborto, neanche terapeutico, che di terapeutico non hanno niente" ha detto. 
Ma questo non significa che Piñera sia insensibile al caso di Belén. 
Ieri, colpito dall'intervista televisiva alla bambina, ha avvertito che la sua prima preoccupazione è la vita di Belén. "Ho chiesto al Ministro della Salute di preoccuparsi personalmente di vegliare sulla salute di Belén" ha detto "Siamo permanente preoccupati, per proteggere la sua salute". Il presidente ha chiesto di valutare la possibilità di un parto provocato intorno alla 22° settimana, in modo da liberare Belén dalla parte più pericolosa della gravidanza, con il feto troppo grande per il suo corpo ancora in formazione, e in modo da salvare la vita del bambino. "Se necessario si dovrà realizzare questa soluzione. Perché nel nostro Paese la vita della madre è sempre al primo posto e noi proteggeremo Belén con tutti gli strumenti della scienza medica e con tutte le cure che il sistema pubblico di salute le sta prestando" ha detto il Capo dello Stato. Parole che suonano più misericordiose di quelle di molti suoi colleghi. Il deputato conservatore Issa Kort ha detto chiaramente che se Belén è rimasta incinta è in grado di avere figli: "Dal momento in cui la donna ha le prime mestruazioni, è perché il suo corpo è già pronto per essere madre e generare figli. Non sono condizioni ideali, ma se pensiamo che nel Medioevo e all'inizio del Rinascimento le donne erano madri a 15-16 anni" ha affermato senza chiedersi quante di quelle adolescenti portavano a termine la gravidanza e quante morivano. 
C'è stato anche un duro scontro tra il presidente del Collegio dei Medici Enrique Paris e il Ministro della Salute Jaime Mañalich, Il primo chiede apertamente la discussione di una legge che legalizzi l'aborto in casi come quello di Belén o in cui il feto abbia delle malformazioni; il secondo sostiene che la soluzione, nel caso di Belén, è il parto prematuro, in modo da salvare lei e il suo bambino.
Spiace non ascoltare mai, in questi dibattiti, in cui tutti esprimono la propria visione dell'aborto e la propria morale, offrendo soluzioni in base a esse, quella che dovrebbe essere la voce del buonsenso: una decisione così importante, come abortire o sacrificare la propria vita per la nascita di un figlio, spetta esclusivamente alla madre, senza alcun giudizio morale da parte di nessuno, noi, come Stato, mettiamo a sua disposizione tutte le strutture necessarie affinché lei (o chi ha la sua tutela) possa decidere al meglio, secondo le proprie convinzioni, i propri desideri e le proprie possibilità, sapendo che sarà aiutata in qualunque caso.