martedì 2 luglio 2013

Il trionfo di Michelle Bachelet alle primarie presidenziali del Cile: adesso non abbassiamo la guardia

Sono state le prime primarie presidenziali della storia del Cile e, grazie al loro risultato inequivocabile, daranno, molto probabilmente, per la prima volta al Paese un presidente socialista in grado di imporre un programma socialista alla sua coalizione. Un paio di giorni fa i cileni hanno scelto i candidati alle elezioni presidenziali previste per il 17 novembre 2013, sia per la coalizione di centrosinistra che per la coalizione di centrodestra; Michelle Bachelet, candidata da Nueva Mayoria, ha ottenuto il 73% dei voti di centrosinistra,  ben il 53% dei voti totali espressi durante le primarie, 1,5 milioni di voti che superano la somma dei voti di tutti gli altri candidati messi insieme.
Il suo rivale, il 17 novembre, sarà l'ex Ministro dell'Economia Pablo Longueira, dell'Unión Demócrata Independiente (UDI), che ha ottenuto il 51% dei voti sull'altro candidato della coalizione adesso al potere, Andrés Allamand, di Renovación Nacional (RN), il partito del presidente Sebastián Piñera; la coalizione che sostiene il presidente ha ottenuto solo il 27% dei voti totali, divisi tra i due candidati. Che il prossimo presidente cileno sarà Michelle Bachelet ci sono insomma pochi dubbi, a meno che non succeda qualcosa di straordinariamente grave, che colpisca l'immaginario degli elettori..
Al successo di Michelle Bachelet si accompagna al successo delle primarie. E' la prima volta che i cileni votano volontariamente e non per obbligo; secondo gli osservatori si sarebbe potuto considerare un buon successo la partecipazione del 10% degli elettori: hanno votato in 3 milioni, il 25% degli aventi diritto. "L'alta partecipazione, che ha rappresentato oltre la metà di chi ha votato alle elezioni locali dello scorso ottobre, mette in discussione l'idea di una disaffezione dei cileni alla politica" commenta il columinist del quotidiano La Tercera Patricio Navia, che nota anche come "i cileni abbiano chiarito che prediligono la via istituzionale alle alternative come marce o proteste. Hanno votato più cileni di tutti quelli che hanno manifestato negli ultimi anni".
Quattro cileni su cinque hanno votato per uno dei candidati della Concertación, la coalizione di centrosinistra che ha governato il Paese per vent'anni, dalla caduta di Augusto Pinochet fino alla presidenza di Michelle Bachelet. Ma la cosa più rassicurante per la coalizione è che ha una base elettorale molto più trasversale del centrodestra: mentre i voti di quest'ultimo si sono concentrati nelle aree più prospere, la Concertación è riuscita ad attrarre gli strati popolari, suo tradizionale elettorato di riferimento, e ha avuto significative percentuali di voto anche nei quartieri agiati. E non solo, gli elettori che hanno partecipato alle primarie del centrosinistra sono stati il triplo di quelli che hanno partecipato alle primarie di centrodestra: anche nella capacità di attrarre gli elettori alle urne e di mobilitare l'elettorato, non c'è storia. Michelle Bachelet e la sua coalizione contano su un elettorato fedele e militante, che non ha rinunciato all'interesse per la politica.
Il risultato delle primarie rafforza Michelle Bachelet non solo davanti all'opinione pubblica cilena, ma soprattutto all'interno della sua stessa coalizione, da sempre divisa tra l'anima socialista, più progressista, e quella democristiana, più moderata. Grazie alla sua affermazione, l'ex presidente, di nuovo candidata, potrà presentare un programma più socialista, a cui ha fatto cenno già durante questa campagna elettorale per le primarie e che strizza l'occhio agli studenti e ai lavoratori che hanno manifestato in questi anni. Tra i suoi obiettivi ci sono una riforma tributaria in senso progressista, una nuova Costituzione e l'istruzione gratuita universale. Nella sua coalizione c'è anche, per la prima volta, il Partito Comunista, che tra i propri candidati al Parlamento presenterà Camila Vallejo, la leader degli studenti universitari cileni. Due donne di generazioni diverse, Michelle e Camila, che rappresentano la speranza di un cambiamento per il Paese dopo i quattro anni di governo di Sebastián Piñera.
Il pericolo adesso è che la Nueva Mayoria senta la vittoria in tasca, si consideri già vincitrice e non sappia affrontare efficacemente la campagna presidenziale. Bachelet ha già avvertito: "Non dobbiamo abbassare la guardia".