Se avete la enorme suerte di trascorrere questi giorni a Berlino, credete di
aver già dato il necessario alla Porta di Brandeburgo, ad Alexanderplatz e
all'Isola dei Musei, e state cercando alternative per conoscere una Berlino più irriverente e cosmopolita, ecco un'idea che potrebbe interessarvi.
All'ECC Kunsthalle Weissensee Kreativstadt, uno di questi spazi post-industriali
della DDR che rendono ancora grande, inimitabile e affascinante Berlino, c'è
una mostra curiosa. Si intitola Marca Spanien e riunisce i lavori di un centinaio di giovani
artisti, spagnoli e tedeschi, noti e meno noti, che hanno disegnato un
cartellone pensando alla Spagna di oggi.
Tutto è nato da un'idea di José Jurado, a Berlino con una borsa di studio di
Leonardo (il livello successivo di Erasmus). Nella capitale tedesca, lo spagnolo
ha iniziato a notare i cartelloni pubblicitari che si rivolgevano agli spagnoli
per corsi in tedesco a basso costo, per chiamate in Spagna a pochi centesimi al
minuto; cartelloni che fino a poco tempo fa riempivano le strade delle città
spagnole (Siviglia compresa) rivolti soprattutto al popolo dei latinoamericani
(quanti cartelloni invitavano a chiamare la Repubblica Dominicana, Cuba o il
Perù per pochi centesimi di euro?) e degli stranieri (quanti A4, incollati
sulle pareti sivigliane per invitare a seguire i corsi di spagnolo non sempre
certificati?). Gli spagnoli diventati da ricettori a esportatori di manodopera.
Questa la sensazione di José Jurado a Berlino. Così è nata la sua indagine
artistica.
Attraverso Internet e le reti sociali ha invitato gli artisti a inviare una loro
idea della Spagna, ispirandosi alla Marca España; i requisiti richiesti, a
parte essere un artista spagnolo, residente o meno in Germania, era che le
opere, fotografie, disegni, pitture o grafica, fossero di misura A4. E' molto
probabile che se vivete in Spagna o avete frequenti rapporti con il Paese, non
ne possiate più (come la maggior parte degli spagnoli) della Marca España. E'
un concetto, presente da tempo nella cultura spagnola e istituzionalizzato dal
Governo del PP, con un ufficio apposito, che vuole riunire, sotto il marchio
suddetto, il meglio della cultura spagnola, sia turistica, gastronomica,
sportiva, per lanciare all'estero l'immagine del Paese, attraverso
le sue eccellenze. Sono Marca España Rafael Nadal, il jamón de pata negra,
l'architettura d'avanguardia e gaudiana di Barcellona, l'AVE, la moda ibizenca e
le proposte culturali del Guggenheim di Bilbao, per dire.
Con la crisi economica e gli scandali di corruzione, da cui non sono esenti né
il Capo di Stato e la sua famiglia né il Capo di Governo e il suo partito,
l'idea della Marca España è soggetta più a ironie che a proposte, tanto che
non mancano articoli dei giornali non solo d'opposizione al Governo, in cui ci
si chiede se la contabilità in nero con cui il PP ha pagato per anni i suoi
dirigenti sia da inserire nella Marca España.
La mostra berlinese vuole indagare in quello che rappresenta la Marca España. E
la visione che offre è quella di una Spagna inedita. "Ci sono cartelloni
divertenti, altri più critici, ci sono immagine belle come gli aranci in
fiore" dice Jurado ai media spagnoli "E' una Spagna eterogenea,
iconoclasta, critica, che ride di se stessa, più legata alla strada di quello
che ci hanno voluto vendere". "E' la Spagna dei corsi di tedesco
low-cost, delle piscine abbandonate in mezzo a niente, delle vergini e dei
santi, delle Fallas e dei sanfermines. Una Spagna che ride a crepapelle della
Marca España" commenta El Mundo.
Marca Spanien indaga anche sul rapporto tra gli artisti spagnoli e tedeschi,
resi fertili dalla massiccia presenza degli spagnoli a Berlino. "Gli
artisti non saranno il motore che favorirà l'uscita dalla crisi, ma sì possono
essere gli specchi concavi della Marca España o della Germania, Paese delle
idee, così da restituire un'immagine 'deforme' di quello che queste campagne di
'immagine del Paese' pretendono trasmettere" spiega nell'introduzione alla
mostra il tedesco Georg Zolchow.
La mostra lascerà l'ECC di Berlino il 26 luglio, per essere poi diffusa nelle
strade berlinesi, con cartelloni e posters, e per essere poi digitalizzata in un
catalogo che impedirà di perdere tanto materiale prezioso.
L'immagine dei cartelloni è di elmundo.es.