Mercoledì prossimo, a Losanna, in Svizzera, il Comitato Olimpico Internazionale
ascolterà le delegazioni delle tre città candidate a organizzare le Olimpiadi
del 2020, Istanbul, Madrid e Tokyo. A guidare la delegazione spagnola ci
sarà il Principe Felipe, a cui toccherà il compito di convincere i membri del COI, nella presentazione la
città. Sarà questo l'ultimo appuntamento delle città candidate con il COI, in
vista della scelta definitiva, che verrà fatta il 7 settembre a Buenos Aires,
in Argentina.
Nell'ultima visita del COI a Madrid, le impressioni e il rapporto sono stati
molto positivi. Tanto che la candidatura spagnola sembra stavolta davvero
favorita. E' la terza volta consecutiva che Madrid si presenta come candidata e
tutte e tre le volte ha avuto tutti gli ingredienti per la vittoria finale,
soffiatale nel 2012 da Londra e nel 2016 da Rio de Janeiro. Buona parte delle
strutture sportive richieste è già stata costruita o in fase di costruzione,
buona parte delle strutture ha già una destinazione
d'uso post-olimpica; il sistema dei trasporti e le infrastrutture sono già esistenti e modernissimi (la Spagna sarà in crisi economica, ma
le infrastrutture di cui si è dotata negli anni del boom sono invidiabili, pur
con le loro contraddizioni); l'entusiasmo dei madrileni non ha pari nelle
altre città che dovrebbero accogliere i Giochi ed è sempre stato sottolineato
come un evento a favore della candidatura spagnola, in tutti i rapporti del
COI.
Incomprensibile perché Madrid abbia perso l'organizzazione dei Giochi nel 2012; più accettabile che l'abbia persa
contro Rio de Janeiro, con tutte le suggestioni che implicano le Olimpiadi nel
Sudamerica. Sarà questa terza volta, la volta buona? A la tercera va la vencida,
ancora una volta?
A Madrid lo si augura de corazón. Non solo per la costanza, l'orgoglio e la
determinazione della terza candidatura consecutiva, ma anche perché è una
città speciale, in cui si torna sempre volentieri, grazie allo spirito aperto e
libero dei suoi abitanti. Qualche anno fa, a sostegno di una delle sue
candidature olimpiche, Madrid aveva prodotto un video in cui alcuni famosi madrileni
d'adozione raccontavano come la capitale fosse diventata la loro città, grazie
alla sua capacità d'accoglienza e al suo rispetto per gli altri. E, sapete,
sono stata varie volte a Madrid e ogni volta è bello tornarci, per la sua
monumentalità, per i suoi negozi, per la sua aria indaffarata, per la Gran Via.
Per me, soprattutto, Madrid è due giovani uomini che sulla Gran Via si tengono
per mano, guardandosi negli occhi, nell'indifferenza dei passanti. Che bella
quell'indifferenza, che bello quell'amore liberamente espresso, che bello quello
spirito libero, rispettoso e cosmopolita. Una delle cose che ammiro di più di
Madrid, più dei suoi musei, dei suoi parchi, dei suoi negozi e della Gran
Via.
Pedro J. Ramirez, il direttore di El Mundo, ha scritto una lettera aperta ai
membri del COI, pubblicata stamattina, in spagnolo e in inglese, su elmundo.es.
Dopo aver esaltato, con un certo ottimismo, il COI, la sua influenza positiva sulla società e la sua
estraneità a ogni tipo di pressione, Pedro J. ha spiegato perché i Giochi
stavolta devono arrivare a Madrid, l'unica capitale occidentale che non li ha
ancora ospitati. E' la parte più bella della sua lettera, a occhio la più
sincera, certamente quella che si condivide di più, per desearle mucha suerte a Madrid. Eccola in italiano:
"(...) In realtà, la Madrid cosmopolita, multiculturale, multirazziale,
pletorica e accogliente con il turismo, aperta alle emigrazioni, nodo di
collegamenti di tutto e per tutti, è olimpica da molto tempo, senza saperlo.
Solo l'intima relazione del presidente Samaranch con la sua città natale spiega
perché la capitale della Spagna abbia fatto un passo indietro, per
aiutare generosamente Barcellona a ottenere i Giochi del 1992. Nel 2020 saranno
passati 28 anni da allora, più del doppio dell'intervallo tra i Giochi di Los
Angeles e Atlanta, e Madrid continuerà a essere l'unica grande capitale del
mondo sviluppato che, dopo le 31 Olimpiadi dell'era moderna, non sarà ancora
stata sede dei Giochi.
Anche se la giustizia storica è uno dei valori iù importante che il COI deve
proteggere, non mi appello solo a lei. Voi conoscete già il minuzioso rapporto
del Comitato di Valutazione. In un certo modo il presidente Rogge è sembrato
anticipare le conclusioni, quando a marzo ha sintetizzato, in una lunga
intervista a El Mundo, in un titolo eloquente: "Voi siete già
pronti".
Voleva dire con questo che la tenacità e la solvenza con cui Madrid sta
cercando di essere sede dei Giochi, le ha dato questa volta il vantaggio
di avere la maggior parte delle installazioni e delle infrastrutture costruite;
e tutte le 'cose da fare', approvate. La Commissione di Valutazione ha
verificato che la maggior parte delle sedi delle competizioni è terminata e
oscilla tra l'idoneo e lo spettacolare; che l'offerta alberghiera è
sufficiente, compatta e accessibile; che la rete dei trasporti e delle comunicazioni funziona benissimo; che la proposta per il Villaggio Olimpico è
impeccabile; che i mezzi di comunicazione disporranno di tutte le comodità
materiali e di tutti i progressi tecnici; che i Giochi Paralimpici troveranno un
intorno solidale, in una città che si è dedicata a facilitare tutti gli
accessi ai portatori di handicap; e che non c'è una sola obiezione che si possa
fare alla nuova Legge Anti-Doping.
Ma c'è ancora di più. Qualcosa che un visitatore può captare solo
parzialmente: lo spirito della gente. Per questo vi chiedo di dedicare due
minuti al video della Notte dello Sport,
organizzata lo scorso 22 giugno dal quotidiano Marca, parte del nostro Gruppo
Editoriale, per i suoi 75 anni, con l'entusiastico impegno del sindaco Ana
Botella. Oltre 50mila madrileni hanno corso, saltato, praticato ginnastica,
pallavolo o ping-pong alla Puerta del Sol, vicino alla Cibeles, allo stagno del
Retiro e in altri luoghi simbolici della città. Guardate i loro volti, perché il
denominatore comune era l'appoggio alla candidatura di Madrid 2020, guidata non
da un politico, per una volta i politici danno tutto il loro appoggio senza
pretendere il protagonismo in cambio, ma da un uomo di sport, un membro della famiglia olimpica, lavoratore, competente, accessibile e modesto come Alejandro
Blanco.
La Noche del Deporte è stata una piccola anticipazione dell'atteggiamento che
Madrid adotterà se riuscirà a organizzare i Giochi. Mentre in altre parti del
mondo la strada serviva da scenario alle proteste di manifestanti adirati, a
Madrid si trasformava in un gigantesco stadio multidisciplinare, per amore dello
sport olimpico. E se questo è successo in piena crisi economica, con altissime
percentuali di disoccupazione giovanile, immaginatevi l'esplosione di entusiasmo
che si vivrà tra sette anni, quando avremo superato questi squilibri. Non vi
parlerò dei Giochi di Barcellona, perché la mia storia potrebbe farmi sembrare
parziale, è stata la città dorata della mia infanzia, e il 1992 è un po'
lontano. Ma sì, vi parlerò di quello che è successo giusto ai nostri
antipodi: se volete vivere Giochi così ben organizzati, così sofisticati ed
esemplari come quelli di Sydney, date a Madrid questo compito". Suerte,
Madrid!