sabato 20 luglio 2013

Un anomimo paga 10mila euro di tasse universitarie a 11 studenti poveri, a Valencia

Non c'è giornale spagnolo che oggi non riporti il bel gesto di un cittadino di Alcoi, nella Comunitat Valenciana, che ha pagato 10mila euro di tasse universitarie a undici studenti dell'Universitat Politècnica de Valencia (UPV), che altrimenti non avrebbero potuto proseguire gli studi, a causa dell'aumento delle tasse universitarie o della situazione economica in cui si trovano le loro famiglie. 
L'accesso all'Università si è fatto più difficile per i giovani spagnoli che non hanno grandi risorse economiche. Il Governo ha alzato le tasse universitarie e ha irrigidito i criteri per l'assegnazione delle borse di studio. Ci sono state grandi polemiche, che hanno spinto il Ministro dell'Istruzione José Ignacio Wert a rivedere i criteri di ammissione alle borse di studio, ma rimane il fatto che circa 50mila universitari spagnoli non potranno completare i loro studi. 
Benvenuti, dunque, i gesti come quello del cittadino di Alcoi, che ha aggiunto beau geste a beau geste, volendo mantenere il proprio anonimato. Si è rivolto all'UPV e ha chiesto di poter dare il proprio contributo agli studenti in difficoltà economica e con buon rendimento accademico. "Non ci ha chiesto che fossero studenti con risultati eccellenti, ma che avessero un chiaro interesse per i propri studi" ha raccontato il vicedirettore delle Relazioni Pubblice dell'UPV Pablo Díaz. La selezione degli studenti fatta dall'Università è stata approvata dal benefattore, che ha quindi versato i 10mila euro necessari a far proseguire gli studi agli undici studenti. 
Non è l'unica iniziativa in Spagna per cercare di far continuare gli studi agli universitari senza risorse, dopo i tagli voluti dal Governo. Sempre l'UPV informa che la Delegazione degli Alunni ha deciso "di trasferire i 25mila euro del suo bilancio attuale affinché l'Università possa aumentare la partita destinata alle borse di studio per gli universitari in precaria situazione economica, per la morte di uno dei genitori o per la perdita del lavoro". 
La Delegazione degli Alunni ha anche creato un fondo di solidarietà, che ha lo scopo di aumentare i bilanci destinati alle borse di studio; in questo modo chiunque lo desideri può dare il suo piccolo contributo, a partire da un euro, per aumentare il fondo per le borse di studio. 
Sono tutte iniziative da elogiare, che testimoniano come esistano ancora sentimenti di solidarietà, nonostante la crisi economica e nonostante il Governo spagnolo abbia adottato un atteggiamento da si salvi chi può. Ma. 
C'è un ma grande come una casa. 
L'anonimo cittadino che dona 10mila euro per il proseguimento degli studi degli universitari poveri ha compiuto un'opera di carità, ovviamente ammirevole, ovviamente meritevole di tutta la gratitudine della comunità. Ma non per questo non è un'opera di carità.
E gli studi delle nuove generazioni, così come il diritto alla salute o alla casa, non possono essere soggetti alla carità di qualche cittadino con risorse economiche e senso della solidarietà adeguati. L'idea che in Europa si affermi il capitalismo compassionevole, che affida il rispetto dei diritti umani dei più umili alla benevolenza dei più ricchi è decisamente inaccettabile. Che lo Stato abdichi la sua funzione di distributore della ricchezza e di giustizia sociale, per favorire il buon cuore dei cittadini ricchi è aberrante. I diritti non possono dipendere dalla buona volontà dei ricchi. I diritti sono diritti e non dipendono dalla dichiarazione dei redditi, spettano a ogni essere umano in quanto tale.
Molto meglio uno Stato che fa pagare a tutti i cittadini le tasse (non dimentichiamo che i grandi patrimoni spagnoli, gestiti nelle SICAV, pagano di imposte l'1%), affinché tutto il percorso formativo, dalle scuole elementari fino all'Università, sia gratuito per tutti gli studenti, siano ricchi e poveri, con sbarramenti ferrei e severi, in modo da far continuare gli studi, pagati dalla comunità, solo a chi davvero merita e lo desidera, sia figlio dell'operaio o dell'avvocato. Meglio il sistema scandinavo, così ferreo e attento alla parità delle condizioni di partenza, che la carità dei ricchi che la Spagna sta cercando di introdurre nel proprio sistema formativo.