Non c'è giornale spagnolo che oggi non riporti il bel gesto di un cittadino di Alcoi, nella Comunitat Valenciana, che ha pagato 10mila euro di tasse universitarie a
undici studenti dell'Universitat Politècnica de Valencia (UPV), che altrimenti
non avrebbero potuto proseguire gli studi, a causa dell'aumento delle tasse
universitarie o della situazione economica in cui si trovano le loro famiglie.
L'accesso all'Università si è fatto più difficile per i giovani spagnoli che
non hanno grandi risorse economiche. Il Governo ha alzato le tasse universitarie
e ha irrigidito i criteri per l'assegnazione delle borse di studio. Ci sono
state grandi polemiche, che hanno spinto il Ministro dell'Istruzione José
Ignacio Wert a rivedere i criteri di ammissione alle borse di studio, ma rimane
il fatto che circa 50mila universitari spagnoli non potranno completare i loro
studi.
Benvenuti, dunque, i gesti come quello del cittadino di Alcoi, che ha aggiunto
beau geste a beau geste, volendo mantenere il proprio anonimato. Si è rivolto
all'UPV e ha chiesto di poter dare il proprio contributo agli studenti in
difficoltà economica e con buon rendimento accademico. "Non ci ha chiesto
che fossero studenti con risultati eccellenti, ma che avessero un chiaro
interesse per i propri studi" ha raccontato il vicedirettore delle
Relazioni Pubblice dell'UPV Pablo Díaz. La selezione degli studenti fatta
dall'Università è stata approvata dal benefattore, che ha quindi versato i
10mila euro necessari a far proseguire gli studi agli undici studenti.
Non è l'unica iniziativa in Spagna per cercare di far continuare gli studi
agli universitari senza risorse, dopo i tagli voluti dal Governo. Sempre l'UPV
informa che la Delegazione degli Alunni ha deciso "di trasferire i 25mila
euro del suo bilancio attuale affinché l'Università possa aumentare la partita
destinata alle borse di studio per gli universitari in precaria situazione
economica, per la morte di uno dei genitori o per la perdita del lavoro".
La Delegazione degli Alunni ha anche creato un fondo di solidarietà, che ha lo
scopo di aumentare i bilanci destinati alle borse di studio; in questo modo
chiunque lo desideri può dare il suo piccolo contributo, a partire da un euro,
per aumentare il fondo per le borse di studio.
Sono tutte iniziative da elogiare, che testimoniano come esistano ancora
sentimenti di solidarietà, nonostante la crisi economica e nonostante il Governo
spagnolo abbia adottato un atteggiamento da si salvi chi può. Ma.
C'è un ma grande come una casa.
L'anonimo cittadino che dona 10mila euro per il proseguimento degli studi degli
universitari poveri ha compiuto un'opera di carità, ovviamente ammirevole,
ovviamente meritevole di tutta la gratitudine della comunità. Ma non per questo
non è un'opera di carità.
E gli studi delle nuove generazioni, così come il diritto alla salute o alla
casa, non possono essere soggetti alla carità di qualche cittadino con risorse
economiche e senso della solidarietà adeguati. L'idea che in Europa si affermi
il capitalismo compassionevole, che affida il rispetto dei diritti umani dei
più umili alla benevolenza dei più ricchi è decisamente inaccettabile. Che lo
Stato abdichi la sua funzione di distributore della ricchezza e di giustizia
sociale, per favorire il buon cuore dei cittadini ricchi è aberrante. I diritti
non possono dipendere dalla buona volontà dei ricchi. I diritti sono diritti e non dipendono dalla dichiarazione dei redditi, spettano a ogni essere umano in quanto tale.
Molto meglio uno Stato che fa pagare a tutti i cittadini le tasse (non
dimentichiamo che i grandi patrimoni spagnoli, gestiti nelle SICAV, pagano di
imposte l'1%), affinché tutto il percorso formativo, dalle scuole
elementari fino all'Università, sia gratuito per tutti gli studenti, siano
ricchi e poveri, con sbarramenti ferrei e severi, in modo da far continuare gli
studi, pagati dalla comunità, solo a chi davvero merita e lo desidera, sia
figlio dell'operaio o dell'avvocato. Meglio il sistema scandinavo, così ferreo e attento alla parità delle condizioni di partenza, che la
carità dei ricchi che la Spagna sta cercando di introdurre nel proprio sistema
formativo.