Renzo Antonelli era nato due anni fa, nella provincia di Corrientes,
nell'Argentina settentrionale, ed è stato un lottatore coraggioso sin dai primi
istanti della sua vita. Era ancora nell'utero materno quando i medici si sono
accorti che soffriva di una miocardiopatia grave: il suo cuore non aveva
sufficiente forza per pompare il sangue e trasportare ossigeno nel corpo. La sua
vita è stata, sin dall'inizio, un entrare e uscire dagli ospedali, di
Corrientes prima e di Buenos Aires poi.
La scorsa primavera la sua storia è diventata di dominio nazionale. Si cercava
un cuore per il piccolo ricoverato in ospedale, la cui vita dipendeva dal cuore
artificiale a cui era collegato. Immaginate un bambino di due anni, che non ha
mai conosciuto altra vita che gli ospedali e che pure non smette di sorridere,
di incuriosirsi, di lottare: così i familiari e i dottori raccontavano Renzo, così lo si vedeva nelle foto diffuse dai quotidiani e dalle televisioni del Paese. Tutta l'Argentina si è commossa per la sua
vicenda, ha ascoltato con affetto i suoi genitori e il nonno, Jorge Ramos,
diventato una sorta di portavoce familiare; le reti sociali si sono innamorate
di questo bambino dallo sguardo vivace e gli hanno dedicato numerosi hashtag. Il
suo trapianto di cuore, a giugno, è stato seguito con il fiato sospeso
dall'intero Paese.
L'operazione, delicatissima, è durata quattordici ore e tutta l'Argentina ha
esultato quando Renzo è uscito dalla sala operatoria, vivo e con un nuovo
cuore.
Ma i problemi sono apparsi pochi giorni dopo. Il nuovo cuore di Renzo non
funzionava come sperato e i medici seguivano con preoccupazione la sua
evoluzione; non si voleva parlare di un altro trapianto. Nelle ultime settimane
la salute del bambino è mano a mano peggiorata. Un paio di giorni fa il nonno
Jorge aveva raccontato ai media che Renzo aveva subito due arresti cardiaci, le
cui origini i dottori stavano studiando, e che, però, avevano causato danni neurologici.
Renzo stava andando via, tutti lo sapevano, nessuno voleva accettarlo. "Il
suo stato di salute è molto critico, vi chiedo di pregare per lui" aveva
detto il nonno a Clarin.
E, dopo averlo letto, era venuta in mente Blanca Vicuña, la bambina di sei anni,
figlia dell'attore Benjamin Vicuña e della modella Carolina Ardohain, morta a settembre 2012, dopo essere stata colpita da un misterioso virus durante le
vacanze in Messico. L'Argentina di sua madre e il Cile di suo padre avevano
seguito la sua agonia con intensa partecipazione; a Santiago, dove la bambina
era ricoverata, erano arrivate decine di volontari a donare sangue, dopo un
tweet di Carolina. La sua morte, pochi giorni dopo, aveva commosso i due Paesi e
le reti sociali.
L'agonia di Renzo Antonelli è stata seguita con uguale affetto e
partecipazione. Che la sua lotta era finita come era immaginabile, l'ho scoperto
ieri, leggendo un tweet della modella e presentatrice Zaira Nara: Renzo, diceva
solo, seguito da un cuore. Perché in Argentina, in questi mesi, bastava dire
solo il suo nome e si sapeva che era lui, il piccolo lottatore di Corrientes.
Sono passata immediatamente a leggere clarin.com e la prima notizia, a caratteri
enormi, era che Renzo era morto nell'Ospedale di Garrahan: lo ha ucciso un terzo
arresto cardiaco. Troppo per il suo corpo di due anni.
"A volte anche i guerrieri smettono di lottare. A volte anche i più
piccoli ci insegnano cose che gli adulti non riescono a spiegare. A volte è
meglio scegliere di riposare, anche se è per sempre" scrive Clarin.
L'Argentina piange il suo Súper Peque (super-bambino); su Twitter, come era già successo per
Blanca, si susseguono i tweets di cordoglio e di tristezza di cantanti, atleti,
presentatori, politici e famosi vari. A tutti piace pensare che da ieri ci sia nel Cielo
d'Argentina un angelito in più.
Clarin sottolinea una cosa importante, che rimane al Paese dopo la triste storia
di Renzo: grazie a lui e ai suoi due anni, è aumentata la sensibilità
sull'importanza dela donazione degli organi.