Sono molti gli articoli che in questi giorni stanno uscendo sulla stampa
spagnola su Rosalía Mera, uno dei quattro fondatori di Inditex e Zara, morta per un ictus a 69 anni, mentre era in vacanza a Mahón, nell'isola di Minorca, alle Baleari. Uscita da Inditex dopo il
divorzio da Amancio Ortega e con un patrimonio sapientemente reinvestito e
valutato oggi intorno ai 6,1 miliardi di euro, era la donna più ricca di
Spagna. Ma i media tendono a sottolineare non solo le sue qualità di
imprenditrice, quanto le sue inclinazioni sociali, l'impegno a investire il suo
capitale per offrire pari opportunità. Oltre alla Fondazione Paideia, i cui
progetti hanno aiutato molti giovani disabili psichici ad avere la propria
indipendenza e le proprie relazioni sociali, c'erano i suoi interventi di
sostegno ai piccoli imprenditori galiziani. Mi ha colpito che qualche anno fa,
quando nella zona di A Coruña sono stati vinti vari milioni di euro con una
delle lotterie nazionali, lei sia andata a trovare i neo-milionari con i propri
consulenti, affinché la somma vinta non fosse sprecata in auto di lusso e
frivoli status-symbols da arricchito, ma fosse investita in modo saggio, così
da garantire una vita agiata.
Non temeva i politici né la politica ed esprimeva la propria opinione contro la
guerra in Iraq o contro i tagli sociali, grazie alla libertà che le dava il
denaro guadagnato come self made woman, che niente deve alla casta né ai suoi
favori. Non tutto era luce nella sua azione imprenditoriale, ovviamente: per
alcuni dei suoi progetti chiedeva anche sovvenzioni pubbliche, senza averne
bisogno e togliendo così risorse ad altri possibili interventi.
Carlos Sanchez, autore del libro Dinero Fresco, in cui raccoglie la prima
intervista concessa da Mera, la ricorda oggi nel suo blog di elconfidencial.com.
Le sue parole sull'impegno sociale degli imprenditori, che per Rosalía Mera era
parte del suo lavoro, mi hanno fatto pensare ad Adriano Olivetti.
"Sapeva, e ripeteva costantemente, da dove veniva e quale mondo aveva
lasciato alle spalle, e per questo pensava, al contrario delle grandi fortune
spagnole, che l'impegno sociale passa per la liberazione delle coscienze e chi
tace davanti alle ingiustizia, anche se dona fondi a musei e centri culturali o
assiste ad banali atti benefici che cercano solo il riconoscimento personale, è
solo complice dell'alienazione.
Rosalía Mera rivendicava la responsabilità sociale e civile dell'imprenditore,
che non ha a che vedere solo (e in Spagna sarebbe già abbastanza) con pagare le
tasse o creare posti di lavoro. Consiste anche nel procurare uguaglianza di
opportunità e mettere in funzionamento gli ascensori sociali, che permettano a
un diseredato di realizzare i propri sogni. Al contrario di quelli che vanno
periodicamente alla Moncloa a portare i propri omaggi, e che in buona misura
sono complici di assurde politiche economiche che hanno portato il Paese
sull'orlo dell'abisso. Nessuno (o quasi nessuno) ha detto niente, a suo tempo,
sul fatto che il modello di crescita portava alla rovina, senza dubbio perché i
suoi risultati dipendevano dalla convivenza con tanto orrore.
Per questo Rosalía Mera non era capace di capire che i i ricchi, che non
avevano niente da perdere, grazie alle loro immense fortune, non alzassero la
voce davanti a tanti errori. Lo attribuiva al fatto che la società tende ad
adattarsi con grande facilità e invece di cercare il cambio, regna il
conformismo. Rosalía Mera, di fatto, sosteneva che non serviva quasi a niente
dare lavoro a una donna della Galizia rurale, se questo programma di aiuti non
si inscriveva in un processo di emancipazione personale. Destinò anche molto
denaro affinché i disabili psichici, come suo figlio Marcos, avessero diritti
al momento dell'eredità, arrivando a chiamare esperti giuristi, con buoni
risultati, per cambiare le leggi. Le donne sono state educate per la
riproduzione, non per produrre, usava dire, e dietro questo commento mostrava la
durezza del mondo che era toccato vivere ai suoi".