Alla vigilia dell'uscita di El francotirador
paciente, il nuovo libro di Arturo Pérez Reverte, nelle librerie spagnole e
latinoamericane dal 27 novembre 2013, Alfaguara, la casa editrice, ha
pubblicato in anteprima su Internet la copertina del libro e una trentina delle sue prime pagine.
La promozione è già iniziata da qualche tempo ed El Pais Semanal ha
dedicato ad Arturo Pérez Reverte un bel reportage (potete leggerlo
integralmente, in spagnolo, su icorso.com, che introduce nel mondo dei grafiteros,
attraverso l'incontro tra lo scrittore e i writers che lo hanno guidato e lo
hanno ispirato durante la scrittura, Suso, José e Oscar. Il protagonista di El
francotirador paciente, come già sappiamo è Sniper, "considerato il summum
dell'integrità e del virtuosismo in questa aspra cultura dello spray e della
corsa. Un uomo che non ha dubitato, che non ha superato la linea che porta
dalla strada alla galleria d'arte e alla rispettabilità e continua a essere ai
vertici. L'obiettivo dell'esperta, che lavora per un'importante casa editrice
d'arte, è convincere il tipo, "una mescola di Bansky e Salman
Rushdie", e molto di Pérez Reverte, per incorporarlo al mondo delle
galleria, le esposizioni e i libri lussuosi. La fama e il denaro, insomma.
Parallelamente il writers misterioso, fan di Treinta segundos sobre Tokio, è cercato da un milionario implacabile, per regolare i conti per la morte di suo
figlio, per un'azione di pittura orchestrata da lui".
Nell'articolo lo scrittore spiega che quello che lo ha affascinato dei graffiti
"è che è un mondo con la sua epica, i suoi eroi, i suoi cattivi, le sue
spie e confidenti. Un mondo in cui il rispetto è molto importante. E uno si
guadagna il rispetto essendo molto buono nel proprio lavoro e audace e onnipresente
nella tela che è la città. Quest'epica e l'aspetto della guerriglia urbana mi
hanno incantato. C'è un settore dei graffiti molto radicale, di lotta sociale,
che è già terrorismo radicale, incruento, aggressivo e gagliardo ed è questo
che mi ha sedotto. E' gente dura, e a me piace la gente dura, letterariamente è
molto più redditizia".
Il dialogo tra Pérez Reverte e i suoi amici writers, da lui definiti gente
estupenda, "tipi autentici. Lupi solitari, diffidenti, rapidi, in continua
allerta. Vivono in territorio nemico", è come un'intervista reciproca che
introduce in un mondo sconosciuto, con regole proprie, e guardato con molti
pregiudizi (riuscirà El francotirador paciente a farli superare?). Rimane
l'idea di una ribellione di sottofondo, che non può essere mediata dalle
gallerie d'arte e dal riconoscimento, un vero writers, spiegano "starà
sempre in strada, si è sviluppato in modo naturale, senza strategie
commerciali, né marketing, né commissari. E' un fatto in se stesso".
Dunque, come ripete il libro, se c'è legalità non c'è graffiti. Una contraddizione difficile da sanare, nonostante i tentativi del mondo dell'arte di cooptare il talento, le intuizioni e l'audacia dei maestri dei graffiti.