sabato 23 novembre 2013

Arturo Pérez Reverte incontra i writers che gli hanno ispirato El francotirador paciente. La copertina del libro

Alla vigilia dell'uscita di El francotirador paciente, il nuovo libro di Arturo Pérez Reverte, nelle librerie spagnole e latinoamericane dal 27 novembre 2013, Alfaguara, la casa editrice, ha pubblicato in anteprima su Internet la copertina del libro e una trentina delle sue prime pagine.
La promozione è già iniziata da qualche tempo ed El Pais Semanal ha dedicato ad Arturo Pérez Reverte un bel reportage (potete leggerlo integralmente, in spagnolo, su icorso.com, che introduce nel mondo dei grafiteros, attraverso l'incontro tra lo scrittore e i writers che lo hanno guidato e lo hanno ispirato durante la scrittura, Suso, José e Oscar. Il protagonista di El francotirador paciente, come già sappiamo è Sniper, "considerato il summum dell'integrità e del virtuosismo in questa aspra cultura dello spray e della corsa. Un uomo che non ha dubitato, che non ha superato la linea che porta dalla strada alla galleria d'arte e alla rispettabilità e continua a essere ai vertici. L'obiettivo dell'esperta, che lavora per un'importante casa editrice d'arte, è convincere il tipo, "una mescola di Bansky e Salman Rushdie", e molto di Pérez Reverte, per incorporarlo al mondo delle galleria, le esposizioni e i libri lussuosi. La fama e il denaro, insomma. Parallelamente il writers misterioso, fan di Treinta segundos sobre Tokio, è cercato da un milionario implacabile, per regolare i conti per la morte di suo figlio, per un'azione di pittura orchestrata da lui".
Nell'articolo lo scrittore spiega che quello che lo ha affascinato dei graffiti "è che è un mondo con la sua epica, i suoi eroi, i suoi cattivi, le sue spie e confidenti. Un mondo in cui il rispetto è molto importante. E uno si guadagna il rispetto essendo molto buono nel proprio lavoro e audace e onnipresente nella tela che è la città. Quest'epica e l'aspetto della guerriglia urbana mi hanno incantato. C'è un settore dei graffiti molto radicale, di lotta sociale, che è già terrorismo radicale, incruento, aggressivo e gagliardo ed è questo che mi ha sedotto. E' gente dura, e a me piace la gente dura, letterariamente è molto più redditizia".
Il dialogo tra Pérez Reverte e i suoi amici writers, da lui definiti gente estupenda, "tipi autentici. Lupi solitari, diffidenti, rapidi, in continua allerta. Vivono in territorio nemico", è come un'intervista reciproca che introduce in un mondo sconosciuto, con regole proprie, e guardato con molti pregiudizi (riuscirà El francotirador paciente a farli superare?). Rimane l'idea di una ribellione di sottofondo, che non può essere mediata dalle gallerie d'arte e dal riconoscimento, un vero writers, spiegano "starà sempre in strada, si è sviluppato in modo naturale, senza strategie commerciali, né marketing, né commissari. E' un fatto in se stesso". Dunque, come ripete il libro, se c'è legalità non c'è graffiti. Una contraddizione difficile da sanare, nonostante i tentativi del mondo dell'arte di cooptare il talento, le intuizioni e l'audacia dei maestri dei graffiti.