In Spagna continuano a levarsi voci contro la restrizione al diritto
all'aborto, voluta dal disegno di legge presentato dal Governo di Mariano Rajoy.
Le donne spagnole potranno abortire solo in due casi, violenza sessuale e
pericolo di vita e sempre dopo aver parlato con almeno due medici, non
appartenenti alle clinica a cui si sono rivolte.
E' una legge che arriva per soddisfare le esigenze dei settori più conservatori
del PP e della Chiesa Cattolica; curiosamente viene proposta nel momento in cui
il potere del presidente della Conferenza Episcopale Spagnola Antonio Maria Rouco Varela è in
declino, isolato dalla Roma più misericordiosa e aperta di Papa Francesco; e,
soprattutto, viene presentata proprio quando i dati dimostrano che la legge del
governo socialista di José Luis Rodriguez Zapatero, approvata nel 2010 per
liberalizzare l'aborto fino alla 14° settimana e mettere la Spagna in linea con
i Paesi europei, funziona: nel 2012 gli aborti sono diminuiti del 5%. Le leggi
che garantiscono alle donne il diritto all'aborto, dunque, sono più efficaci di
quelle che cercano di impedirlo: se la legge del PP fosse stata in vigore nel
2012, oltre 104mila aborti sarebbero stati illegali. Ergo, oltre 104mila donne
sarebbero volate all'estero, avendo il denaro per farlo, o avrebbero utilizzato
strutture clandestine, con tutti i pericoli connessi.
Sono molte le voci che si stanno ribellando a questa nuova proposta di legge. E
la cosa bella è che tra le voci contrarie non ci sono solo le donne. Alcuni degli
editoriali più interessanti e più critici sono firmati da opinionisti di
grande prestigio in patria. Poi, ieri sera, su Twitter, è sceso in campo Arturo
Pérez Reverte, che nel suo consueto intervento domenicale sulle cose del mondo,
si è dedicato alla nuova legge sull'aborto, scagliandosi contro la Spagna che
continua a voler imporre "i rosari sulle ovaie":
Ha una sua grazia sinistra che la legge dell'aborto sia (credo), l'unica
promessa elettorale rispettata dal PP. Se Gallardón
aveva ambizioni, a parte quella di essere quello che è, che se le dimentichi.
Questa miserabile legge lo brucia per il resto della sua triste vita politica.
Ha un odore torbido di sacrestia. La vecchia e oscura Spagna che non si rassegna
a morire. Un'altra volta i rosari si immischiano nelle ovaie.
Non si potrà più abortire per malformazione del feto, né per cause economiche
o sociali. Si chiude di nuovo la trappola sulla donna.
Solo aborto in caso di violenza, rischio della salute o problemi psichici. Il
resto, a partorire come buone cattoliche, anche se non lo sono.
Le donne spagnole vengono mandate di nuovo nelle caverne. Persino quelle del PP
devono sentire vergogna.
Il claudicare di questo Governo davanti al cattolicesimo più reazionario e
baciapile che gli fa pressione (e da dentro) è da processo di Norimberga.
L'aborto è, semplicemente, una legge religiosa contro la donna. Religione
cattolica è la parola. Vescovi. Il resto sono fioriture retoriche.
Le riporta alla sordida clandestinità, alla paura, all'aborto in segreto, al
viaggio per abortire, all'angolo da cui sembrava fossero uscite.
Essendo così facile (20 di 28 Stati della UE) abortire entro una scadenza
ragionevole, due a tre mesi, senza fornire motivi particolari. Punto.
Ma al presidente Rajoy, al ministro Gallardón e a quello degli Interni (e al
suo confessore), sembra che abortire offenda la volontà divina.
La legge dell'aborto è un caso svergognato di prevaricazione e corruzione
confessionale. Di Stato contaminato di religione. Oppressore e anacronistico.
E' un passo indietro per la libertà, non necessario, salvo che per soddisfare
ministri baciapile, vescovi e gruppi di pressione ultracattolici.
Il Gallardonazo. Leggetelo tutto lentamente, come ho appena fatto io. Un paio
d'ore istruttive. Rivelatrici...
Solo l'Irlanda e la Polonia sono così CARCAS nella legislazione sull'aborto.
Non casualmente sono i due Paesi più ultracattolici d'Europa.
Allineati con gli Stati più ultracattolici, invece che con Francia, Italia o
Germania. Persino la Gran Bretagna sfuma molto la sua, dando un margine.
Adesso dipende dalle donne interessate se rassegnarsi o difendersi. Ed è
obbligo di tutti appoggiarle davanti a questa canagliata intollerabile.
Il Governo ha la sfacciataggine di sopprimere come causa la malformazione del
feto. Quando ha lasciato il Paese senza assistenza per tante cose.
Un Paese in cui le famiglie che hanno figli con problemi sono già senza
assistenza, senza sostegno ufficiale, senza mezzi, senza centri adeguati...
Con quali leggi d'assistenza, con quali fondi, con quali mezzi si incaricherà
lo Stato dei bambini che nasceranno con malformazioni gravi?
Se li porteranno a casa, Rajoy e i suoi ministri, i bambini deficienti o
disabili? Veglierà su di loro personalmente il ministro Montoro?
Le donne incinte che non potranno studiare né lavorare per maternità
incompatibile, saranno sovvenzionate dal ministro Gallardón?
L'aborto non è un metodo anticoncezionale. Ma è un diritto di tutte le donne.
Lei deve decidere, all'inizio della gravidanza, se continuarla o no.
Cosa c'entrano monsignor Rouco e i suoi colleghi con la sessualità o la
maternità di una donna? chi ha attribuito loro questo arrogante diritto?
Se uno Stato non può garantire assistenza alle famiglie con problemi, meno può
obbligare le donne a essere madri in circostanze avverse.
Varrebbe di più dedicare leggi all'educazione sessuale e alla responsabilità
di uomini e donne, affinché esse possano poi giudicare e decidere il loro
futuro
Madre può esserlo solo chi vuole esserlo e si trova nelle circostanze per esserlo. Imporre la maternità forzata nel nome della morale cattolica è
un'infamia.
E davanti a un'infamia (io la considero come tale) è da vigliacchi mantenere il
silenzio ed è degno ribellarsi e combatterla. Ognuno veda cosa fare.
Poi è interessante leggere il dialogo dello scrittore con i suoi followers;
c'è chi si vergogna per quello che la proposta di legge implica per la Spagna;
c'è chi difende il nascituro senza preoccuparsi della volontà della donna che
lo porta in grembo. Risulta ancora difficile capire che non importa quali siano
le opinioni personali, in temi così sensibili, l'importante è esigere una
società che garantisca a tutti la libertà di vivere secondo le proprie
convinzioni e la libertà di decidere da soli cosa sia meglio per se stessi.