Mi è molto piaciuto un articolo uscito su ocholeguas.com, il
supplemento di viaggi di elmundo.es. Propone una visita a Cadice, seguendo i
sette peccati capitali. E, sapete?, in questi giorni d'inverno sembra una bella
idea. Perché in inverno Cadice non perde un apice del suo fascino. Anzi.
La preminenza dei colori freddi su quelli caldi, grazie al blu intenso del
mare; le ombre lunghe che si proiettano sui palazzi delle sue piazze e che
impediscono l'arrivo del sole nelle strette stradine della scacchiera del
centro; la solitudine lungo i bastioni che guardano all'Oceano, accompagnata
solo dalla brezza fredda che soffia dal mare; il calore dei locali, che
accolgono anche lo straniero con un sorriso e con una tapa a base di pescado.
Non c'è stagione in cui Cadice non sia una città che conquista con il suo
embrujo, il suo mare, le sue chiese, i suoi bastioni, il suo porto.
Impossibile, per me, non andare a trovarla periodicamente, per sapere come sta
e cosa succede dentro le mura che chiudono il suo centro storico.
I sette peccati capitali che l'articolo invita a scoprire nella città più
antica d'Occidente iniziano con l'Avarizia. Una volta che si entra nel centro
storico, ci si trova davanti a una scacchiera di vie quasi sempre ortogonali,
che ospitano negozi di ogni genere: i grandi marchi internazionali, ma anche i
piccoli negozi di dischi specializzati in flamenco, le gioiellerie, le
librerie, le piccole pasticcerie artigianali in cui se chiedi lumi sui
pasticcini di cocco e meringhe ti rispondono con il sorriso del sud e
l'orgoglio spagnolo; ricordano lo spirito commerciale della città, porta delle
Americhe nella fase finale dell'Impero spagnolo, per questo, sostiene
ocholeguas.com, "è un posto ideale per reincarnarsi in qualunque
commerciante del XVIII secolo, in cui l'Avarizia non è altro che un attributo
romanzesco".
Il centro storico offre un'ampia panoramica sulla lunga storia della città: il
Museo Provinciale di Cadice ripercorre i 3000 anni di storia gaditana e ospita
due dei reperti più preziosi dell'archeologia andalusa, i sarcofagi fenici di
un uomo e di una donna (non sono una grande fan dei Musei, ma questo è
assolutamente consigliabile e imperdibile, se volete avere un'idea di Cadice,
del suo patrimonio, del suo significato nella storia spagnola); alle spalle
della Cattedrale, verso il mare, ci sono i resti del teatro romano;
passeggiando per le strade del centro storico, si ha un'idea della grande
ricchezza raggiunta dalla città grazie al commercio con le colonie dell'Impero,
nello splendore, adesso decadente, dei suoi palazzi (in questa malinconia e
dolcezza della decadenza, Cadice, ricorda un po' Venezia, avendo la fortuna di
non essere assaltata da orde di turisti che la usano come scenografia);
l'Oratorio della Chiesa di San Filippo Neri ha ospitato i deputati della Spagna
e delle sue colonie per la redazione della prima Costituzione liberale
spagnola, nel 1812, in essa furono sanciti diritti poi ripresi dalle Costituzioni
liberali europee e ancora oggi al centro di molte Costituzioni,
dall'inviolabilità della persona e della sua casa all'uguaglianza davanti alla
legge. "Un posto in cui può sentire Superbia chiunque voglia attribuirsi,
come gaditano adottivo, la paternità della prima Costituzione spagnola".
L'Accidia è sulla Torre Tavira, un must per qualunque
turista: è la torre più alta della città e, grazie alla sua camera oscura, si
può osservare la grande isola bianca e indolente di tetti piani e campanili
barocchi, circondata dal mare e dalla Bahia, che è Cadice. E' l'immagine
perfetta di una città meridionale dal lungo passato e dal presente provinciale
e indolente.
L'Ira si manifesta nel gesto dell'Arcangelo Michele, che schiaccia
l'angelo nero nella facciata del teatro di marionette La Tía Norica, uno dei
più importanti di Spagna, con una collezione apprezzatissima di marionette;
sotto le sue sale c'è "un labirinto di strade e case di chi ha abitato,
quasi trenta secoli fa le isole gaditane", che presto sarà aperto al pubblico ( e sarà un'altra tappa imperdibile per i turisti). Dietro il teatro, si può dare
spazio alla Gola, il peccato che testimonia lo spirito cosmopolita e commerciale
della città; qui c'è infatti una piccola fabbrica in cui fermenta, con il miele
della sierra gaditana, la birra Maier, che deve il nome a un bavarese che nel
XIX secolo portò la birra a Cadice; poco più avanti c'è il negozio di uno dei
cioccolatai più famosi di Spagna, Pancracio, e, a proposito, il cioccolato
arrivò in Europa grazie al porto di Cadice.
L'Espacio de Creación Contemporánea (ECCO) offre una delle collezioni più
importanti dei pittori della movida madrilena, con la trasgressione e lo
spirito libertario che percorse quegli anni e "quel punto di Lussuria di
un'epoca che adesso si vede riflessa in modo permanente nelle sale di questo
nuovo spazio gaditano". "Mescolare in modo così fluido l'arte
contemporanea e il neoclassicismo di case ineguagliabili, in così poche strade,
poteva funzionare solo a Cadice, dove, per qualche motivo ancora da scoprire, il
nuovo e il vecchio, lo straniero e l'autoctono, il cosmopolita e il locale si
intrecciano in modo naturale, per dare come risultato una città in cui si vuole
rimanere per veder passare altri tremila anni di storie". Sante parole.
Ed è qui che entra in gioco l'ultimo peccato capitale. I gaditani sono più
aperti, più allegri, più spiritosi e più irriverenti degli andalusi
dell'interno; lo sanno, ti chiedono conferma con un sorriso malizioso e te lo
dimostrano con calore meridionale. Non si può visitare la città senza farsi una
chiacchierata con un gaditano (non è difficile: nei locali i baristi e gli
avventori lasciano entrare nelle loro conversazioni con spirito aperto e con un
sorriso, trattandoti, pochi minuti dopo, come se ti conoscessero de toda la
vida). "Ma non bisogna forzare. Tutto scorre. Una conversazione
tranquilla, uno sguardo attento e una frase spiritosa. La serenità di sapersi
cittadina di Gades, che passeranno fenici, romani, cartaginesi e mori.
Cristiani, disastri, mercati, fame e bolle… e Cadice sarà lì. E questa signora,
nella fresca serata, anche. Tu inizi il ritorno, lasci indietro la sedia, l'ombra
e la signora e volti di nuovo lo sguardo prima di girare l'angolo. E sì. Questa è l'Invidia".
Y olé per l'autore dell'articolo, che potete leggere su ocholeguas.com.