giovedì 13 marzo 2014

El País: Matteo Renzi e la svolta politica italiana che potrebbe non piacere a Bruxelles

Anche per El País in Italia è in corso una svolta politica, un giro político, come scrive nella Home Page del suo sito web. Sono due gli articoli che il più importante quotidiano spagnolo progressista dedica all'Italia, questa mattina. Il primo lo firma Pablo Ordaz, il corrispondente da Roma, ed è una cronaca fedele dell'approvazione della nuova elegge elettorale. "Sostituire l'antica e anticostituzionale legge elettorale e sostituirla con una nuova, che faciliti la governabilità del Paese, era il primo obiettivo dichiarato di Renzi. Sebbene dovrà essere sottoposta all'approvazione del Senato, si può dire che il nuovo Capo del Governo ha annotato la sua prima vittoria" scrive Ordaz. Con questa nuova legge, spiega il corrispondente, si cerca di "mettere fine ai problemi storici di ingovernabilità, scommettendo chiaramente sul bipartitismo e riducendo il potere d'influenza dei piccoli partiti, i quali otterranno un seggio solo se supereranno il 12% dei voti". E, dopo aver spiegato i meccanismi di premio di maggioranza al partito più votato e la fine del bicameralismo perfetto, Ordaz aggiunge la nota di colore. All'approvazione della nuova legge alla Camera, "i deputati di Grillo hanno messo in circolazione, anche attraverso la rete,alcuni cartelli in cui si vedono i volti di Renzi e di Berlusconi, con un cuore rosso in mezzo e la scritta condannati all'amore".
Da Madrid Alejandro Bolaños analizza invece le misure economiche annunciate ieri da Matteo Renzi, sottolineando come potrebbero risultare "indigeste per Bruxelles". Solo una settimana fa, scrive Bolaños, "la Commissione Europea segnalava l'Italia come nuovo malato dell'eurozona, e le prescriveva la solita ricetta: austerità, non per contenere il deficit, ma per ridurre quanto prima il voluminoso debito pubblico (133% del PIL); e riforme, per risollevare l'ansimante produttività e, a medio termine, la crescita e l'impiego".
Solo che, a quanto pare, Matteo Renzi ha deciso di fare a modo suo ed El País non resiste al paragone con la situazione spagnola. Il premier italiano teme che l'austerità gli faccia sfuggire i primi segnali di ripresa, mantenendo il consumo bloccato. Dunque, ha preferito concentrarsi sull'altro messaggio di Bruxelles: "il rischio che la ripresa non decolli". Così ha deciso di fare "quello che il Governo di Mariano Rajoy rimanda, abbassare le imposte per palliare la cascata di carichi fiscali con cui si sono affrontati gli enormi buchi di bilancio legati alla crisi". L'Italia è avvantaggiata dall'aver ridotto il debito fino al 3% del PIL (in Spagna il rapporto debito-PIL è al 6,5%). Ma "la questione è che per Bruxelles, nel caso italiano, la riduzione del deficit deve continuare di buon passo fino a diventare surplus, per iniziare ad abbassare il debito pubblico quanto prima". Ma, e qui sta la differenza tra i due leaders Rajoy e Renzi, "il premier italiano ha dimostrato che quello che è prioritario per la Commissione Europea non lo è per lui".
Sono così arrivate le riduzioni delle tasse (così si avvicina a un sistema fiscale di imposte indirette caro alla Commissione) e la decisione di non continuare la riduzione del deficit e, anzi, di utilizzare il margine ottenuto per "compensare parte della caduta di entrate associata alla riduzione delle tasse". Non è ancora chiaro dove Renzi taglierà le spese e la riforma del lavoro è in attesa di essere approvata dal Parlamento. "Insomma" conclude Bolaños "il Primo Ministro italiano ha fermato l'orologio dell'aggiustamento del bilancio, ha premiato il taglio delle tasse a quello delle spese e ha condizionato la gran parte della riforma del lavoro al sostegno parlamentare, in Italia sempre incerto. Non sembra essere a gusto di Bruxelles."