lunedì 1 ottobre 2007

Re Juan Carlos: "La Monarchia ha garantito alla Spagna il periodo più lungo di prosperità"

Alla fine ha parlato Juan Carlos, visto che nessun'altra voce istituzionale ha saputo levarsi. "La Monarchia parlamentare, appoggiata dalla nostra Costituzione, è il periodo più lungo di stabilità e prosperità in democrazia di Spagna" ha ricordato oggi il sovrano aprendo il nuovo anno universitario a Ovideo. Accompagnato dalla regina Sofia, al suo arrivo ha dovuto sopportare una piccola minoranza con bandiere repubblicane e España mañana será republicana, domani la Spagna sarà repubblicana, come slogan. Dopo l'horribilis estate monarchica, di cui si è parlato spesso in questo blog, l'autunno appena iniziato non si annuncia molto diverso. Anzi.
Ogni mattina in televisione o alla radio ci sono tertulias, dibattiti, sull'argomento del momento: è in crisi la Monarchia? I media danno ampio spazio alle manifestazioni degli indipendentisti catalani e baschi, cominciate all'inizio di settembre, quando a Girona un gruppo di indipendentisti incappucciati ha approfttato di una visita reale per bruciare una grande fotografia dei sovrani. La Giustizia ha identificato e arrestato gli autori del gesto, liberandoli poco dopo. Il tentativo di difendere l'Istituzione è stato, come nel caso del sequestro della rivista satirica El Jueves, ancora una volta più dannoso della provocazione. La libertà d'espressione si deve fermare davanti al re? è segno di libertà d'espressione l'offesa a un'istituzione che rappresenta comunque il Paese? Già. Ma quale Paese? Il dibattito è proprio questo: che Paese è oggi la Spagna? Nel frattempo i gruppi indipendentisti hanno acquistato sempre maggiore visibilità mediatica, forzando il dibattito politico. Il partito della sinistra repubblicana catalana, alleato di Zapatero a Madrid e a Barcellona, è arrivato a chiedere al Senato la destituzione di Juan Carlos come Capo delle Forze Armate, perché la funzione spetta al Governo. Una richiesta inutile, dato che il re è irresponsabile e i suoi atti devono essere controfirmati da un ministro, insomma, Juan Carlos non può dichiarare guerra a nessuno se non gli danno il permesso. Non è una campagna antimonarchica solo della sinistra repubblicana: Federico Losantos, uno degli speaker radiofonici (difficile chiamarlo giornalista, viste le invettive e gli insulti con cui investe i suoi avversari, fatevi un'idea nella pagina web che dirige, www.libertaddigital.com), ha addirittura chiesto l'abdicazione del re in favore del Principe Felipe, aprendo un altro fronte: è pronto il Principe a salire al trono, visto che si guarda con perplessità all'unica decisione che gli era richiesta come erede al trono, la scelta della futura regina? L'apertura di nuovi fronti ha causato anche la discesa in campo dei quotidiani più importanti, El Pais, El Mundo, il monarchico ABC, difendono con diverse sfumature, ma con decisione il ruolo della Monarchia nel Paese. Le manifestazioni antimonarchiche, grazie a qeusta inaspettata visibilità, si sono moltiplicate. La più eclatante è del Comune di Pedreguer, nella Comunidad Valenciana, che ha approvato un murale in cui re Filippo V, sotto il quale la Catalogna ha perso l'indipendenza, e re Juan Carlos appaiono rovesciati, con la testa in giù. 300 anni di occupazione e resistenza, recita lo slogan che accompagna l'opera. Le critiche non sono mancate e il PP ha invitato il PSOE a delegittimare i consiglieri che hanno approvato il murale.
E sono proprio i silenzi del PSOE e del presidente del governo José Luis Rodriguez Zapatero che stupiscono. Di fronte al moltiplicarsi delle immagini bruciate dei sovrani, di fronte ai fischi che da qualche tempo accompagnano le uscite pubbliche del Re, della Regina e dei Principi, di fronte allo psicodramma che i media hanno scatenato sulla stabilità della Monarchia, il Governo tace. Zapatero ha invitato alla responsabilità i politici catalani e basta. Il lehendakari, governatore, dei Paesi Baschi Juan José Ibarretxe annuncia che nel 2008 ci sarà una consultazione popolare per l'indipendenza basca e lui si limita a ricordargli che esiste la Costituzione. Ma è una Costituzione, gli ricordano gli antimonarchici, che non ha permesso agli spagnoli di scegliere la forma dello Stato, imposta da Francisco Franco e difesa dal re durante la Transición, quando un paio di generazioni spagnole non erano ancora nate (come se ogni generazione dovesse scegliere la forma dello Stato). "Siamo l'unico Paese al mondo con una forma di Stato imposta da un dittatore e in cui è stata restaurata la Monarchia nel XX secolo" tuona Iñaki Anasagasti, deputato nazionalista prediletto dai media per le invettive contro la Famiglia Reale. Ma un po' tutti dimenticano che la Monarchia fu il risultato di un accordo tra socialisti e conservatori che, per evitare i conflitti che avrebbero potuto sfociare in una nuova Guerra Civile, la accettarono come nuova forma dello Stato. Di fatto Juan Carlos è salito al trono e ha avviato la Transición avendo in mano tutto il potere e alla fine del processo di democratizzazione era solo il simbolo dell'unità degli spagnoli.
Al Presidente del Governo, che pure ha molti meriti per il progresso dei diritti e della società, mancano l'energia e il carisma per stabilire il punto di non ritorno, l'hasta aqui, come dicono gli spagnoli. E in questo momento, in cui una piccola minoranza ha una forte visibilità mediatica, questa sua assenza si sente. Da giorni si ascoltano indiscrezioni madrilene che parlano della profonda preoccupazione di Juan Carlos per il clima politico del Paese. Oggi il re ha parlato e ha stabilito i suoi paletti. Si aspetta lo faccia finalmente anche José Luis Rodriguez Zapatero.