lunedì 15 giugno 2009

La mano di Fatima, il nuovo libro di Ildefonso Falcones dedicato all'epopea dei moriscos

Quest'anno ricorre il 400° anniversario dalla cacciata dei moriscos, i musulmani convertiti al cristianesimo, dalla Spagna. "Erano lavoratori a basso prezzo,si pagavano meno dei cristiani, erano totalmente sottomessi alla volontà cristiana e in privato cercavano di mantenere le loro tradizioni e la loro religione" dice Ildefonso Falcones, autore del best seller La cattedrale del mare e tornato in libreria con l'appena pubblicato La mano de Fátima, dedicato all'epopea morisca. I re Fernando e Isabella avevano garantito ai nuovi sudditi musulmani la libertà di religione, ma la promessa non fu mantenuta:i moriscos furono poi costretti alla conversione e quindi all'esilio. Della cacciata degli Ebrei dalla Spagna sappiamo in fondo tutto, di quella dei moriscos quasi niente. E infatti questo 400° anniversario, non fosse stato per l'uscita del libro di Falcones, "assolutamente casuale" assicura lui, che ci ha lavorato per tre anni, sarebbe passato inosservato.
Il libro inizia nell'Alpujarra granadina, il territorio selvaggio, di piccoli paesini arroccati sulle montagne, che circonda Granada, l'ultima città musulmana caduta nelle mani cristiane. Qui ci fu una delle ribellioni più intense dei moriscos, stanchi di essere la manodopera sfruttata e umiliata dei nuovi dominatori. E qui vive e si innamora Hernando, intrappolato tra le due religioni, figlio della violenza di un sacerdote cristiano su una morisca, e convinto delle possibilità della loro pacifica convivenza. Con la repressione, Hernando viene portato nella Córdoba cristianizzata, che, nel XVI secolo, conserva ancora gli splendori di antica capitale di Al-Andalus, e, pur continuando a sognare la convivenza tra le due religioni in cui si muove, è costretto a lavori umilianti a causa della sua origine morisca. Il giovane conosce la crudeltà e la generosità di entrambe le parti, incarnate dall'amore per Fátima, una giovane morisca che perde il marito in battaglia ed è costretta alla lotta quotidiana per mantenere il figlio di pochi mesi, e dalla presenza di Isabel, una giovane cristiana il cui fratello più piccolo è stato assassinato dai moriscos. Buoni e cattivi, brutalità e sensibilità da entrambe le parti, dunque, perché la ragione e il dolore non sono mai di una sola. E Falcones ci tiene a ricordare che Al-Andalus, che fu un modello di tolleranza e convivenza religiosa, soprattutto con i primi califfi,  proibì poi le altre religioni, con l'arrivo "dei fanatici di Almanzor". Come fecero anche i Re Cattolici.
La protagonista del libro, con il giovane Hernando è in fondo Córdoba, ancora pulsante e vivace centro del mondo, prima di isolarsi nel sonno di provincia che ancora l'avvolge. L'azione si muove infatti tra la Sinagoga e il Barrio de la Juderia, tra la Sede dell'Inquisizione, in cui viene imprigionata la madre di Hernando, e la Mezquita, che i maestri cristiani stanno trasformando in Cattedrale, permettendo così la sua salvezza. E' a Córdoba che i moriscos, costretti ad avere vicini cristiani per assimilare le loro tradizioni, vengono sottoposti a una feroce speculazione immobiliare, con un numero esorbitante di famiglie obbligate a vivere nello stesso edificio per avere i vicini cristiani. E beneficiari di questo sfruttamento erano i nobili e, incredibilmente, la Chiesa Cattolica. Si potrebbe costruire addirittura un nuovo itinerario in questa Córdoba pulsante e appassionata, violenta e generosa del libro, per scoprirla oltre il fascino che emana da secoli come capitale dell'Al-Andalus, faro dei califfi contrapposto all'oscurità dell'Europa medievale. E' una Córdoba che permette però anche molti parallelismi con l'attuale situazione degli immigrati musulmani in Spagna (e in Occidente). Falcones non si nega e ricorda che "gli emigranti maghrebini allora e adesso vivevano ammassati in case fatiscenti. Anche ai moriscos si attribuivano alti tassi di natalità, anche se non era vero; morivano di meno perché non dovevano entrare nell'esercito". Ed è una Córdoba sensuale e avvolgente, con innamorati che non rinunciano ai piaceri dell'erotismo, uno degli elementi ricorrenti del libro perché, spiega l'autore, "mi interessa contrapporre la sensualità degli arabi alla concezione peccaminosa dei cristiani; per i musulmani il sesso è un modo di raggiungere la divinità".
Per scrivere La mano de Fátima Falcones si è rigorosamente documentato con la lettura di 200 libri, e a chi voglia approfondire quell'epoca oscura, che ha in fondo costruito la Spagna moderna, consiglia le cronache di Diego Hurtado de Mendoza e di Luis de Marmol Carvajal; anche se poi ricorda che tutte le fonti sono cristiane perché "che io sappia non abbiamo nessun riferimento storico musulmano". E' che   la storia la scrivono sempre i vincitori.
La mano de Fatima è in vendita anche online su:
amazon.it, in spagnolo e in italiano
La Casa del Libro, in spagnolo (e in edizione tascabile)

Quest'anno ricorre il 400° anniversario dalla cacciata dei moriscos, i musulmani convertiti al cristianesimo, dalla Spagna. "Erano lavoratori a basso prezzo,si pagavano meno dei cristiani, erano totalmente sottomessi alla volontà cristiana e in privato cercavano di mantenere le loro tradizioni e la loro religione" dice Ildefonso Falcones, autore del best seller La cattedrale del mare e tornato in libreria con l'appena pubblicato La mano de Fátima, dedicato all'epopea morisca. I re Fernando e Isabella avevano garantito ai nuovi sudditi musulmani la libertà di religione, ma la promessa non fu mantenuta:i moriscos furono poi costretti alla conversione e quindi all'esilio. Della cacciata degli Ebrei dalla Spagna sappiamo in fondo tutto, di quella dei moriscos quasi niente. E infatti questo 400° anniversario, non fosse stato per l'uscita del libro di Falcones, "assolutamente casuale" assicura lui, che ci ha lavorato per tre anni, sarebbe passato inosservato.
Il libro inizia nell'Alpujarra granadina, il territorio selvaggio, di piccoli paesini arroccati sulle montagne, che circonda Granada, l'ultima città musulmana caduta nelle mani cristiane. Qui ci fu una delle ribellioni più intense dei moriscos, stanchi di essere la manodopera sfruttata e umiliata dei nuovi dominatori. E qui vive e si innamora Hernando, intrappolato tra le due religioni, figlio della violenza di un sacerdote cristiano su una morisca, e convinto delle possibilità della loro pacifica convivenza. Con la repressione, Hernando viene portato nella Córdoba cristianizzata, che, nel XVI secolo, conserva ancora gli splendori di antica capitale di Al-Andalus, e, pur continuando a sognare la convivenza tra le due religioni in cui si muove, è costretto a lavori umilianti a causa della sua origine morisca. Il giovane conosce la crudeltà e la generosità di entrambe le parti, incarnate dall'amore per Fátima, una giovane morisca che perde il marito in battaglia ed è costretta alla lotta quotidiana per mantenere il figlio di pochi mesi, e dalla presenza di Isabel, una giovane cristiana il cui fratello più piccolo è stato assassinato dai moriscos. Buoni e cattivi, brutalità e sensibilità da entrambe le parti, dunque, perché la ragione e il dolore non sono mai di una sola. E Falcones ci tiene a ricordare che Al-Andalus, che fu un modello di tolleranza e convivenza religiosa, soprattutto con i primi califfi,  proibì poi le altre religioni, con l'arrivo "dei fanatici di Almanzor". Come fecero anche i Re Cattolici.
La protagonista del libro, con il giovane Hernando è in fondo Córdoba, ancora pulsante e vivace centro del mondo, prima di isolarsi nel sonno di provincia che ancora l'avvolge. L'azione si muove infatti tra la Sinagoga e il Barrio de la Juderia, tra la Sede dell'Inquisizione, in cui viene imprigionata la madre di Hernando, e la Mezquita, che i maestri cristiani stanno trasformando in Cattedrale, permettendo così la sua salvezza. E' a Córdoba che i moriscos, costretti ad avere vicini cristiani per assimilare le loro tradizioni, vengono sottoposti a una feroce speculazione immobiliare, con un numero esorbitante di famiglie obbligate a vivere nello stesso edificio per avere i vicini cristiani. E beneficiari di questo sfruttamento erano i nobili e, incredibilmente, la Chiesa Cattolica. Si potrebbe costruire addirittura un nuovo itinerario in questa Córdoba pulsante e appassionata, violenta e generosa del libro, per scoprirla oltre il fascino che emana da secoli come capitale dell'Al-Andalus, faro dei califfi contrapposto all'oscurità dell'Europa medievale. E' una Córdoba che permette però anche molti parallelismi con l'attuale situazione degli immigrati musulmani in Spagna (e in Occidente). Falcones non si nega e ricorda che "gli emigranti maghrebini allora e adesso vivevano ammassati in case fatiscenti. Anche ai moriscos si attribuivano alti tassi di natalità, anche se non era vero; morivano di meno perché non dovevano entrare nell'esercito". Ed è una Córdoba sensuale e avvolgente, con innamorati che non rinunciano ai piaceri dell'erotismo, uno degli elementi ricorrenti del libro perché, spiega l'autore, "mi interessa contrapporre la sensualità degli arabi alla concezione peccaminosa dei cristiani; per i musulmani il sesso è un modo di raggiungere la divinità".
Per scrivere La mano de Fátima Falcones si è rigorosamente documentato con la lettura di 200 libri, e a chi voglia approfondire quell'epoca oscura, che ha in fondo costruito la Spagna moderna, consiglia le cronache di Diego Hurtado de Mendoza e di Luis de Marmol Carvajal; anche se poi ricorda che tutte le fonti sono cristiane perché "che io sappia non abbiamo nessun riferimento storico musulmano". E' che   la storia la scrivono sempre i vincitori.
La mano de Fatima è in vendita anche online su:
amazon.it, in spagnolo e in italiano
La Casa del Libro, in spagnolo (e in edizione tascabile)