domenica 9 agosto 2009

Il piacere di essere cursi: Ricardo Montaner

Cursi è una parola intraducibile in italiano di cui credo di aver già parlato, indica il romanticismo più sentimentale e sdolcinato, l'estetica vicina alle buone cose di pessimo gusto immortalate da Guido Gozzano. Essere definiti cursi, sia nei sentimenti che nei gusti, è ovviamente una cosa che non fa piacere a nessuno e non è esattamente un complimento. Infatti tutti tendono a fuggire dal cursi e ci rimangono un po' male quando le cose che ama, apprezza e preferisce vengono definite così. Poi ci sono cantanti che hanno fatto del romanticismo una bandiera e che per questo sono diventati amatissimi da chi non ha paura di percorrere la sottile linea che separa i sentimenti dal cursi. Uno di questi è Ricardo Montaner, diventato famosissimo con la versione ispanica di Per noi innamorati di Gianni Togni, intitolata Tan enamorados, e a me molto caro da quando mi hanno regalato Bésame la boca, uno dei suoi successi più famosi (ci sono canzoni che uno le ascolta in momenti della vita e sente che deve essere tutto il cursi che ha dentro e fregarsene). Anzi, il cantautore venezuelano, nei prossimi giorni nella natia Argentina, rivendica i meriti del cursi e non teme di definirsi tale. Alla fine ha pure ragione.
Ecco cosa ha raccontato al quotidiano porteño Clarin; in spagnolo lo trovate qui

- C'è un titolo, una perla d'archivio che è necessario sapere se hai detto davvero: "Sono cursi, faccio poesia da poco". E' uscita dalla tua bocca?
Sì, il fatto è che molti malinterpretano la parola cursileria o il concetto. Il romantico impenitente entra nei parametri di un cursi propriamente detto. Quello che ha ancora un certo grado di pudore e cavalleria verso la donna. Quello che crede che farla passare per prima è importante. Quello che crede nei dettagli. E io sono difensore della cursileria, mi sento orgoglioso di essere cursi, ma di questo tipo di cursileria. Sono un praticante di questo
- Bisogna essere un uomo davvero coraggioso per ammettere una cosa del genere...
E cosa può succedere? che bello quando un tipo fa sentire lei capace di essere al centro dell'attenzione con le cose che le dice, anche se non l'ha inventato lui. O la stupidaggine di avvicinarle la sedia. O scrivere un messaggio sullo specchio. Tutte queste cose cursi sono belle. Molte persone lo fanno, ma non pubblicamente. E' probabile che il rocker ascolti la mia musica quando sta con la sua donna.
- Il pop melodico sembra reinventarsi in ogni momento, gli artisti provano formule costantemente. Tu sei l'eccezione. Un disco del 1992 e uno di oggi non suonano molto diversi. Perché?
Probabilmente il disco del 1992 è cambiato nel fatto che ho già vissuto quello che canto. Cerco di stare attento a non violare l'evoluzione del mio suono e se devo utilizzare l'ingegnere italiano migliore, lo faccio. Ma basicamente l'unica cosa in cui mi sono evoluto è l'interiore.
- Per questo il fenomeno di fedeltà del pubblico? come leggi tanta adesione?
Sono 25 anni che sono in giro e non ho mai smesso di parlare con i media, percorrermi il continente e scrivere quello che realmente sentivo anche se non era molto speciale. E non ci ho mai creduto del tutto. Dopo non ho fatto altro. Sento che il pubblico ed io ci assomigliamo, che giochiamo a trattarci con rispetto. Da quanto ho cominciato la mia carriera ho avuto paura delle ondate, della moda dalla notte al giorno, dell'effimero e del breve periodo.
- Un'inchiesta indica che molti ti vedono come uno degli argentini che hanno perso l'argentinidad. E' così?
Devo un rispetto al Paese che mi ha dato da mangiare per tutta la vita. Quello che ha dato un'opportunità a mio padre. Noi vivevamo in una pensione con sei famiglie, ad Alsina. Condividevamo il bagno, ci facevamo il bagno in una bacinella. Il Venezuela mi ha aperto le porte, mi ha dato un'istruzione, cinque figli meravigliosi e una moglie. Amo il Paese che mi ha dato la vita e sono nostalgico, prendo il mio mate e mi incanta un buon asado, ma sono venezuelano.
- E come venezuelano come ti poni davanti al governo di Hugo Chávez?
Cinque anni fa ho smesso di pormi per una richiesta di mio padre, che è morto. A volte per questo o per non piacerti la stessa squadra di calcio le famiglie si dividono. Invece di preoccuparmi di condividere lo stesso amore, una differenza ci ha separati. Un giorno mi disse: Non parlare mai più male di Chávez, per affetto verso di me. E fino ad oggi ho rispettato il desiderio. Quello che sì posso dire è che nonostante lo scontro tra le due fazioni in Venezuela, perché non ci sono che due fazioni, la gente cerca di uscirne. E c'è il vantaggio dell'importante flusso di cassa, a causa del petrolio.
- Un tuo recital può essere in certi momenti un'esperienza strana, durante la quale puoi chiedere al pubblico di dire ti amo alla persona accanto, anche se non la conosce. Dal suo posto evangelizza?
Assolutamente. Non so se ci riesco, ma sì, so che dal mio posto semino un piccolo seme
- Non infastidisce che voglia imporre la tua fede? Non reagiscono male?
No, perché il problema più grande che ha avuto la fede è l'imposizione. Adesso che guardo indietro sento che Dio mi ha scelto. Che mi aveva nei suoi piani. E si è manifestato un pomeriggio, attraverso un neonato in terapia intensiva, nell'Uruguay. Fu come mi avesse detto, Esisto e te lo proverò. E lo salvò, anche se era in coma da vari mesi. Mi ha guidato e mi ha salvato dagli errori
- Errori?
Non cadere nella droga, ad esempio. Mi aveva scelto e mi ha salvato da pericoli che mi avrebbero annebbiato la mente. Mi disse in qualche modo: Voglio che lavori per me, voglio che appartenga al mio esercito
- Perché ci sono tanti artisti dedicati al misticismo? Moda, vuoto o follia?
Non c'è altra uscita. A noi si nota di più, ma ci sono milioni di anonimi che incontrano Dio. Io ero il più felice del mondo, con una carriera impressionante. Salivo su un palcoscenico, scendevo e salivo su un aereo. Avevo un pezzo di plastica con cui comprare quello che sognavo, quanto più ero pieno ero vuoto. Sono caduto in ginocchio dicendo: Cosa mi sta mancando?
- Le tue canzoni sono state tema principali di due telenovelas del Paese, Padre Coraje e adesso Valientes. Lo stesso è successo in altri Paesi. La telenovela è la tua garanzia di popolarità?
Mi colpisce che la mia carriera dal 1990 sia stata segnata da colonne vertebrali che sono state tema di novelas. Mi ha funzionato bene, ma attenti che una canzone può essere un disastro. Io non stringo a proposito né taglio su richiesta perché le mie canzoni entrino a forza. Ah, e mi è sempre piaciuto recitare, mi piacerebbe che Adrián Suar (ideatore e produttore di Padre Coraje, Valientes, Sos mi vida e varie telenovelas di grande successo della tv argentina NdRSO) mi chiamasse per fare il poliziotto o il giornalaio. Gli mando la richiesta da quest'intervista: accetto offerte.