giovedì 6 agosto 2009

Spagna e Portogallo: i cugini che si vedono solo ai matrimoni e ai battesimi

L'idea di una Federazione tra Spagna e Portogallo, ritornata recentemente d'attualità con i risultati del sondaggio del Barómetro de Opinión Hispano-Luso, secondo il quale un terzo di spagnoli e portoghesi non è contrario a una maggiore vicinanza politica, ha affascinato più di un media spagnolo. Qui un bell'articolo che ripercorre due secoli di sospetti, simpatie, risentimenti e contraddizioni tra portoghesi e spagnoli. Mi è piaciuta questa definizione finale di "cugini che si vedono solo a matrimoni e battesimi" (ho sempre avuto l'impressione che il metro di paragone più prossimo per gli spagnoli, e anche il popolo che sentono più vicino, siano gli italiani e che i portoghesi siano piuttosto ignorati, nonostante la vicinanza geografica). In spagnolo potete leggerlo cliccando questo link

Non smette di essere curioso che sia stato Teófilo Braga, nato a Ponta Delgada, nelle Azzorre, un arcipelago perduto nell'Oceano Atlantico, uno dei maggiori sostenitori dell'iberismo, il movimento culturale e politico che propugna dal passato XIX secolo un avvicinamento tra Spagna e Portogallo e da allora esposto ai maggiori contrasti e contraddizioni. Braga, che fu brevemente Presidente della Repubblica del Paese vicino, disse che camminare insieme, spagnoli e portoghesi, faceva parte dell'ordine naturale delle cose.
L'idea di un'unione iberica, che negli ultimi due secoli ha avuto tante spinte come perplessità, avvicinamenti e allontanamenti, ha ricevuto adesso un sostegno dal Barómetro de Opinión Hispano-Luso attraverso il primo studio diffuso su quello che pensano i cittadini dell'uno e dell'altro lato della frontiera sui loro vicini. Secondo questo studio, che dirige il Centro de Análisis Social de la Universidad de Salamanca, il 40% dei nossos irmaos (nostri fratelli in portoghese, così nel testo NdRSO), è favorevole a una federazione con la Spagna. La risposta affermativa degli spagnoli, che vivono con maggiore indifferenza e anche con maggiore ignoranza l'idea di un'Iberia unita, si riduce al 30%. E' probabile che in questo momento l'utopia di Braga, che arrivò a stabilire un piano concreto di Federazione iberica, secondo il quale la Spagna doveva organizzarsi come Repubblica, si traduca in un pragmatismo più modesto, ma non c'è dubbio che ci sono cuori iberici che continuano a battere con lo stesso ritmo e con una migliore cadenza, sicuramente, di alcune nostre Comunidades, in cui si annida lo spirito della frammentazione. Questo senza tenere in considerazione che la metà del Paese vicino, i cui abitanti si esprimono con disinvoltura in spagnolo o portuñol, appoggia l'insegnamento obbligatorio del castigliano.
Il poeta Antero de Quental fu un altro azzorriano che espresse fede ed entusiasmo in difesa di un iberismo civilizzatore. E se questa spinta di Braga e de Quental può arrivare a sorprenderci, non meno dovrebbe farlo l'abbraccio di Fernando Pessoa, cresciuto ed educato a Durban, in Sudafrica, che credeva che tutte le forze oppositrici all'intesa tra le due nazioni della Penisola dovevano essere considerate nemiche. Queste forze contrarie ai comuni interessi dell'Iberia erano per Pessoa i conservatori cattolici, la massoneria, l'Inghilterra e, soprattutto, la Francia, che arrivò a considerare corruttrice della civiltà iberica per l'influenza esercitata, molte, volte, bisogna dirlo, in modo benefico. Altre influenze, come il caso della fonetica, hanno portato con sé in Portogallo la francesizzazione della erre, fino al punto che la parola rua è arrivata ad avere un suono così estremamente gutturale da superare i propri francesi quando pronunciano rue.
Per iniziare, il radicalismo iberista di Pessoa si sosteneva sull'idea che noi peninsulari non apparteniamo al mondo latino. Pessoa ha scritto, prima anche di proporre il suo ultimatum, che la civiltà europea era composta del gruppo anglo-scandinavo, caratterizzato dal suo individualismo, dal germanico, basato sulla disciplina e l'ordine, dal latino, formato da Italia e Francia, riconoscibile per l'indisciplinata centralizzazione, dall'orientale o slavo, in sviluppo, e dall'iberico, che raggrupperebbe Spagna e Portogallo, con un'idea più forte di occidentalizzazione e, pertanto, con una vocazione inequivocabilmente americana.
Il maggior problema per l'integrazione della Spagna in questo progetto di Iberia era, secondo Fernando Pessoa, il ruolo centralista della Castiglia che ostacolava un possibile Stato delle Autonomie precedente agli obiettivi federalisti. La Castiglia, la vecchia, è sempre stata soggetto di gelosie. Mentre gli spagnoli hanno vissuto di spalle al vicino, il vicino ha sempre guardato i castigliani con la coda dell'occhio. De Espanha nem bom vento, nem bom casamento (Dalla Spagna né buon vento né buon matrimonio, in portoghese nel testo NdRSO) si sentiva dire, e anche, allo stesso tempo, l'appellativo fraterno di os nossos irmaos. Chi lo capisce? si è già detto, contraddizione e contrasto. Il risentimento ancestrale proveniva dalla Castilla La Vieja; niente contro i baschi, i catalani, gli estremegni, i murciani, i gallegos o gli asturiani. Niente contro la Spagna, salvo nel caso dell'incarnazione nazionale castigliana. L'inquietudine, a volte il timore, davanti a un vicino potente ha fatto sì che i portoghesi, sotto l'influenza commerciale e culturale di inglesi e francesi, si proponessero come soluzione l'avvicinamento a volte, l'allontanamento altre.
Le cifre, in ogni caso, hanno sempre agito in maniera determinante sugli intenti dell'Unión Ibérica, che proponeva l'unità monarchica liberale, e della Federación Ibérica, che voleva un federalismo repubblicano. Il Portogallo e la Spagna condividono lo stesso territorio geografico, con una lunga frontiera in comune di 1214 km. Un'unione territoriale darebbe come risultato il Paese più grande dell'Unione Europea e il terzo d'Europa, dopo Russia e Ucrania. L'Iberia sarebbe anche il quinto Paese per popolazione dell'Unione Europea, con 57,3 milioni di abitanti e una popolazione simile a quella di Francia, Regno Unito e Italia. La somma dei seggi nel Parlamento Europeo, 78, porterebbe il nuovo Paese a una situazione di maggiore forza istituzionale.
I dati alla vista spingono a dare uno sguardo a questa fratellanza che tante volte, per il disinteresse degli uni e gli altri, o per il caos politico, si è snobbata, per continuare ad essere, portoghesi e spagnoli, i cugini che si vedono solo ai matrimoni e ai battesimi.