La cosa bella dei Premi Principe delle Asturie è che nella loro ricerca di humanitas, nelle diverse categorie che promuovono (Arte, Sport, Concordia, ecc), fanno proposte a volte azzardate, ma mai prive di fascino. Come questa candidatura di Berlino al Premio Principe delle Asturie per la Concordia promossa da alcuni eurodeputati che, dimentichi delle differenze ideologiche, hanno voluto vedere nella capitale tedesca un esempio di convivenza possibile, venti anni dopo la caduta del Muro che l'ha separata e ferita. Tra loro ci sono Martin Schulz, Iñigo Méndez de Vigo ed Andrew Duff,l'ex presidente del Parlamento europeo Enrique Barón Crespo; l’hanno appoggiata anche i Premi Principe delle Asturie Luis María Anson, Vinton Cerf, Tzvetan Todorov, Michael Schumacher, Claudio Magris, Jürgen Habermas, il Goethe-Institut e la Camera di Commercio Tedesca per la Spagna.
Alcuni mesi fa, quando la candidatura è stata avanzata, sembrava una proposta curiosa, un po' visionaria perché l'idea di una città premiata come esempio di concordia non era mai venuto in mente prima. Ma Berlino non è una città qualunque. E la cosa che più colpisce è come abbia saputo utilizzare il suo passato e come si rifiuti di dimenticarlo o lasciarlo a un lato.
E' una città proiettata nel futuro, territorio d'avanguardia e di sperimentazione di ogni architettura, terra di servizi e di attenzioni per i suoi cittadini di ogni età, ma che è disseminata di piccoli e grandi monumenti che ricordano le vittime del comunismo e del nazismo. Nei pressi di Charlie Point un lungo murales di foto e cartine racconta in tedesco e in inglese, senza commiserazione e melodramma, la storia del Muro, dando tutte le indicazioni geografiche per rendere omaggio ai caduti nei tentativi di fuga dalla Germania Orientale. A leggerlo, con il suo tono asciutto, e che però non lascia alcun dubbio su per chi batte il cuore degli autori, lascia una profonda emozione, triste e ammirata allo stesso tempo. Perché al percorrere le strade di Berlino, con il monumento all’Olocausto, i volti dei ventenni morti nel tentativo di superare il Muro, la statua al soldato sovietico, tutti insieme a convivere nella topografia della città affinché niente sia dimenticato e tutto sia memoria e/o monito allo stesso tempo, non si può rimanere indifferenti. Anche se la Trabant è diventata un veicolo turistico da 40 euro all’ora e la Pariser Platz si è trasformata in un suk con figuranti vestiti da soldati russi e americani che si stringono la mano per i turisti sullo sfondo della Porta di Brandeburgo, che chissà cosa ne penserebbe il Kaiser Wilhelm. E' una città che ti fa sentire a casa anche se il tuo tedesco non va più in là di Aufwiedersehen; le commesse dei negozi che non sanno l'inglese passano a gesti e sorrisi che neanche il latino più espansivo e si arriva lo stesso a una soluzione soddisfacente, mentre ti fanno sorridenti lo spelling sulla parola tedesca da usare la prossima volta, nel caso che; se ti scappa un sì invece di un ja c'è chi passa disinvoltamente a uno spagnolo volenteroso, risultato di anni di vacanze alle Baleari e lo fa con un sorriso che non hai il coraggio di dirgli che non sono solo gli spagnoli, quelli che dicono sì; e se incontri in una libreria una ragazza cilena che in spagnolo (non c'è lingua che sia inutile, a Berlino!) ti racconta tutta la ilusión que tiene nell'attesa di essere accettata dall'Università perché vuole completare i suoi studi in questa fantastica città, senti dentro un'invidia, di quella bella e sana (tipo que suerte!, perché ai tuoi tempi questi grandi scambi culturali non c'erano e Berlino stava vivendo la pagina meno ilusionada della sua storia e che bello che ci siano ventenni che siano consapevoli e sappiano approfittarne.
Mi era piaciuta l'idea di Berlino esempio di Concordia, quando gli eurodeputati avevano avanzato la sua candidatura. Non pensavo che la capitale tedesca si sarebbe affermata, nonostante questo anniversario bello e importante che celebrerà nelle prossime settimane. E invece.
Ha superato rivali di prestigio come l'Organizzazione Internazionale del Lavoro, il sacerdote Kike Figaredo, il reporter iraniano Maziar Bahari. Tutti con una storia che merita di essere raccontata e che suscita rispetto e ammirazione (come tutte le storie che i Premi Principe delle Asturie portano all'attenzione dell'opinione pubblica). La Giuria, presieduta dal presidente del Principato delle Asturie Vicente Álvarez Areces, ha scelto Berlino con questa motivazione: "Nel XX anniversario della caduta del Muro è simbolo tanto di chi, con la perdita della sua vita o della sua libertà, ha lottato in modo diretto per superarlo, come dei milioni di cittadini che dopo la sua caduta sono stati capaci di costruire, sulle cicatrici della divisione, una società aperta, accogliente e creativa, un nodo di concordia nel cuore della Germania e dell'Europa, che contribuisce alla comprensione, alla convivenza, alla giustizia, alla pace e alla libertà nel mondo". Secondo la giuria "il Muro di Berlino, simbolo della riunificazione europea, è stato per decenni la rappresentazione mondiale della Guerra Fredda. La rivoluzione pacifica, che, il 9 novembre 1989, portò alla sua caduta e alla seguente riunificazione della Germania, ha conquistato da allora milioni di persone in tutto il mondo, contribuendo in gran misura a ristabilire l’equilibrio tra Oriente e Occidente"
Alcuni mesi fa, quando la candidatura è stata avanzata, sembrava una proposta curiosa, un po' visionaria perché l'idea di una città premiata come esempio di concordia non era mai venuto in mente prima. Ma Berlino non è una città qualunque. E la cosa che più colpisce è come abbia saputo utilizzare il suo passato e come si rifiuti di dimenticarlo o lasciarlo a un lato.
E' una città proiettata nel futuro, territorio d'avanguardia e di sperimentazione di ogni architettura, terra di servizi e di attenzioni per i suoi cittadini di ogni età, ma che è disseminata di piccoli e grandi monumenti che ricordano le vittime del comunismo e del nazismo. Nei pressi di Charlie Point un lungo murales di foto e cartine racconta in tedesco e in inglese, senza commiserazione e melodramma, la storia del Muro, dando tutte le indicazioni geografiche per rendere omaggio ai caduti nei tentativi di fuga dalla Germania Orientale. A leggerlo, con il suo tono asciutto, e che però non lascia alcun dubbio su per chi batte il cuore degli autori, lascia una profonda emozione, triste e ammirata allo stesso tempo. Perché al percorrere le strade di Berlino, con il monumento all’Olocausto, i volti dei ventenni morti nel tentativo di superare il Muro, la statua al soldato sovietico, tutti insieme a convivere nella topografia della città affinché niente sia dimenticato e tutto sia memoria e/o monito allo stesso tempo, non si può rimanere indifferenti. Anche se la Trabant è diventata un veicolo turistico da 40 euro all’ora e la Pariser Platz si è trasformata in un suk con figuranti vestiti da soldati russi e americani che si stringono la mano per i turisti sullo sfondo della Porta di Brandeburgo, che chissà cosa ne penserebbe il Kaiser Wilhelm. E' una città che ti fa sentire a casa anche se il tuo tedesco non va più in là di Aufwiedersehen; le commesse dei negozi che non sanno l'inglese passano a gesti e sorrisi che neanche il latino più espansivo e si arriva lo stesso a una soluzione soddisfacente, mentre ti fanno sorridenti lo spelling sulla parola tedesca da usare la prossima volta, nel caso che; se ti scappa un sì invece di un ja c'è chi passa disinvoltamente a uno spagnolo volenteroso, risultato di anni di vacanze alle Baleari e lo fa con un sorriso che non hai il coraggio di dirgli che non sono solo gli spagnoli, quelli che dicono sì; e se incontri in una libreria una ragazza cilena che in spagnolo (non c'è lingua che sia inutile, a Berlino!) ti racconta tutta la ilusión que tiene nell'attesa di essere accettata dall'Università perché vuole completare i suoi studi in questa fantastica città, senti dentro un'invidia, di quella bella e sana (tipo que suerte!, perché ai tuoi tempi questi grandi scambi culturali non c'erano e Berlino stava vivendo la pagina meno ilusionada della sua storia e che bello che ci siano ventenni che siano consapevoli e sappiano approfittarne.
Mi era piaciuta l'idea di Berlino esempio di Concordia, quando gli eurodeputati avevano avanzato la sua candidatura. Non pensavo che la capitale tedesca si sarebbe affermata, nonostante questo anniversario bello e importante che celebrerà nelle prossime settimane. E invece.
Ha superato rivali di prestigio come l'Organizzazione Internazionale del Lavoro, il sacerdote Kike Figaredo, il reporter iraniano Maziar Bahari. Tutti con una storia che merita di essere raccontata e che suscita rispetto e ammirazione (come tutte le storie che i Premi Principe delle Asturie portano all'attenzione dell'opinione pubblica). La Giuria, presieduta dal presidente del Principato delle Asturie Vicente Álvarez Areces, ha scelto Berlino con questa motivazione: "Nel XX anniversario della caduta del Muro è simbolo tanto di chi, con la perdita della sua vita o della sua libertà, ha lottato in modo diretto per superarlo, come dei milioni di cittadini che dopo la sua caduta sono stati capaci di costruire, sulle cicatrici della divisione, una società aperta, accogliente e creativa, un nodo di concordia nel cuore della Germania e dell'Europa, che contribuisce alla comprensione, alla convivenza, alla giustizia, alla pace e alla libertà nel mondo". Secondo la giuria "il Muro di Berlino, simbolo della riunificazione europea, è stato per decenni la rappresentazione mondiale della Guerra Fredda. La rivoluzione pacifica, che, il 9 novembre 1989, portò alla sua caduta e alla seguente riunificazione della Germania, ha conquistato da allora milioni di persone in tutto il mondo, contribuendo in gran misura a ristabilire l’equilibrio tra Oriente e Occidente"