lunedì 6 dicembre 2010

Oscar Niemeyer: il Centro Culturale di Avilés porta la bellezza ai cittadini

Il 15 dicembre, il giorno del 103° compleanno di Oscar Niemeyer, Avilés, nelle Asturie, inaugurerà gli edifici già terminati del Centro Culturale Niemeyer, il Museo e gli uffici (l'auditorium e il belvedere saranno completati nei prossimi mesi). Lo farà con la prima Conferenza in Europa del nuovo Programma di Formazione e Cultura delle Nazioni Unite,che conta sulla collaborazione di migliaia di università e centri educativi e culturali di tutto il mondo; sarà presente il Segretario dlel'ONU Ban Ki-moon, che considera questa prima Conferenza l'inizio di una collaborazione "a lungo termine" con il Centro asturiano. Ci sarà tempo di tornare sia ad Avilés sia a questa prima conferenza che ospiterà il Centro Culturale Niemeyer.
Oggi l'ABC intervista Oscar Niemeyer, che non sarà presente all'inaugurazione del suo Centro, a causa del delicato stato di salute e, perché non dirlo?, della paura degli aerei. Ma, anche se da lontano, Niemeyer, ha seguito con passione la sua ultima creazione, quella che ha definito in passato "la mia opera più importante in Europa". E' una bella intervista, in cui il padre di Brasilia spiega la sua poetica e rende omaggio alla Spagna, all'architettura e alle sue passioni. Eccola in italiano.

- Qual'è la sua relazione con la Spagna?
E' una relazione basata sul rispetto e l'ammirazione, specialmente sull'ammirazione per il suo straordinario legato artistico e culturale. Più recentemente, ho approfondito i miei contatti con gli spagnoli, soprattutto con il gruppo di professionisti, oggi tutti amici molto amati, che si dedicato allo sviluppo e alla diffusione del mio progetto ad Avilés, nelle Asturie.
- Qual'è la sua relazione con la cultura spagnola?
Il mio apprezzamento per la cultura spagnola è intenso e molto antico. Non invano la rivista Nuestro Camino, che realizziamo mia moglie Vera ed io da due anni, dedicherà questo mese un'edizione speciale in omaggio a Federico Garcia Lorca, uno dei maggori poetie  drammaturghi del secolo passato, uno degli scrittori modernisti spagnoli più influenti del mondo.
- Perché ha scelto la Spagna per questo progetto così importante?
Attenzione, amico mio! di fatto è stata la Spagna a convocarmi. Mi sono sentito molto onorato per questo invito. Dopo tutto l'obiettivo era disegnare un ampio centro culturale che potesse costituire un punto d'attrazione per una regione speciale della Spagna.
- Considera che il progetto di Avilés abbia un posto speciale nella sua opera?
In primo luogo è un lavoro mio, che ho concepito specialmente per un Paese che ha un enorme peso culturale. In secondo luogo, questo centro culturale segna un momento importante nella mia traiettoria di architetto, nella mia incessante ricerca di un'architettura diversa, più leggera, che cerca la soluzione sorprendente in questo gioco di volumi e spazi liberi. In terzo luogo, l'opera rappresenta per me un'opportunità unica di ottenere uno spazio diretto all'integrazione e al dialogo tra diversi modi di comunicazione artistica.
- Come vede l'evoluzione della sua opera dalle prime bozze a Brasilia fino ai disegni ad Avilés? E come vede il nuovo secolo?
E' stato un cammino motivato sempre dalla ricerca di un'architettura diversa, che non smette di causare sorpresa, senza sacrificare la bellezza.
- Come è stato seguire la sua opera ad Avilés dalla distanza, vivendo a Rio de Janeiro? Come valuta l'esecuzione della sua opera realizzata qui in Spagna?
Uno dei miei principali collaboratori, l'architetto Jair Valera, è stato varie volte ad Avilés, mantenendomi informato sull'avanzamento dei lavori. Lui stesso in questi ultimi mesi è stato informato degli avanzamenti dai nostri amici spagnoli. Jair mi ha detto, con il più grande entusiasmo, che tutto si è fatto con la massima cura e il massimo interesse.
- Qual è il senso della sua opera ad Avilés? Perché ha scelto quattro edifici e una piazza pubblica?
Il complesso si impone per la sua purezza e la sua monumentalità. E' un esempio di come l'architettura possa giocare un ruolo rilevante nella vita sociale, portando la bellezza al cittadino comune, provocando l'emozione particolare che solo le autentiche opere d'arte sono capaci di risvegliare.
- Da dove viene la sua passione per le curve in architettura?
E' evidente che le curve mi attraggono... Quelle delle donne, quelle delle montagne della mia città natale, Rio de Janeiro,. anche le curve di un fiume maestoso, che si incontrano spesso nel mio Paese. Ma non si può perdere di vista il fatto fondamentale: la scelta che ho fatto tanti decenni fa per il cemento armato, che è la ragione che mi porta a una soluzione in cui la curva nasce quasi naturalmente...
- L'architettura del XX secolo ha portato grandi novità, come il cemento armato, la funzionalità degli edifici e un interesse maggiore per le necessità dell'essere umano. Qual'è la sfida che vede nell'architettura di questo nuovo secolo? Le proposte che sorgono nelle città di oggi le piacciono?
Non mi piace molto l'urbanismo contemporanea. Ma continuo a confidare negli architetti che non soffocano la loro intuizione creativa e che non si afferrano a soluzioni d'effetto e materiali carissimi.
- Quali sono gli architetti che l'hanno affascinata in passato e quali la affascinano oggi?
Ho gusti vari, mi piace un progetto di Le Corbusier o un edificio di Mies van der Rohe. Mi piacciono Picasso e Matisse, Bach yeMahler, Balzac e Camus. Sugli architetti contemporanei, preferisco non fare nomi, per non peccare di omissioni, mi limito ad affermare che non mancano buoni professionisti in questo momento in cui il mal gusto architettonico a volte colpisce la nostra sensibilità. E, immediatamente, cerchiamo di portare alla nostra memoria la bellezza delle cattedrali spagnole e francesi del Medioevo
- Lei continua a creare in maniera prolifica. Quali sono i nuovi progetti a cui sta lavorando adesso?
Uno stadio di calcio supermoderno, che rivela una concezione molto diversa, un progetto che non mi ha chiesto nessuno, un teatro disegnato per spettacoli musicali a Rosario, in Argentina, una grande biblioteca per un importante Paese arabo, un acquario da costruire a Buzios, nello Stato di Rio de Janeiro...
- Qual'è l'opera della sua vita? Forse Brasilia? Come vede Brasilia, 60 anni dopo?
L'opera della mia vita... magari è quella che il mio tavolo di lavoro non ha ancora ricevuto. Brasilia corrispondeva alla realizzazione del sogno preferito di un grande statista, il presidente Juscelino Kubitschek. I miei colleghi ed io siamo riusciti a realizzare questo sogno, dando a tutti i brasiliani una capitale moderna, all'altezza della grandezza del nostro Paese.
- Oltre che architetto lei è un pensatore della nostra società. Come vede il mondo attuale, con le sue reti sociali, la tecnologia, con le differenze sociali e le politiche che persistono? Il mondo è oggi come lo sperava? Cosa la sorprende e cosa la delude?
Il mondo contemporaneo mi affascina per tutto questo, in particolare per il progresso scientifico straordinario e per la stupefacente espansione delle tecnologie dell'informazione e della comunicazione. Ma in questo steso orizzonte storico persistono ancora le disuguaglianze sociali e certe dispute politiche che non avranno più spazio nel nuovo mondo che un giorno faremo emergere, più fraterno e solidale.