martedì 25 gennaio 2011

Álex de la Iglesia si dimette dalla presidenza dell'Accademia del Cinema per la Ley Sinde

Le dimissioni di Álex de la Iglesia dalla presidenza dell'Academia de Cine, a causa dell'accordo raggiunto tra PSOE, PP e CiU (nazionalisti conservatori catalani) per l'approvazione della Legge Sinde, sulla difesa dei diritti d'autore nel web, non sono state una grande sorpresa, anche se sono riuscite a diventare la notizia del giorno, soprattutto nella Rete.
Ieri sera i due grandi partiti nazionali hanno annunciato di aver raggiunto finalmente l'accordo, a cui si è poi accodata CiU, per una nuova versione della Ley Sinde, dopo che la precedente è stata sonoramente bocciata alla Camera dei Deputati, il 21 dicembre. Il PP assicura che la nuova legge darà maggiore sicurezza giuridica ai proprietari delle pagine web con link a materiale protetto dai diritti d'autore, perché sarà imprescindibile l'autorizzazione di un giudice per la loro identificazione e per rendere esecutiva la chiusura della pagina; rimangono però misure che continuano a non piacere agli internauti: la creazione di una Commissione della Proprietà Intellettuale presso il Ministero della Cultura, che controllerà il web e avanzerà le richieste di chiusura delle pagine al Tribunale, la chiusura della pagina che dovrà avvenire, entro due giorni, dopo la segnalazione da parte della Commissione e dopo che il giudice avrà sentito le due parti. Concettualmente, dica quello che dica il PP, non cambierà niente, né ci sono misure, proposte o facilitazioni per i nuovi modelli economici che il web sta sperimentando. La nuova proposta di legge, inoltre, ha un articolo che obbliga il Governo a modificare entro tre mesi il canone digitale, l'impopolarissima tassa che gli spagnoli pagano alla Società degli Autori ad ogni acquisto di CD e DVD, qualsiasi sia l'uso che ne facciano; condannato dalla UE, il canone digitale, non dovrà più essere "indiscriminato".
La proposta di legge arriverà in Senato il 9 febbraio e si suppone che verrà approvata poco dopo. Ieri sera, non appena si è diffusa la notizia dell'accordo tra i tre partiti e, dunque, della resurrezione della Ley Sinde, il web si è scatenato. Da una parte l'euforia di Alejandro Sanz, che nei giorni scorsi è arrivato a paragonare i diritti degli autori a quelli dei bambini malati di AIDS in Africa, dall'altra la delusione di Álex de la Iglesia. Il cantante è da giorni ossessionato dalla difesa a oltranza dei diritti degli autori e nel suo Twitter non parla praticamente d'altro; il regista è impegnato nella difesa di un dialogo tra autori e fruitori della Rete. Subito dopo la bocciatura della Ley Sinde ha scritto per l'ABC uno degli articoli più commentati ed equilibrati, difendendo i diritti degli autori, ma lasciando la porta e la curiosità aperte alle posizioni degli internauti. Ha fatto del suo Twitter uno dei punti d'incontro privilegiati della Rete, passando ore a discutere con i fans e con gli utenti, fino a organizzare, alla fine dell'anno, un incontro tra produttori cinematografici e rappresentanti della Rete nella sede dell'Academia.
E' stato quell'incontro a cambiarlo: ha scoperto che anche gli utenti non pensano che la cultura gratuita e i download gratis siano la soluzione possibile né un modello economico proponibile; ha conosciuto gli esperimenti che si stanno compiendo in Rete, da Nacho Vigalondo, che sta cercando le risorse per produrre il suo nuovo film tra gli internauti, per poi distribuirlo gratuitamente nella Rete, contemporaneamente al suo lancio nei media tradizionali, ai proprietari di pagine web che a prezzi concorrenziali permettono download di film in alta qualità come la pirateria non riesce a garantire. Così si è trasformato nell'uomo del dialogo, ha raccolto le proposte e le ha inviate al Ministero della Cultura, perché venissero discusse ed eventualmente inserite nella nuova legge che avrebbe sostituito la Ley Sinde.
Non aveva contato sul fatto che Ángeles González-Sinde è arrivata al Ministero della Cultura con il compito di portare a casa una legge che difendesse soprattutto i diritti degli autori, anche a costo di frustrare i nuovi modelli economici nati in Rete, e che le majors statunitensi continuano ad avere la Spagna nel punto di mira, come già WikiLeaks aveva rivelato settimane fa.
La sua reazione, dopo l'annuncio dell'accordo per l'approvazione della Ley Sinde, è stata affidata di nuovo a Twitter: "Ci abbiamo provato e non c'è stata risposta. Zero. Hanno negoziato una legge che non conviene a nessuno. Due interventi giudiziari? È un disastro." Immediatamente gli sono arrivati Twitter di solidarietà, fino a quando non gli è stato proposto di dimettersi e de la Iglesia ha risposto laconico: "Mi sa che è l'unica opzione rimasta". Ancora qualche ora e con un testo spedito a elpais.com e publico.es il presidente dell'Academia ha annunciato le sue dimissioni: "Devo riconoscere che questi due anni alla presidenza dell'Academia sono stati i migliori della mia vita. Ho imparato molto, ho conosciuto gente fantastica, ma da un punto di vista diverso da quello di regista. Ho iniziato riconoscendo che mi scaricavo film, soprattutto porno, e la cosa non è piaciuta per niente ai distributori, agli esercenti e a tutti i professionisti in generale. Mi ha chiamato persino mia madre. Queste dichiarazioni adolescenti mi hanno spinto a riunirmi con loro e capire il loro punto di vista" ha esordito "La stessa cosa mi è successa con il problema che ci occupa, la posizione dei creatori nella Rete. Ho iniziato malissimo, senza conoscere il tema a fondo e facendomi guidare dai miei pregiudizi, che sono molti e vari. Spinto di nuovo dal metodo "prova-errore" ho deciso di riunirmi con chi voleva farlo per spiegarmi il suo punto di vista. E all'improvviso ho scoperto che c'erano molti punti in comune. Nessuno era favorevole al "tutto gratis", erano tutti d'accordo nel riconoscere i diritti (e gli obblighi) dell'autore davanti alla sua opera e a tutti sembrava giusto cercare un modo agile ed efficace per farlo. Io, da parte mia, ho riconosciuto che il modello di mercato aveva bisogno di essere ampliato e corretto, che l'offerta legale non era sufficiente e che condividere file in libertà era qualcosa di inamovibile e auspicato da tutti". Poi de la Iglesia fa l'autocritica che lo ha reso il nuovo idolo della Rete sin dalla bocciatura della Ley Sinde: "Avendo posizioni assolutamente divergenti, il dialogo era fluido e, soprattutto costante. Sono un tipo che perde la pazienza facilmente e incline alla risposta rapida e poco meditata. Questa gente mi ha dato una lezione. E' comodo parlare con chi ti segue: ti convinci di più delle tue idee, ti senti parte di un gruppo, protetto, davanti agli altri pazzi che si sbagliano. Per la prima volta ho imparato che dialogare con le persone che non sono d'accordo con te è molto più interessante. Può risultare scomodo all'inizio, soprattutto se sei superbo, come me. Ma quando impari a incassare, le cose fluiscono e arrivano le idee. In questo Paese cambiare idea è il più grande dei peccati. Credo che abbiamo installato un chip dell'intransigenza da tempo. Ne ho parlato nel mio ultimo film. L'unico modo per togliercelo è guardare in faccia la gente e dire quello che pensi con la convinzione che può non essere certo, che puoi dire o fare una sciocchezza. Non smetterò di discutere, ma, francamente, preferisco farlo come regista e non come presidente. La cosa coerente è lasciare l'incarico. Terminerò quello che ho iniziato, questo sì, non voglio deludere i colleghi di professione e prometto non coinvolgere la cerimonia dei Goya in questo tema. Voglio che sia la festa che tutti ci aspettiamo. Il dibattito continuerà, ma in un luogo adeguato. Dopo la cerimonia dimetterò come presidente. Continuerò ad essere membro dell'Academia, discutendo e sbagliando come sempre, ma come regista di cinema, che è il mio mestiere".
Subito dopo la diffusione di questo test su Twitter si sono messi al lavoro per imporre come Trending Topic #ÁlexDeLaIglesiaMinistroDeCulturaYA (Álex de la Iglesia Ministro della Cultura subito!); Santiago Segura, l'attore e regista della saga di Torrente, vero campione d'incassi del cinema spagnolo, ha annunciato su Twitter che alle dimissioni di de la Iglesia dalla presidenza, lui lascerà l'Academia; ai messaggi di solidarietà e ammirazione che hanno inondato Twitter si è unito anche questo di abelsulito, che tutti i torti non ha, anche se la coerenza sovrebbe essere un valore apprezzabile a prescindere: le dimissioni di Álex de la Iglesia ci liberano dalla Ley Sinde? No, pertanto la notizia è irrilevante, un martire gratuito.