martedì 26 aprile 2011

E alla fine della prima stagione di El barco trionfa il cattivissimo Gamboa

Da qualche tempo le serie televisive più amate sono di Antena 3 e da un paio di stagioni non c'è serial che abbia lanciato che non sia stato un successo, da Doctor Mateo a Los protegidos, da Hispania a El barco. Quest'ultimo ha terminato la sua trionfale prima stagione ieri sera, con un episodio visto da oltre 4,2 milioni di persone, corrispondenti al 23,1% dello share, che ha battuto tutta la concorrenza.
Il successo di El barco non ha riguardato solo la televisione, ma è tracimato nelle reti sociali: su Twitter #elbarco, #ulises e #gamboa (questi ultimi due i nomi dei due protagonisti, il buono e il cattivo) sono sempre stati Trending Topic, alla fine di ogni puntata e per tutto il giorno successivo.
Perché El barco è piaciuto tanto? I detrattori sostengono sia per i bicipiti dei protagonisti e per le curve delle protagoniste, mostrati volentieri nelle immancabili docce collettive, ma neanche così tanto come essi sostengono. I fans considerano la serie una specie di risposta spagnola a Lost, con tutti gli ingredienti per intrigare: la catastrofe nucleare che ha risucchiato i continenti e ha lasciato il pianeta in preda degli Oceani, l'istinto della sopravvivenza, gli amori che nascono negli spazi angusti della barca, le ambiguità e il misterioso passato di alcuni personaggi, una sorta di complotto segreto di cui sono depositari solo alcuni dei protagonisti, che eleva la suspense.
Saranno davvero gli uomini e le donne della nave scuola Estrella Polar gli unici sopravvissuti al mondo? Cosa nascondono Julia, la bella dottoressa arrivata con una missione segreta e innamorata senza speranza di Ulises, e Gamboa, l'ambiguo colombiano dotato di cinque passaporti che non esita a uccidere e a sfidare il capitano, cercando di mettergli contro l'equipaggio e la stessa figlia Ainhoa, con cui inizia una strana convivenza? Riusciranno a vivere il loro amore Ulises, il giovane marinaio imbarcatosi per conquistare il padre, primo ufficiale di bordo, e Ainhoa, liberatasi del giogo di Gamboa, ma forse no, viste le ultime minacce di lui? E dove è stato il misterioso Gamboa, scomparso su una scialuppa di salvataggio per un paio di puntate, ferito gravemente in uno dei numerosi duelli con Ulises, e ricomparso poi, una settimana dopo, davanti alla Estrella Polar, con la ferita perfettamente cicatrizzata, nessun segno di disidratazione, le scorte d'acqua e medicinali perfettamente conservate e, addirittura, frutta fresca, come da tempo non se ne vedeva nel mondo del giorno dopo?
Sono le domande rimaste senza risposta alla fine della prima stagione e che obbligano ad aspettare con ansia la seconda, già abilmente promossa da Antena 3. Ci sono poche certezze. La più ovvia è che la Estrella Polar non è sola in questo mondo, la più triste è che anche se il mondo dovesse finire, la cattiveria continuerebbe a far parte della condizione umana. Lo dimostra Gamboa, con le sue ambiguità e le sue minacce, con la sua assenza di scrupoli e le sue manipolazioni, tutte al servizio della Misión Alejandria, la misteriosa operazione segreta di cui sono parte sia lui che la bella Julia, meno ingenua e innocente di quanto le prime puntate facessero pensare.
El barco è stata lanciata come una serie diretta soprattutto al pubblico giovanile, la presenza di Mario Casas e di Blanca Suárez, due dei giovani attori più amati dai coetanei, entrambi con un futuro che sembra promettente, era il principale richiamo per gli adolescenti spagnoli. Ma, in realtà, se si sono superati i 15-20 anni, la serie engancha, appassiona, anche per altre ragioni, più legate alla suspense, alla logica con cui si ricrea il mondo del dopo catastrofe, i cui sconvolgimenti riguardano non solo gli umani, ma anche la natura, anche lei in cerca di risposte ed equilibri per riadattarsi alla nuova realtà. Certo, il triangolo Ulises-Ainhoa-Gamboa appassiona, si tifa ovviamente per Ulises, così fragile e allo stesso tempo così audace e romantico; diverte quello tra Piti-Vilma-Palomares, con i due ragazzi che vogliono essere il padre del figlio atteso dalla ragazza, salita incinta sull'imbarcazione. Ma giganteggia la figura di Gamboa, questo malo malisimo dal dolce accento colombiano, capace di manipolare come pochi i giovani studenti della nave scuola, per poter usare le loro conoscenze a proprio vantaggio, che sa inserirsi abilmente nel rapporto nascente tra Ainhoa e Ulises, usando le paure e gli orgogli di entrambi per allontanarli e avvicinarsi pericolosamente a lei, figlia del capitano e dunque strumento più facile per colpirlo (ma, manipolazioni a parte, si sarà un po' innamorato della ragazza più bella della Estrella Polar?). Giganteggia, soprattutto, grazie a Juan Pablo Shuk, l'attore colombiano che lo interpreta e che è noto in Spagna per varie telenovelas, in cui è stato di volta in volta il cattivo peggiore che si potesse immaginare e il buono più spirituale a cui ricorrere. E' lui che lo dota delle ambiguità, dei gesti e degli sguardi che fanno sì che la cattiveria sia sempre, in qualche modo, pericolosamente affascinante. Ed è lui che fa sì che, pur dovendo odiare Gamboa per ovvie ragioni, si senta sempre una certa simpatia per lui; si sa che dovrà fare una brutta fine, prima o poi, ma che quella fine arrivi il più tardi possibile, perché El barco senza Gamboa non sarebbe lo stesso.
L'annotazione personale è obbligatoria: ho iniziato a vedere El barco per curiosità, dato che era la nuova serie di Mario Casas, uno degli attori spagnoli più mediatici del momento, quando ho visto Gamboa ho pensato subito, Ma c'è Fernando!, essendo Fernando il nome del precedente cattivissimo interpretato da Juan Pablo Shuk, in quell'autentico fenomeno cult che fu in Spagna Pasión de Gavilanes, quasi una decina d'anni fa, ormai. Dei tre Gavilanes protagonisti hanno tentato una carriera spagnola Michel Brown e Juan Alfonso Baptista, entrambi con poca fortuna e Mario Cimarro ha preferito non provarci (diciamolo: pur essendo fascinosissimo, non ha le qualità artistiche per poter aspirare a grandi cose). Rimaneva il cattivissimo Fernando: Juan Pablo Shuk ci ha provato una decina di anni dopo, con un personaggio che ha finito con l'essere uno dei protagonisti più amati della serie. Detto tra noi, mi rallegra profondamente che proprio lui, che non ha puntato su bicipiti e docce, pur potendo utilizzarli, ce l'abbia fatta.
PS Se non avete ancora visto El barco, se capite lo spagnolo, non aspettate che a qualche mediocre dirigente televisivo italiano venga in mente di fare un pessimo remake italiano (pensate che Le due facce dell'amore, I Cesaroni o Tutti per Bruno abbiano qualcosa a che vedere con gli originali Sin tetas no hay paraiso, Los Serrano o Los hombres de Paco?! Diffidate sempre delle imitazioni italiane, non sono neanche una pallida fotocopia degli originali).