domenica 15 maggio 2011

In migliaia nelle città di Spagna, indignati contro i politici e i banchieri

Non ci sono ancora numeri, ma è ormai evidente che sono scesi in migliaia a Madrid, Barcellona, Siviglia, Valencia e nelle principali città di Spagna per manifestare la propria indignazione contro i politici e contro i banchieri, considerati responsabili della crisi economica.
Ispirati dai coetanei arabi, che hanno sfidato (e sfidano) i loro governi autoritari per esigere libertà e democrazia, spinti da un libro, Indignatevi!, di Stephane Hesselle, i giovani spagnoli si sono incontrati nelle reti sociali e si sono dati appuntamento nelle piazze delle loro città per il 15 maggio, alle ore 18. Lo hanno fatto nel silenzio generale dei media, usando soprattutto Twitter, Facebook e Tuenti e l'intramontabile passaparola. Il risultato sono queste migliaia di persone indignate, scese per le strade di 50 città spagnole, al grido di "non siamo mercanzia in mano dei politici e dei banchieri" e "siamo tutti indignati!" per chiedere un cambio del modello economico e "democrazia reale adesso!".
"Senza casa, senza lavoro, senza pensione e senza paura" dice uno degli striscioni portati dai manifestanti più giovani, riuniti nella piattaforma Giovani senza futuro. Sanno di essere l'avanguardia e la prima espressione di un malcontento sociale che cova da mesi ormai, da quando è stato chiaro che il modello economico che ha arricchito la Spagna è stato una fallacia, utile ad arricchire i ricchi e a indebitare i poveri, e che le responsabilità dell'attuale situazione sono condivise da politici inefficaci e da banchieri rapaci. E' un malcontento diretto a tutta la classe politica, deciso a cambiare una legge elettorale che penalizza i partiti minori, soprattutto il partito della sinistra Izquierda Unida, per favorire il bipartitismo PSOE-PP e il potere dei partiti nazionalisti (No les votes, non li votare, è stato lo slogan lanciato subito dopo l'approvazione della Ley Sinde, per dire che se si vogliono cambiare il modello economico non si devono votare né il PSOE né il PP). E' un malcontento che per la prima volta trova voce nelle strade e riunisce migliaia di persone, senza ancora una leadership definita e riconoscibile, senza ancora un coordinamento di proposte, ma che ha come punto di riferimento l'Islanda, che ha rifiutato di pagare il debito delle proprie banche, e la Francia, che ha organizzato numerosi scioperi generali lo scorso autunno, pe dire no ai tagli dello Stato Sociale. Un avvertimento per Zapatero e per i governi che gli succederanno: gli spagnoli non sono disposti a pagare da soli i debiti di cui non son responsabili ed esigono che i sacrifici siano condivisi.
Espana, escucha, asi es como se lucha è uno degli orgogliosi slogan gridati dai partecipanti alle manifestazioni.
Con migliaia di persone in strada, i media non hanno potuto ignorare ancora una volta la manifestazione, ma è Twitter che, con l'hashtag #15mani, sta offrendo una sensazionale diretta, con foto, video e commenti.
Queste immagini arrivano da Twitter, dove, seguendo l'hashtag #15mani, si possono vedere le immagini che mano a mano vengono caricate dagli utenti.