domenica 11 marzo 2012

El Pais: L'Islanda in crisi salvata dalle donne

Come ha fatto l'Islanda, che tre anni fa era uno Stato praticamente fallito, a riprendersi tanto da avere ritmi di crescita superiori a quello medio dell'Unione Europea e un tasso di disoccupazione inferiore, seppure alto, il 7%, per i suoi standard? Secondo i lettori di elpais.com, la ricetta utilizzata è semplice: con un referendum i cittadini si sono rifiutati di pagare il debito delle loro banche, entità private, hanno mandato a processo i politici che hanno favorito le esagerazioni finanziarie (pochi giorni fa è iniziato il processo all'ex premier conservatore Geir H. Haarde) e i banchieri che le hanno praticate; poi si sono rimboccati le maniche e hanno accettato il necessario cambio di stile di vita. El Pais pubblica un articolo, firmato da John Carlin, che elabora un'altra teoria, altrettanto interessante e da non sottovalutare. L'Islanda si è affidata alle donne per uscire dalla crisi economica e finanziaria in cui l'avevano cacciata gli uomini.
"Le tre banche principali dell'Islanda sono fallite a ottobre 2008 e hanno lasciato debiti che ascendevano a oltre 10 volte il PIL del Paese. L'Islanda, che allora occupava il primo posto nell'Indice di Sviluppo Umano dell'ONU (cioè, era il miglior posto per un essere umano sulla Terra), si è trovata ben oltre la bancarotta. E ha dato la colpa agli uomini. Gli uomini hanno dato la colpa agli uomini. Nel partito di governo dominavano gli uomini, i banchieri erano senza eccezione uomini e i temerari, e assurdamente ambiziosi, che hanno condotto la piccola nazione di pescatori a credere che tutti si sarebbero bagnati in champagne francese per sempre, erano categoricamente, decisamente uomini. Perciò, come ha commentato il Financial Times allora, sono apparse le donne per sistemare le cose. Il premier è stato sostituito dalla prima donna nella storia d'Islanda a occupare la poltrona, Jóhanna Sigurdardóttir (omosessuale e sposata, con due figli dal fallito matrimonio precedente con un uomo), che continua a occupare la carica anche adesso. Le donne costituiscono la maggioranza del Governo, cinque ministeri contro i quattro degli uomini. Sono stati licenziati i consiglieri delegati (tutti uomini) delle banche fallite, si sono cambiati i nomi alle entità e si sono messe al loro posto le donne. Sempre più donne sono imprenditrici o iniziano ad apparire nei CdA delle imprese private. Per scegliere tra i numerosi esempi, l'amministratore delegato della maggior compagnia d'assicurazioni d'Islanda è una donna, così come la responsabile per il Paese di Rio Tinto Alcan, che guida il potente settore nazionale dell'alluminio" scrive Carlin per spiegare il cambio radicale voluto dalla società islandese.
Per dimostrare le sue tesi, Carlin intervista la 36enne Ministra dell'Educazione, Scienza e Cultura Katrin Jakobsdottir, appena tornata al lavoro dopo la terza maternità (una donna di 36 anni, con 3 figli in ternea età, Ministro dell'Istruzione e della Cultura: un altro mondo è possibile, un'altra Italia è possibile!). La parola chiave della nuova Islanda è la sostenibilità: l'epoca del capitalismo dall'arricchimento rapido è finita ed è tempo di costruire un modello sostenibile. Un concetto caro a tutti i partiti islandesi e che Jakobsdottir sintetizza così: "Molti hanno addossato gli eccessi dei bamchieri che ci hanno causato tanti problemi alla cultura maschile". E continua: "Nel 2009 tutti dicevano: "Quello di cui abbiamo bisogno è meno pensiero di arroganza maschile e più donne con idee praagmatiche e strategiche". Quello che abbiamo imparato da allora è che, se vogliamo rimanere lontani dalla crisi e costruire, non bisogna pensare nel futuro immediato, ma ai prossimi 10-20 anni. Questo non è il modo di pensare di un Governo dominato dagli uomini; questo è un modo di pensare femminile". Gli esempi che porta il Ministro a questo nuovo modo di pensare riguardano soprattutto le diverse mentalità tra uomini e donne: "In generale l'influenza femminile si vede nell'enfasi che diamo allo sviluppo sostenibile, nel costruire l'economia pensando al lungo termine, in modo affidabile e sicuro. Le donne pensano in questi termini perché è la loro natura. Un esempio più specifico: come stiamo affrontando i temi delle tasse e dei bilanci. L'idea è analizzare i diversi impatti che il sistema ha su uomini e donne, e vedere come possiamo adattarli affinché ci sia più uguaglianza di genere. Si vede l'influenza femminile nella discussione sull'impiego. Gli uomini si concentrano di più in cose come l'industria dell'alluminio, noi parliamo dei settori creativi. Siamo arrivati alla conclusione che le arti, in particolare musica e letteratura, apportano al Paese tanto denaro quanto l'estrazione di alluminio. Non credo che agli uomini sarebbe neanche venuto in mente". Le donne stanno dunque cambiando l'Islanda? Secondo Jakobsdottir sì: la forza maschile, che ha definito l'epoca in cui gli islandesi hanno giocato a essere banchieri e ad arricchirsi rapidamente, è stata sostituita da "una forza femminile, che è sulla terra, che non punta alle stelle e che cerca di piantare radici e lavorare per un futuro sicuro".
Uno degli esempi scelti da Carlin per parlare di questo impegno con radici e futuro è Birna Einarsdottir, una delle donne chiamate a sostituire gli uomini nei CdA delle banche islandesi. "Dobbiamo attenerci a quello che sappiamo, non fare i furbi e, invece di pensare di sapere tutto, chiedere aiuto" Cosa che, commenta Carlin, gli uomini non fanno. Con questa mentalità più pragmatica, molte donne hanno iniziato la loro attività imprenditoriale: una di loro è Sjöfn Sigurgisladottir, che nel 2009 ha lasciato il suo posto di direttore esecutivo di un organismo statale sulla sicurezza alimentare per dedicarsi a un'impresa ittica, messa su con due socie. "Stiamo entrando in un'industria che prima era esclusivamente maschile, questo è sintomatico del cambio in corso in Islanda da quando è scoppiata la crisi. Le donne stanno assumendo un ruolo molto più attivo nell'economia, assumono più responsabilità; è anche vero che ci appoggiamo le une alle altre, creando club femminili e approfittando più che mai le opportunità". In questo sono aiutate, tutto bisogna dirlo, da una società creata da decenni di socialdemocrazia (diciamo tutto fino in fondo, giusto?), che non le obbliga a scegliere tra lavoro e famiglia e divide le responsabilità familiari tra i due sessi.
"Secondo un rapporto del Fondo Economico Mondiale sull'uguaglianza di genere, l'Islanda occupa il primo posto nel mondo ("Vivo parte del mio tempo in Svizzera" mi ha detto Sigurgisladottir "e la differenza con il posto che oocupano lì le donne nella società è scandalosa")". Ma non c'è solo la disposizione culturale resa possibile da decenni di socialdemocrazia: "Le donne d'Islanda hanno ottenuto questi risultati prima che la crisi finanziaria colpisse il Paese. Quello che è successo da allora è che hanno complementato l'uguaglianza in casa e nel lavoro con un nuovo grado d'influenza e autorità el cuore del potere politico ed economico". Ed è Katrin Jakobsdottir a spiegare cosa significa l'ingresso delle donne nel cuore del potere politico ed economico: "Avere un Gabinetto con metà uomini e metà donne, e adesso con più donne, fa la differenza. Il centro dell'attenzione politica cambia, quando ci sono più donne al Governo, voglio dire che c'è differenza su quello che si discute. Per questo negli ultimi tre anni è successo qualcosa di grande e di importante e per cui non credo sia possibile tornare indietro. Abbiamo cambiato al natura della discussione". E non solo.
Hanno ottenuto anche risultati che, se non hanno ridato agli islandesi il tenore di vita perduto, hanno rimesso il Paese in carreggiata, con numeri che causano invidia nel Paesi della UE, e hanno ottenuto il plauso del FMI. El Pais riassume così i tre anni della nuova Islanda: "Il bilancio statale è quasi in equilibrio, le esportazioni superano le importazioni, la moneta è stabile e l'anno scorso il FMI ha pubblicato un rapporto positivo. (…) Nella mia recente visita ho assistito al Festival Gastronomico annuale dell'Islanda, Food and Fun, che si celebra dal 2002 ma è stato a punto di essere sospeso, per mancanza di soldi, nel 2009, 2010 e 2011. Quest'anno è tornato a fiorire con la partecipazione di 30 chefs di tre continenti e 25mila islandesi che pagano 40 euro a testa nei ristoranti locali (c'è un 50% di locali per mangiare in più a Reikyaviik rspetto a tre anni fa). Icelandair ha raddoppiato le sue rotte dal 2009 e ha aumentato il numero di passeggeri del 20%. Si è creata una nuova linea aerea, WOW, e il turismo è tornato; i posti letto per luglio e agosto sono praticamente esauriti; i prezzi delle case sono aumentati del 10% e le vendite delle Mercedes Benz, secondo quanto mi hanno detto fonti attendibili, sono improvvisamente aumentati. Quanto alla sanità e alla scuola pubblica, così buone che neanche i fugaci milionari dell'epoca del boom hanno sentito il bisogno di passare ai privati, non hanno sofferto perdita di qualità, nonostante i tagli che il Governo ha dovuto fare. Come prova della normalità arrivata dove prima era pronta l'Apocalisse, il dibattito fondamentale tra i partiti di sinistra e di destra in Parlamento è oggi l'eterna questione di routine: se bisogna aumentare o tagliare le tasse.  Se, dopo essere ricorsi con successo alla svalutazione della moneta per riprendere salute, conviene adesso entrare nell'euro".