lunedì 2 luglio 2012

Enrique Peña Nieto è il nuovo presidente del Messico: Governerò per tutti

Secondo il conteggio rapido dell'IFE, e in attesa della conferma del conteggio ufficiale, Enrique Peña Nieto è il nuovo presidente del Messico, con una percentuale di voti compresa tra il 37,9% e il 38,5%; dietro di lui c'è il candidato della sinistra Andrés Manuel López Obrador, a cui sarebbero andati il 30,9%-31,8% dei voti, e la candidata del PAN, il partito del presidente Felipe Calderón, Josefina Vázquez Mota, con il 25,1-26,9% dei voti. Josefina ha riconosciuto il successo di Peña Nieto non appena sono stati resi noti i primi sondaggi, AMLO non lo ha fatto e ha dichiarato di voler aspettare i risultati ufficiali, che saranno resi noti tra un paio di giorni.
Enrique Peña Nieto, 45enne (compirà 46 anni nelle prossime settimane) di bell'aspetto, ex Governatore dello Stato del Messico, padre di quattro figli (uno lo ha avuto da una relazione extraconiugale, durante il primo matrimonio) e patrigno delle tre figlie che la seconda moglie, la popolare attrice di telenovelas Angélica Rivera, ha avuto dall'ex marito, si è riconosciuto presidente del Messico pochi minuti dopo la pubblicazione dei dati dell'IFE. Lo ha fatto con un discorso emozionato, riportato integralmente da eluniversal.com.mx, in cui si dichiara presidente di tutti i messicani e assicura che nel suo progetto non avrà spazio chi non ama e non difende la democrazia. Più volte, durante il suo discorso, ha ripetuto che la sua vittoria è la vittoria del Messico e che l'allegria non dev'essere tanto per la sua vittoria quanto per l'affermazione della democrazia. "Assumo con emozione, con grande impegno e piena responsabilità il mandato che i messicani mi hanno affidato oggi" ha detto "Questa domenica ha vinto il Messico: la giornata elettorale è trascorsa in pace e con tranquillità, è stata un'autentica festa democratica, in cui hanno votato oltre 49 milioni di messicani. Questa elezione è stata dei cittadini. Sono stati i cittadini quelli che hanno emesso, controllato e contato i voti". Dopo aver ringraziato chi ha lavorato perché le elezioni fossero un successo della democrazia e aver ringraziato il presidente Felipe Calderón per la sua telefonata di congratulazioni e la sua famiglia per averlo sostenuto durante i tre mesi di campagna elettorale, EPN ha voluto salutare chi non ha votato per lui, ricordando che tutti i messicani, sia quale sia il loro colore politico, hanno in comune il grande affetto per il Messico e il desiderio che possa crescere in pace e garantire il benessere ai propri cittadini: "Oggi non ha vinto una persona o un partito politico, oggi ha vinto la democrazia, con questa elezione vinciamo tutti, ha vinto il Messico. Assicuro a chi ha votato per altri candidati che governerò con tutti e per tutti. Abbiate la certezza che mi sforzerò al massimo per dare risposta alle vostre legittime domande. Vi invito con franchezza a lasciare alle spalle le differenze e le tensioni proprie di questa battaglia elettorale e di qualunque altra; al di là dei colori e delle sigle di partito, oltre alle preferenze personali, c'è qualcosa che ci accomuna e ci affratella: il nostro amore per il Messico. Condividiamo le stesse sfide e dobbiamo stare insieme per  superarle. Nel Messico di oggi, plurale e democratico, c'è spazio per tutti, tutti siamo parte importante e tutti abbiamo molto da dare per le soluzioni che richiedono i messicani" Per questo il neopresidente ha chiesto l'unione di tutti i messicani e la piena riconciliazione nazionale.
Nel suo progetto, ha spiegato, non ha spazio solo chi non crede nella democrazia. Da parte sua c'è l'intenzione di esercitare "una presidenza moderna, responsabile, aperta alla critica, disposta ad ascoltare a prendere in considerazione tutti". Tra le voci che Peña Nieto intende ascoltare c'è anche quella, molto critica, degli studenti universitari, che hanno dato vita al movimento #yosoy132, per protestare contro la manipolazione dei media sull'informazione politica e la difesa che hanno fatto della sua stessa candidatura alle elezioni. "Le espressioni della società hanno preso nuovo impulso nella voce dei giovani, condivido il loro anelo e comprendo i loro reclami. Anch'io voglio un nuovo Paese, un Paese di successo, che riconosca il potenziale e il talento di ogni messicano. Con la rinnovata partecipazione dei giovani del nostro Paese, il Messico ha vinto. Ascolto gli studenti, ma anche quelli che non hanno potuto continuare i propri studi, quelli che non trovano impiego, quelli che lavorano duramente per fare andare avanti le proprie famiglie. Ascolto tutti i giovani e assicuro a tutti una cosa: continueremo a costruire questo Paese, in democrazia".
Poche le parole che il nuovo presidente messicano ha dedicato al convitato di pietra delle elezioni, quella criminalità organizzata, sostenuta dal narcotraffico, che durante la presidenza di Felipe Calderón ha ucciso 60mila persone. "Che sia chiaro: davanti al crimine organizzato non ci sarà patto né tregua".
Poi la promessa di iniziare subito le riforme promesse e di dedicarsi a dare spazio "a una rinnovata economia di mercato libero con senso sociale".
Con Enrique Peña Nieto alla presidenza, torna al potere il Partito Rivoluzionario Istituzionale (PRI), che ha governato il Messico per oltre 70 anni, con il breve intervallo delle presidenze di Vicente Fox e Felipe Calderón. E' la vittoria dell'establishment, degli imperi mediatici, dell'impunità e della corruzione di questo grande Paese latinoamericano, il più grande di lingua spagnola? Lo temono i movimenti sociali nati in questi anni per protestare contro la violenza, l'insicurezza e l'Esercito nelle strade per lottare contro il narcotraffico, a EPN il difficile compito di dimostrare che davvero, dal partito al governo per 70 anni e responsabile di tanti ritardi messicani, possa partire il rinnovamento, grazie a una nuova generazione arrivata al potere, quella nata a metà degli anni 60.
Nel suo primo discorso Peña Nieto aveva accanto a sé la moglie Angélica, che è stata uno degli assi nella manica durante la campagna elettorale, data la grande popolarità di cui gode e l'abilità con cui ha saputo trasformarsi in moglie discreta del leader, secondo l'iconografia classica dei partiti conservatori. Vederli insieme deve essere stata una delizia per le casalinghe degli strati popolari, che non si perdono una telenovela di Televisa, la tv che ha sapientemente seguito il loro amore, nato in maturità. Ma fa anche strano pensare alla Gaviota, così i giornali affini si ostinano a chiamare Angélica Rivera, da uno dei suoi personaggi più noti, come alla nuova primera dama del Messico. Sono probabilmente i due Messico, quello popolare e popolano e quello laico e cosmopolita, che faticano a incontrarsi.