venerdì 28 settembre 2012

Pedro Almodóvar: signor Rajoy, non si impadronisca del mio silenzio!

Si può dire grande Pedro Almodóvar?
Il 25 settembre migliaia di spagnoli hanno manifestato a Madrid, cercando di raggiungere il Congreso per circondarlo ed esprimere così ai deputati il proprio scontento. Sì, la Prefettura madrilena ha detto che erano 6mila, ma, considerando che erano affollate sia la Puerta del Sol che la Plaza de Neptuno e, considerato che quando la plaza de Neptuno la riempiono i colchoneros, i tifosi dell'Atlético, sono sempre oltre 15mila, non si capisce perché quando la riempiono gli indignados sono meno di 6mila (e non parliamo della Puerta del Sol, dall'altra parte).
Come sia finita quella manifestazione l'ha visto tutto il mondo: i 1500 poliziotti inviati dal Ministero dell'Interno hanno iniziato a caricare la folla, con un bilancio finale di 67 feriti e 35 arrestati.
Il meglio è arrivato il giorno dopo, quando, a New York, Mariano Rajoy si è rivolto alla "maggioranza silenziosa", quella che non manifesta, quella che non apre i telegiornali, quella che lavora e accetta i sacrifici per tirare la Spagna fuori dalla crisi (come se chi manifesta stesse tutto il giorno con le braccia incrociate dietro la schiena), per ringraziarla. Vi suonano queste parole, secondo le quali chi non manifesta sta dalla parte del Governo? La destra, la più becera, è uguale in tutto il mondo (e davvero terrorizza che ci sia un 13% di decerebrati, in Italia, che è pronto pure a riprovarla, non contento dei disastri e dei sacrifici a cui la sua incompetenza ci ha portati, dopo dieci anni di Governo).
A dimostrare quanto questa "maggioranza silenziosa" sia eterogenea, in un bell'articolo apparso oggi sull'edizione spagnola di The Huffington Post, è stato Pedro Almodovar. Un grande.
Ecco le sue parole in italiano.

A volte succede che, quando sei in pieno lavoro, a costruire una finzione, ti invade la sensazione che la cosa importante sta succedendo fuori, qualcosa di molto più potente della storia he tu stai creando con affetto e ossessione. E' vero che l'essere umano contemporaneo ha bisogno di una dosi giornaliera di finzione, senza la quale non saprebbe vivere, ma è anche vero che in molte occasioni i ruggiti della realtà, che attraversano le nostri televisioni e gli schermi dei nostri computer, sono così potenti da lasciarti senza fiato e con la sensazione che un film sia un qualcosa di insignificante, paragonato. Mi è successo martedì, mentre montavo il mio film e un impressionante tsunami di cittadini bramava nella plaza de Neptuno il suo diritto di dissentire con i politici che dicono di rappresentarli, riuniti al Congreso. Le grida di questa marea, assediata, e in occasioni menata e trascinata, dai 1300 poliziotti in plaza de Neptuno, ha riempito le prime pagine dei quotidiani di tutto il mondo, ma non sono riuscite a far vibrare il timpano di Mariano Rajoy, nei suoi giorni newyorkesi. Nella sua conferenza all'American Society/Council of the Americas, Rajoy è tornato a ridisegnare la realtà a suo piacimento, ringraziando da New York "la maggioranza silenziosa degli spagnoli che non manifestano".
Signor Rajoy, sono parte di questa maggioranza silenziosa che non ha manifestato il 25-S e la prego di non tergiversare e molto meno di appropriarsi del mio silenzio. Che io non fossi fisicamente a Neptuno non significa che non mi indigni davanti alle cariche della Polizia, alla smisurata reazione della delegata del Governo, alla manipolazione della tv statale delle immagini dei fatti, all'arroganza degli agenti che si sono rifiutati di identificarsi alla Stazione di Atocha e hanno intimidito i viaggiatori (tutt ben lontani dal Congreso), mentre proibivano ai fotografi di continuare a lavorare, all'impegno per cui noi madrileni ci siamo trovati sin dalla mattina con una città assediata e che questa circostanza ci mettesse contro i manifestanti (missione fallita, noi madrileni abbiamo sofferto in silenzio e a grida, perché non crediamo alle persone che ci governano dal Comune o nella Comunidad, persone elette per fatalità e per il vantaggio di essere incluse in una lista elettorale chiusa).
Le immagini e tutto quello che le circonda sono manipolabili, il colore, le parole, i gesti, le intenzioni, tutto dipende dal narratore. Qualunque realtà può significare qualcosa o il suo contrario, secondo gli interessi di chi racconta. I portavoce del Governo, lo stesso presidente, possono raccontare quello che è successo a Neptuno come vogliono, lo fanno ogni giorno, ma per fortuna in questi tempi è impossibile essere gli unici narratori, per quante botte la Polizia sia disposta a distribuire tra chi ha una macchina fotografica.
Viviamo in un mondo dominato dalle nuove tecnologie (e in questa occasione, che siano benedette), oltre che di molteplici fotografi e cameramen professionisti (impressionante vederli lavorare nel centro stesso del sisma, come reporter di guerra. Ammirevole la testimonianza che hanno lasciato, tanto per il loro valore morale quanto artistico), la maggioranza dei manifestanti porta, oltre a grida e slogan veritieri ("Rubano, menano, non ci rappresentano"), una macchina fotografica o un semplice telefono, le cui immagini non vedranno la luce su TVE, ma uno può vederle in altri mezzi digitali o in Youtube. In queste immagini possiamo vedere con tutta chiarezza, le botte, assolutamente reali, di un poliziotto mascherato (tutti lo sono, tranne qualche infiltrato, che c'è anche stato e c'è testimonianza di questo) e il volto scoperto della sua vittima, pallida, con un'apertura in testa e preso per la camicia. Sangue rosso, documentato, narrato da qualunque assistente all'"atto".
Ho preso come esempio una sola foto, ma nei media non statali ce ne sono moltissime di più, tante come narratori che contraddicono la versione ufficiale e che, almeno per questa volta, stanno trovando ampia eco sui media internazionali. Possono continuare a succedere atrocità come quelle di questa settimana, ma la nostra cruda realtà ("cruda" nel senso fotografico, cioè, la prima immagine della realtà quando non è ritoccata), così complessa e a volte così semplice, avrà molti narratori e molti punti di vista. Ai responsabili dell'ordine pubblico risulterà molto difficile silenziarli. Non basterà sparare pallottole né trascinare i manifestanti sull'asfalto.