martedì 6 dicembre 2011

Il Twittergate di Peña Nieto, candidato alla presidenza del Messico

Lo chiamano il Twittergate o la Waterloo del candidato e dal finesettimana sta divertendo il Messico delle reti sociali e un po' meno quello del potere conservatore.
Enrique Peña Nieto ha 46 anni e il fascino impeccabile e rassicurante del galán delle telenovelas, del resto ha sposato un anno fa, in seconde nozze, Angelica Rivera, una delle stars del genere (in Italia l'abbiamo vista su Rete4, in Regina, nel Messico la chiamano la Gaviota, dal nome della protagonista dell'inguardabile Destilando amor). Dal 2005 al 2011 è stato il Governatore dello Stato del Messico per il conservatore PRI, il partito rivoluzionario che è stato al potere per 70 anni, prima di essere finalmente battuto, nel 2000, da Vicente Fox. E' stato il governatore più popolare della Repubblica Messicana, merito della precoce vedovanza che lo ha lasciato solo con tre figli pre-adolescenti, e della successiva storia d'amore con Angelica Rivera, con la stupefacente, e benedetta da Televisa e dal suo impero mediatico, creazione della loro famiglia allargata, in cui i sei figli vanno d'amore e d'accordo e tutti sprizzano zucchero da ogni poro. Il matrimonio con Angelica Rivera, un anno fa, è stato il suggello alle ambizioni presidenziali di Peña Nieto, che ha adesso accanto la Primera Dama glamour, dai valori conservatori, che il Messico dei terratenientes e dei poteri forti si aspetta (Rivera ha lasciato le telenovelas per dedicarsi a marito e sei figli).
Tutto procedeva perfettamente: Enrique Peña Nieto dall'aspetto gradevole e Angelica Rivera dal fascino rassicurante e i loro sei figli, ormai quasi tutti adolescenti, formavano la famiglia perfetta in cui mezzo Paese vuole rispecchiarsi; Peña Nieto proponeva un Messico dai valori forti, in cui lo sforzo viene adeguatamente premiato e il narcotraffico con la sua violenza finalmente battuto. Insomma, era il candidato favorito in ogni sondaggio, il prediletto delle donne e dell'establishment conservatore. Poi.
Lo scorso fine settimana il bel candidato è volato a Guadalajara, per prendere parte alla Fiera Internazionale del Libro, la più importante del mondo di lingua spagnola e una delle più prestigiose del mondo (probabilmente immediatamente dietro quella di Francoforte). Peña Nieto doveva presentare un libro, México la gran esperanza, scritto da lui (o, meglio, da qualche ghost-writer). Lo ha fatto con un discorso brillante, in cui ha raccontato il Messico della cultura e della necessità di investire nella preparazione, nella scuola e nella cultura. Ha incontrato quindi i giornalisti ed è successo il patatrac.
Gli hanno chiesto i titoli dei tre libri che gli hanno cambiato la vita. Una domanda imprevista, i consiglieri che non lo mollano mai sono lontani e Peña Nieto si è perduto. Non ha saputo citare un solo libro e per quattro lunghi minuti, finiti subito su Internet, si è impappinato, confuso e avvitato su se stesso, premettendo che non ricorda facilmente i titoli dei libri che legge. Da buon conservatore che deve tenersi buono l'elettorato tradizionale ha citato la Bibbia, che ha influito su di lui da ragazzi, anche se non l'ha letta completamente. "Poi mi è piaciuto La Silla del Aguila di Enrique Krauze (in realtà è di Carlos Fuentes e nessuno dei due autori è simpatizzante di Peña Nieto NdRSO), mi piacciono particolarmente le letture storiche" ha detto tra incertezze e dubbi vari, mentre i suoi uomini gli facevano disperatamente segno di lasciar perdere e tagliare la risposta.
Adesso, personalmente detesto domande di questo genere, perché non mi vengono mai in mente i libri, le canzoni o i film giusti. Ma Enrique Peña Nieto era ospite della più importante manifestazione editoriale del suo Paese e dell'intero universo ispanico: non poteva immaginarsi una domanda sulle sue letture predilette e prepararsi?
Fatto sta che la sua performance è finita su youtube e sui principali media messicani e di lingua spagnola e inglese. E da lì il passo alle reti sociali è stato inevitabile. Mucho Face y poco Book, Il colmo per Peña Nieto è stato nascere sotto il segno del Leone (in spagnolo il Leone è Leo, che è anche la prima persona singolare del verbo leggere, di lì il gioco di parole NdRSO),  Lettura prediletta di Peña Nieto: I have a dream di Martin Burger King, Dice Peña Nieto che il suo libro favorito è "Senza teleprompter non c'è paradiso", L'autore preferito di Peña Nieto è Gael García Márquez, Domanda: Cosa pensa di Arancia meccanica? Risposta di Peña Nieto: Non sono a favore dei transgenici. Insomma, Twitter si è come al solito scatenato.
Solo che la cosa non ha divertito Paulina, la primogenita adolescente del candidato, che ha retwitteato un Twitt del suo fidanzatino, "un saluto a tutta la banda di sciocchi che appartengono al proletariato e criticano solo chi invidiano". La risposta della rete sociale è stata di nuovo immediata, con l'hashtag #yosoyprole (sono proletario). Paulina ha chiuso il suo account e in casa Peña Nieto devono esserci stata maretta, se non tempesta. Ieri la ragazzina ha riaperto il suo account chiedendo scusa mentre il suo illustre genitore si è scusato per lei, rivelando una lunga conversazione con i figli, in cui ha parlato loro di tolleranza e rispetto.
Ovviamente non si sono scatenate solo le reti sociali, ma anche gli avversari. "Il Messico non può essere governato da un analfabeta, avrebbe potuto citare almeno Biancaneve e i sette nani!" ha detto il politico Porfirio Muñoz Ledo. Mentre Mauricio Toledo ha commentato: "Siamo davanti all'inedito caso di un uomo che ha scritto più libri di quelli che ha letto".
Ma, a parte le burle, ci sono gli editoriali preoccupati, che parlano della selezione dei candidati fatta non solo dall'establishment, ma dagli stessi elettori nelle urne. Per dire, davvero le donne possono votare Peña Nieto, perché è belloccio, è sposato con una star e ha una bella famiglia? Non ci vuole qualcosa di più per votare il futuro Presidente del proprio Paese? El economista è piuttosto duro nella sua analisi: "Il fatto è che il suo sbaglio nel rispondere a una domanda così elementare rivela il Peña Nieto di carne e ossa, lo rivelano per quello che è. Un politico professionista estremamente protetto e curato dal suo intorno politico e dai suoi assessori, che si mostra incapace di rispondere a qualcosa da solo, una domanda che non sia compresa nelle cartelle che gli prepara il suo staff. L'altro punto è che mostra l'aspirante alla presidenza più forte nelle inchieste come qualcuno ignorante e senza preparazione. Non si tratta di un atteggiamento snob, circa il fatto che esperienza e conoscenza si trovino unicamente nei libri, perché ci sono testimonianze di molte persone e governanti che hanno acquistato il loro sapere con esperienze della vita. Ma senza dubbio leggere aita, troppo, e di più se il suddetto aspira ad essere presidente della Repubblica, un ruolo che concentra il potere politico nel Messico. La figura di Peña Nieto rivela anche come è stata finora la sua ascesa politica. Il candidato priista ha svolto la carica di Governatore dello Stato del Messico in un intorno mediatico protetto, senza giornalisti che lo mettessero in discussione, mimato dalle grandi televisioni".
Su El Diario de Coahuila paragonano l'errore di Peña Nieto al fallimento della campagna elettorale di Rick Perry, il governatore repubblicano del Texas, la cui candidatura alla presidenza si è sgonfiata dopo una serie di errori e incertezze nei dibattiti. "Se questo è successo a Perry è perché negli USA i candidati sono obbligati a parlare molto. La pressione è tremenda. I media fanno loro domande continuamente su qualunque argomento. Il problema è che in Messico, con l'assurda legislazione elettorale che abbiamo, si privilegia più il silenzio dei candidati che il dibattito costante e intenso. Qualcosa che, senza dubbio, dovremmo cambiare. Perché le campagne sono un elemento indispensabile, affinché noi elettori vediamo di che pasta sono fatti i candidati che pretendono governarci".