domenica 20 gennaio 2013

Buste di denaro in nero ai dirigenti del PP: Rajoy promette mano dura,ma quando si scuseranno, i politici?

Una delle cose che più si rimproverano al presidente del Governo spagnolo Mariano Rajoy è il suo fragoroso silenzio. Tace davanti alla crisi economica, davanti alle misure draconiane prese dal Consiglio dei Ministri per ridurre il deficit, davanti alle manifestazioni degli spagnoli indignados, davanti agli scandali di corruzione che devastano la classe dirigente spagnola. Ma stavolta il Presidente non ha taciuto e, anzi, ha reagito con prontezza, impedendo che gli spagnoli guardassero smarriti alla Moncloa, in attesa di una parola di chiarimento.
Rajoy ha approfittato di un'apparizione  a una riunione del PP ad Almería, in Andalusia, per dire chiaramente che non gli "tremerà la mano" se venisse "a conoscenza di irregolarità o condotte improprie nel partito". Lo scandalo che in questi giorni sta scuotendo il PP riguarda l'ex tesoriere Luis Bárcenas; un paio di giorni fa una rogatoria dalla Svizzera, nell'ambito dell'inchiesta sul caso Gürtel, ha rivelato che aveva un conto da 22 milioni di euro alla Dresdner Bank di Ginevra più altri tre conti minori con ingenti quantità di denaro. Secondo i giudici questi fiumi di denaro arrivavano da commissioni ottenute illegalmente dall'assegnazione di contratti pubblici.
La rivelazione ha scosso i vertici del Partito, anche perché, dopo una giornata convulsa, è stato confermato che Bárcenas ha utilizzato una società per poter ripulire 10 milioni di euro con il condono fiscale previsto dal Governo del PP. L'opposizione del PSOE ha chiesto spiegazioni in Parlamento a Rajoy sul condono fiscale, ipotizzando sia stato approvato per salvare Bárcegas, mentre dai media di tutti i colori si sono chieste spiegazioni a Maria Dolores de Cospedal, Segretario Generale del PP, che qualche mese fa, davanti agli scandali di corruzione catalani, aveva assicurato che in analoghe circostanze si sarebbe dimessa.
Il Partito (e la Spagna) non ha avuto il tempo di riprendersi da questa rivelazione che ieri, in prima pagina, El Mundo ha lanciato una nuova bomba: Bárcenas consegnava ogni mese, a parte dei dirigenti del PP, buste contenenti dai 5 ai 15mila euro, che si aggiungevano agli stipendi regolari, ricevuti dal PP e dalle istituzioni pubbliche in cui lavoravano (evidentemente Parlamento compreso). Lo scoop del quotidiano di Pedro J. Ramirez ha choccato il PP, i suoi militanti e l'opinione pubblica spagnola. Maria Dolores de Cospedal, che sta reagendo con molta freddezza alla corruzione che si sta scoprendo ai vertici del partito, come se la cosa non la toccasse, ha già fatto sapere che "nel PP chi la fa la paga e che ognuno paghi il suo conto". Che è un modo di scaricare corrotti e  corruttori, certamente, ma è anche un modo di non farsi carico di quello che è successo nel Partito.
I suoi predecessori Ángel Acebes e Javier Arenas, due dei leaders conservatori più prestigiosi degli anni di José Maria Aznar, hanno subito chiarito che i conti del PP, durante la loro tappa alla Segretaria, erano perfettamente in ordine con quanto stabilisce la legalità; Rajoy ha confermato loro fiducia, credendo pubblicamente alle loro parole e alla loro "onorabilità", lasciando però scoperto Francisco Álvarez-Cascos, che ha guidato il partito durante il Governo di Aznar e adesso fuori dal PP (ha fondato il Foro de Asturias, con il quale ha brevemente governato il Principato).
Il Partido Popular si trova a fare i conti con l'ennesimo scandalo di corruzione, che segue il caso Gürtel, da cui è nato, e Punto Arena, da cui è nato il caso Noos che sta distruggendo la reputazione di Iñaki Urdangarin. E dipende adesso dalla fermezza che Mariano Rajoy dimostrerà al ripulire i vertici del partito. Non appena si sono scoperti i conti svizzeri di Luis Bárcenas, Esperanza Aguirre ha chiesto rigore al partito perché non può essere che l'opinione pubblica pensi che la politica è cosa sporca e corrotta; Rajoy ha espresso un concetto simile, al rivendicare che "non è accettabile che si dica che in politica è tutto sporco". E viene in mente che in Italia Pierluigi Bersani lamenta le stesse cose: la politica è una cosa appassionante e la maggior parte dei politici lavora con onestà e spirito di servizio. Ma bisogna reagire prontamente e fermamente davanti alla corruzione, per essere credibili. Per esempio, i media spagnoli hanno rivelato che Luis Bárcegas, allontanato dal partito e costretto alle dimissioni da senatore dopo il suo coinvolgimento nel caso Gürtel, aveva ancora un ufficio nella sede del PP, in cui si recava regolarmente, e aveva una guardia del corpo-autista pagata dal partito. Sta bene, questo? Claro que no.
Sono scandali che rivelano come gli anni del boom economico siano stati accompagnati da una corruzione generalizzata, dall'arroganza di una classe dirigente che si sentiva intoccabile. C'è come la sensazione che non si uscirà da questa crisi economica senza una rigenerazione morale, che spazzi via questa classe dirigente (in cui molti includono anche re Juan Carlos), ubriacata dai fiumi di denaro arrivati grazie all'Europa e all'introduzione dell'euro e responsabile della peggior crisi e conomico-sociale della storia spagnola recente.
C'è un bel post, nel blog di Ángel F. Fermoselle, su elmundo.es, che spiega un sentire che credo non sia solo spagnolo, ma anche italiano e greco, in questi anni in cui si chiedono sacrifici durissimi alle classi medio-bassi e si lasciano incolumi le classi più agiate, dirigenti politici inclusi.
"Ho corrotto. Mi sono arricchito. E ho portato il denaro (in Svizzera). E ho unto sindaci che riqualificavano terreni dubbiosi. E ho pagato con denaro pubblico in buste nere compagni d el Partito. E ho mentito per tutto il tempo. Mi spiace molto: mi sono sbagliato, mi pento di tutto. Questo, finora, non lo abbiamo visto nel nostro Paese. Forse non lo vedremo. Quando succederà, nella politica spagnola, che uno dei suoi traditori ammetta i suoi inganni, come ha appena fatto Lance Armostrong? Quando vedremo un politico arrossire davanti a un giornalista e ammettere che la sua condotta è stata inadeguata, che l'ambizione lo ha trasformato in un'altra persona e che quello che ha fatto non stava bene? Il discredito della nostra classe politica sta raggiungendo quote vergognose, persino per i nostri stessi standard". Sono concetti che esprimono un comune sentire, qui, nel Mediterraneo. Ma non bisogna neanche dimenticare che i primi responsabili della classe politica al potere, sono gli elettori. Difficile pensare a una rigenerazione di classi politiche corrotte, inadeguate e mediocri, se nelle urne si vota per politici corrotti e/o corruttibili, mediocri e incapaci.