Non si può stare tranquilli, in Spagna. Dopo essere riusciti
finalmente a tenere sotto controllo la prima de riesgo, lo spread, dopo mesi di
agitazione e minaccia di rescate, ci si mettono
prima gli italiani e poi i ciprioti ad agitare le acque. Il risultato delle
elezioni italiane, con i seri problemi di governabilità del Paese, ha messo in
agitazione i mercati, facendo risalire, seppure di poco, lo spread spagnolo.
Non erano sufficienti gli editoriali pieni di livore verso quest'Italia che sta
messa peggio (quanti articoli ci saranno stati, a paragonare Italia e Spagna, a
cercare di trascinare anche l'Italia, molto più importante della Spagna, a
livello economico, politico e storico nella UE, nello stesso destino per
cercare di evitare il peggio?), ci volevano Beppe Grillo e Silvio Berlusconi, i
due clowns, ad aumentare il rancore e l'incredulità spagnoli.
Ma l'Italia è stata solo il prologo. Il problema vero è arrivato a Cipro. E
bisogna riconoscere che i media spagnoli, sempre più attenti di quelli italiani
su quello che si cuoce nel mondo, grazie anche alle attivissime (e
indignadisimas) reti sociali, erano da tempo concentrati sulla crisi dell'isola
mediterranea e avevano già spiegato come il Paese si fosse trasformato in una
sorta di paradiso fiscale delle fortune più e meno legittime di Russia e Medio
Oriente, approfittando della posizione geografica e dell'appartenenza europea.
Cipro ha avuto bisogno di quel rescate che la Spagna è riuscita finora ad
evitare, tutti pensavano che sarebbe stata piccola cosa, non arrivando il suo
PIL neanche all'1% di quello dell'Unione Europea, ma mai fare i conti senza
Angela Merkel e quello di cui è capace pur di non perdere le elezioni
d'autunno. Grazie alla Germania è stato introdotto per la prima volta in Europa
quello che tutto il mondo ispanico chiama corralito, ricordando il panico degli
argentini, quando, nel pieno della crisi del 2001, il Governo decise di bloccare i
prelievi dai conti correnti, se non per piccole somme. La signora Merkel ha
preteso che i ciprioti pagassero parte del riscatto e ha deciso che ai conti
correnti presenti nelle banche dell'isola venga applicata una tassa del 6% ai conti correnti inferiori ai 100mila euro (e del 9% a quelli superiori), che secondo le leggi
europee sono sacri e intoccabili. Addio sicurezza giuridica, verrebbe da dire,
manco l'Europa fosse l'Argentina, il Venezuela o una delle tanto vituperate
repubbliche populiste di Latinoamérica.
I ciprioti hanno fatto per tutto il weekend lunghe code davanti agli sportelli
automatici, per prelevare il salvabile, mentre il Governo ha impedito le
operazioni bancarie via internet per impedire i trasferimenti di capitale
online. Ma, a parte l'indignazione per l'ennesimo esempio di mediocrità di
Angela Merkel (si sottolineeranno mai abbastanza due concetti evidenti in
questi anni, che due donne ha avuto l'Europa come Presidenti del Governo e sono
state entrambe disastrose, e che ogni volta che la Germania ha la leadership
dell'Europa la conduce al disastro?), in Spagna sono immediatamente partiti i
campanelli d'allarme: e se toccasse anche ai nostri correntisti una misura del
genere?
Oggi gli editoriali dei quotidiani più importanti cercano di tranquillizzare
l'opinione pubblica, ricordando che la Spagna non è Cipro. Il che, viste le
diverse importanze delle due economie nell'Unione Europea, potrebbe suonare
ridicolo, anche se con Frau Merkel non si sa mai. Se El Pais ricostruisce la
notte europea dei lunghi coltelli, in cui la Germania, appoggiata dal FMI e
dalla Finlandia, ha imposto la sua volontà, e cioè che i ciprioti si paghino il
loro salvataggio, anche con il forzoso prelievo dai conti correnti inferiori ai
100mila euro, El Mundo, in ContraOpa, uno dei suoi blog, unisce ancora una volta il
destino di Spagna e Italia, cercando di dimostrare perché "nella terza e
quarta economia dell'Eurozona" è impossibile un corralito.
"In primo luogo il rescate di Cipro è in realtà quello della sua banca. E'
un parallelismo con il caso spagnolo, con la grande differenza, per i
correntisti, che le condizioni imposte alla Spagna sono già state stabilite lo
scorso anno e non includono tasse o prelievi ai risparmiatori" scrive il blogger, Carlos Segovia. Dunque, i risparmiatori spagnoli sono al
sicuro. Ma non tanto.
Il problema, sottolinea Segovia, è il messaggio che l'Unione Europea, così
confusa, così al traino degli interessi elettorali della signora Merkel,
trasmette ai mercati, che sono quelli che, in ultima istanza, decidono il
destino dei debiti nazionali europei, vista l'incapacità della signora Merkel
di accettare una politica finanziaria comune e, soprattutto, gli oneri che la
leadership della Germania sull'Europa comporta. "Analisti di tutto il mondo
iniziato a dubitare che il precedente di Cipro non sia un giorno
esportabile, anche se parzialmente, in altri Paesi del Sud dell'Europa e anche
solo questo dubbio complica l'uscita dalla crisi della Spagna e dell'Eurozona
in generale, perché peggiora le difficoltà di attrarre investimento, risparmio
e finanziamento" scrive Segovia. E il precedente cipriota è stato segnalato
dai media di tutto il mondo, che iniziano a guardare "all'Italia senza
Governo, alla Spagna nel pieno di uno scandalo politico e alla Grecia che lotta
per rispettare le misure del suo rescate": per l'Europa si prepara la
tormenta perfetta? Chi lo sa, ma i media specializzati iniziano a temere il
contagio. E le elezioni tedesche sono solo in autunno: "Sarà molto lunga"
commenta Carlos Segovia.