lunedì 18 marzo 2013

Il corralito a Cipro e i timori di contagio di Spagna e Italia

Non si può stare tranquilli, in Spagna. Dopo essere riusciti finalmente a tenere sotto controllo la prima de riesgo, lo spread, dopo mesi di agitazione e minaccia di rescate, ci si mettono prima gli italiani e poi i ciprioti ad agitare le acque. Il risultato delle elezioni italiane, con i seri problemi di governabilità del Paese, ha messo in agitazione i mercati, facendo risalire, seppure di poco, lo spread spagnolo. Non erano sufficienti gli editoriali pieni di livore verso quest'Italia che sta messa peggio (quanti articoli ci saranno stati, a paragonare Italia e Spagna, a cercare di trascinare anche l'Italia, molto più importante della Spagna, a livello economico, politico e storico nella UE, nello stesso destino per cercare di evitare il peggio?), ci volevano Beppe Grillo e Silvio Berlusconi, i due clowns, ad aumentare il rancore e l'incredulità spagnoli.
Ma l'Italia è stata solo il prologo. Il problema vero è arrivato a Cipro. E bisogna riconoscere che i media spagnoli, sempre più attenti di quelli italiani su quello che si cuoce nel mondo, grazie anche alle attivissime (e indignadisimas) reti sociali, erano da tempo concentrati sulla crisi dell'isola mediterranea e avevano già spiegato come il Paese si fosse trasformato in una sorta di paradiso fiscale delle fortune più e meno legittime di Russia e Medio Oriente, approfittando della posizione geografica e dell'appartenenza europea.
Cipro ha avuto bisogno di quel rescate che la Spagna è riuscita finora ad evitare, tutti pensavano che sarebbe stata piccola cosa, non arrivando il suo PIL neanche all'1% di quello dell'Unione Europea, ma mai fare i conti senza Angela Merkel e quello di cui è capace pur di non perdere le elezioni d'autunno. Grazie alla Germania è stato introdotto per la prima volta in Europa quello che tutto il mondo ispanico chiama corralito, ricordando il panico degli argentini, quando, nel pieno della crisi del 2001, il Governo decise di bloccare i prelievi dai conti correnti, se non per piccole somme. La signora Merkel ha preteso che i ciprioti pagassero parte del riscatto e ha deciso che ai conti correnti presenti nelle banche dell'isola venga applicata una tassa del 6% ai conti correnti inferiori ai 100mila euro (e del 9% a quelli superiori), che secondo le leggi europee sono sacri e intoccabili. Addio sicurezza giuridica, verrebbe da dire, manco l'Europa fosse l'Argentina, il Venezuela o una delle tanto vituperate repubbliche populiste di Latinoamérica.
I ciprioti hanno fatto per tutto il weekend lunghe code davanti agli sportelli automatici, per prelevare il salvabile, mentre il Governo ha impedito le operazioni bancarie via internet per impedire i trasferimenti di capitale online. Ma, a parte l'indignazione per l'ennesimo esempio di mediocrità di Angela Merkel (si sottolineeranno mai abbastanza due concetti evidenti in questi anni, che due donne ha avuto l'Europa come Presidenti del Governo e sono state entrambe disastrose, e che ogni volta che la Germania ha la leadership dell'Europa la conduce al disastro?), in Spagna sono immediatamente partiti i campanelli d'allarme: e se toccasse anche ai nostri correntisti una misura del genere?
Oggi gli editoriali dei quotidiani più importanti cercano di tranquillizzare l'opinione pubblica, ricordando che la Spagna non è Cipro. Il che, viste le diverse importanze delle due economie nell'Unione Europea, potrebbe suonare ridicolo, anche se con Frau Merkel non si sa mai. Se El Pais ricostruisce la notte europea dei lunghi coltelli, in cui la Germania, appoggiata dal FMI e dalla Finlandia, ha imposto la sua volontà, e cioè che i ciprioti si paghino il loro salvataggio, anche con il forzoso prelievo dai conti correnti inferiori ai 100mila euro, El Mundo, in ContraOpa, uno dei suoi blog, unisce ancora una volta il destino di Spagna e Italia, cercando di dimostrare perché "nella terza e quarta economia dell'Eurozona" è impossibile un corralito.
"In primo luogo il rescate di Cipro è in realtà quello della sua banca. E' un parallelismo con il caso spagnolo, con la grande differenza, per i correntisti, che le condizioni imposte alla Spagna sono già state stabilite lo scorso anno e non includono tasse o prelievi ai risparmiatori" scrive il blogger, Carlos Segovia. Dunque, i risparmiatori spagnoli sono al sicuro. Ma non tanto. 
Il problema, sottolinea Segovia, è il messaggio che l'Unione Europea, così confusa, così al traino degli interessi elettorali della signora Merkel, trasmette ai mercati, che sono quelli che, in ultima istanza, decidono il destino dei debiti nazionali europei, vista l'incapacità della signora Merkel di accettare una politica finanziaria comune e, soprattutto, gli oneri che la leadership della Germania sull'Europa comporta. "Analisti di tutto il mondo iniziato a dubitare che il precedente di Cipro non sia un giorno esportabile, anche se parzialmente, in altri Paesi del Sud dell'Europa e anche solo questo dubbio complica l'uscita dalla crisi della Spagna e dell'Eurozona in generale, perché peggiora le difficoltà di attrarre investimento, risparmio e finanziamento" scrive Segovia. E il precedente cipriota è stato segnalato dai media di tutto il mondo, che iniziano a guardare "all'Italia senza Governo, alla Spagna nel pieno di uno scandalo politico e alla Grecia che lotta per rispettare le misure del suo rescate": per l'Europa si prepara la tormenta perfetta? Chi lo sa, ma i media specializzati iniziano a temere il contagio. E le elezioni tedesche sono solo in autunno: "Sarà molto lunga" commenta Carlos Segovia.