martedì 19 marzo 2013

Qualche consiglio per seguire la Settimana Santa di Siviglia

In una delle primavere più fresche e piovose che si ricordino, con tanto di fiumi tracimati in provincia e Guadalquivir da tenere sotto controllo persino a Siviglia, memori di alluvioni disastrose, sta arrivando anche la Settimana Santa (che la tradizione degli ultimi anni vuole molto piovosa, per cui le premesse ci sono già tutte).
visitsevilla.es, sito ufficiale del Comune di Siviglia per il turismo, dà alcuni consigli ai turisti per godersi le processioni e non perdersi i dettagli più importanti. Sono 13 raccomandazioni, alcune delle quali evitabili tipo 'quanto passa una processione abbassa la voce o cerca di non parlare' o 'non ti stancare, considera quanto puoi stare in pedi in base alla tua età e alla tua condizione fisica', che suona tipo gli indispensabili consigli dei tg italiani e spagnoli in pieno agosto, quando ci sono 35°-40°C e ti dicono seriamente 'non uscire nelle ore più calde'.
Ma altri consigli sono decisamente interessanti. Per esempio, il primo: la Semana Santa di Siviglia ha una brochure con gli orari dei passaggi di tutte le processioni e la si trova, oltre che negli Uffici Turistici della città, anche nei bar, negli hotels e nelle edicole (e in .pdf su visitsevilla.es).
Il programma è indispensabile per poter programmare cosa vedere e dove. Un consiglio spassionato, se si vuole vedere il passaggio delle statue e non la loro uscita dalle chiese, è quello di piazzarsi alla Campana, l'ombelico di Siviglia, da dove devono passare tutte le processioni, perché lì inizia la Carrera Oficial, il cammino obbligatorio fino alla Cattedrale, per il saluto e la benedizione del paso della confraternita. Un'idea personale, mai realizzata, causa orari, è vedere il passaggio della Esperanza de Triana sul Ponte di Triana, sul Guadalquivir, intorno alle 4 di mattina, tra il Giovedì e il Venerdì Santo. E' uno dei momenti più sivigliani della Semana Santa.
Uno dei consigli di visitsevilla.es, che sembra ridicolo, ma non lo è, è: "Non ti ossessionare per vedere tutto". Ed è verissimo: vedere tutte le processioni, le loro uscite o i loro ritorni alle rispettive chiese, è impossibile. Per correre da una parte all'altra, nell'ansia di vedere tutto, si rischia di non godersi niente, un profumo, un canto, una musica, persino un silenzio (e i silenzi della Semana Santa sivigliana sono così carichi di emozioni e inviti alla riflessione che sarebbe un peccato perderseli). Se si è a Siviglia per assistere alla Settimana Santa, bisogna assolutamente scegliere ogni giorno quali confraternite seguire e pazienza per tutto il resto.
Ad esempio, l'ultimo consiglio di visitsevilla.es dice: "I momenti più emozionanti e più popolari sono in genere i movimenti coordinati dei pasos e la musica delle bande, le levantás (quando i costaleros, gli uomini che sono sotto le statue e portano a spalla il paso, si rimettono in cammino, sollevando la statua), ascoltare come i costaleros trascinano i piedi (i sivigliani giurano che ogni hermandad ha un proprio suono caratteristico e l'arrastre della Macarena non è quello del Gran Poder.Raffinatezze di esperti locali) e le chiamate delle loro guide. Se puoi ascoltare una saeta da vicino (la saeta è il canto che viene dedicato da un cantaor o una cantaora, da un balcone o da terra, alla statua in uscita dal tempio; è uno dei momenti più emozionanti e più carichi di pathos della Settimana Santa, non solo sivigliana), ti puoi considerare fortunato". Ecco, se nelle fretta di correre da una processione all'altra, si perdono questi momenti, non si vivono lasciandosi andare, non sarà valsa la pena aver visto la Semana Santa.
Ci sono poi consigli pratici tipo, se vuoi seguire il percorso delle processioni, non camminare davanti alle statue, perché è fastidioso sia per te, per spinte varie, sia per chi guarda la processione dai lati e vede te che gli nascondi il paso, e sia per la stessa processione, che vede il proprio cammino rallentato; oppure se vuoi vedere le processioni nelle vie strette, entra in esse,  prima dell'arrivo dei nazarenos, e non rimanere fermo agli incroci (quanto avrò odiato gli intelligentoni che impediscono di passare perché si piazzano a guardare le statue proprio sugli incroci, soprattutto nell'itinerario, centralissimo, della carrera oficial, che spezza in due il centro di Siviglia?!); e se devi attraversare una strada in cui passa una processione (e in quei giorni non so se c'è una strada di Siviglia in cui prima o poi non passi una processione), non aspettare l'arrivo dei nazarenos e se proprio devi farlo in piena processione, chiedi di poter passare, subito dopo che è sfilata la statua, non è carino farlo in mezzo ai nazarenos.
Il migliore di tutti è però il consiglio numero tre: "Chiedi ai sivigliani tutte le volte che vuoi, l'immensa maggioranza è felice di consigliare i turisti sui luoghi e i momenti più interessanti delle varie giornate secondo la propria esperienza. Ai sivigliani piace aiutare chi visita la città". Verissimo: se chiedete sulla Semana Santa, vi daranno informazioni volentieri ovunque e se vi mostrate entusiasti di Siviglia, avrete trovato conversatori affabili e complici. Ma non è perché ai sivigliani piace aiutare chi visita la città.
Ai sivigliani piace parlare di se stessi e di Siviglia e piace da matti sentire la propria città lodata. Voi potete chiedere per strada che ora è, con il vostro bell'accento straniero, e vi sarà fatto segno con il muso che c'è un orologio più avanti, senza perdere tempo a rispondere; potrete anche stare lì a cercare di fare l'ennesima foto a un tramonto sul Guadalquivir o alla Giralda dal Patio de Banderas, se un sivigliano vi deve passare davanti, lo fa senza problemi, fregandosene dell'istante e della foto rovinata (provate entrambe direttamente e più di una volta). Al sivigliano non gliene frega niente di aiutarvi, di fatto, meno lo infastidite, più andate d'accordo (non per niente la maggior parte di loro viaggia con le cuffie alle orecchie, così stabilisce già la distanza). Ma provate a chiedergli della Semana Santa, del Rocio o dell'atardecer, il tramonto, sul Guadalquivir, parlategli di qualche tapa speciale da provare, mostrando ammirazione ed entusiasmo per Siviglia e per le sue tradizioni, e non vi libererete più del sivigliano a cui avrete chiesto aiuto. Parola.
PS Sul rapporto dei sivigliani con la propria città e con la Semana Santa Arturo Pérez Reverte ha scritto due splendidi articoli di cui avevo parlato in questo post, Siviglia, il suo narcisismo e le confraternite, by Arturo Pérez Reverte (ha anche scritto il miglior libro ambientato a Siviglia che abbia mai letto, La pelle del tamburo. Se state programmando una vacanza a Siviglia, leggetelo prima di andarci, vedrete la Campana, Triana, il Barrio de Santa Cruz con più familiarità e anche con più affetto)