Uno degli ultimi titoli annunciati sulla crisi
spagnola recita España, destino tercer mundo (Spagna, destinazione Terzo Mondo). E magari è vero quello che tutti ripetono, questa non è
una crisi ciclica, non lo è in Spagna, dove manca un modello economico di
riferimento e dove, in fondo, non c'è mai stato nella storia moderna. E' una
crisi di sistema, ripetono i più critici, cercando una soluzione per superare questo
capitalismo finanziario, che ha brutalmente preso il posto del capitalismo
produttivo.
Non so quale sia il futuro che aspetta la Spagna, in mano a una classe politica
cieca, ossessionata dall'essere l'alunna buona e obbediente dei diktat di
Berlino e di Bruxelles e dal rifiutare qualunque coinvolgimento delle classi
più ricche nel pagamento dei conti della crisi. Ma so, lo vedo, lo sento e lo
ascolto, che gli spagnoli si comporteranno come toreri nell'arena fino
all'ultimo momento.
Quando non si capisce l'ossessione per il toro della cultura spagnola e cosa
rappresenta nell'idiosincrasia di un popolo questa lotta a morte tra l'uomo e
l'animale, a me vengono in mente due momenti. La finale degli Europei 2012 di
calcio, quando Vicente del Bosque, vincitore e vincente,
ha voluto comportarsi come un torero nell'arena, che umilia il toro ormai
finito accanendosi contro di lui, cercando gli olè del pubblico, come se ci
fosse un merito ad accanirsi contro uno sconfitto. E la rabbia e il coraggio
degli indignados, le cui istanze sono votate alla sconfitta in un Parlamento
dominato da una maggioranza assoluta e sorda conservatrice, ma che continuano
a lottare, a insistere, carichi di
vergüenza torera, questo concetto così spagnolo per cui, quando tutto è
perduto, che non si passi per codardi e si continui a lottare, per orgoglio, dignità e vergüenza, che si muoia lottando, con las botas puestas, direbbe il maggior
cantore degli ultimi anni di questo sentimento, don Arturo Pérez Reverte.
Il toro, l'arena, il torero, l'eterna lotta tra Vita e Morte, l'olé del
pubblico, spiegano tante cose che avvengono lontano dalle plazas de toros.
Tutto ciò mi viene in mente al leggere il comunicato di alcune Piattaforme
della galassia indignada legate alla casa e agli sfratti. Il 29 maggio alle 18,
si riunirà la Giunta Generale degli Azionisti di Sareb, "la maggiore
società immobiliare d'Europa con 55 miliardi di attivi. Di questi 55 miliardi,
gli azionisti privati hanno messo solo 800 milioni, il resto, 44,2 miliardi di
euro, è debito avallato dallo Stato, cioè da tutti noi".
Nel processo di acquisto degli attivi tossici, delle case, cioè, entrate nel
patrimonio immobiliare delle banche a causa dell'impossibilità dei proprietari
di pagare i mutui, non si stanno tenendo conto i cittadini. Lo lamentano sia gli
indignados che gli economisti, secondo i quali esiste un'alternativa alla
spoliazione della classe media e alla perdita del suo diritto alla casa. In
Spagna ci sono oltre 600mila famiglie che hanno perso la propria casa e 4
milioni di appartamenti vuoti, che non possono stare sul mercato a causa dello
scoppio della bolla immobiliare. La contraddizione dei numeri è evidente, la
rabbia dei cittadini, sia quale sia il loro colore politico, comprensibile.
"La Sareb non è stata creata per risolvere la situazione della casa né per
fare una gestione sociale degli immobili. Il suo unico obiettivo è evitare il
fallimento del sistema finanziario spagnolo. E' stata concepita come un posto
in cui collocare gli attivi immobiliari delle entità già fallite e per
convertirsi in un freno della caduta dei prezzi delle case delle banche
considerate solventi, in modo da evitare la loro rovina sicura" spiega
ancora il comunicato. Nel realizzare questo processo, sostengono le
piattaforme, "non si è tenuto conto di quelle case abitate né di quelle per cui si stavano negoziando affitti sociali, data l'impossibilità di pagare
i mutui, né la trasformazione di queste case in parchi di affitti
sociali".
E, siccome all'ordine del giorno di questa prima riunione della Giunta degli
Azionisti di Sareb non ci sono le preoccupazioni dei cittadini, ma
"l'approvazione dei conti annuali, il compenso dei membri del CdA,
l'approvazione della retribuzione dei 15 membri del CdA, l'autorizzazione al
CdA di realizzare un'emissione del debito per un massimo di 20 miliardi di euro
per soddisfare la scadenza dei buoni", le piattaforme indignadas invitano
i cittadini a concentrarsi davanti alla sede di Sareb, nell'elegantissimo Paseo
de la Castellana, in occasione di questa prima riunione, il 29 maggio.
Lo scopo di questa manifestazione è esigere a Sareb che "si paralizzino i
procedimenti di sfratto negli alloggi di sua proprietà; che ci sia
retroattività nella dación en pago, la
restituzione degli alloggi che esaurisce il mutuo; che si dia risposta alle
domande di casa delle famiglie che hanno perduto la propria e che le famiglie possano
rimanere nella propria casa, pagando un affitto sociale; che ci siano soluzioni
per le famiglie che sonno rimaste solo con il debito; che si crei un parco
pubblico di alloggi ad affitto sociale con tutte le sue case vuote; che si
renda effettivo il diritto della popolazione a una casa dignitosa".
Le manifestazioni nelle agenzie delle banche, soprattutto Bankia, il cui salvataggio vale quasi quanto i tagli alla Sanità, le proteste davanti alle
agenzie che non accettano la dacion en pago (ma i giudici cercano nelle pieghe
della legge i sistemi per imporla) in Spagna sono all'ordine del giorno. La
Spagna è un Paese che protesta quotidianamente, in difesa della Casa, della Sanità, della Scuola, del Lavoro. Come si diceva all'inizio: non si sa se è davvero diretta al Terzo
Mondo, ma di sicuro ci andrà con las botas puestas, con vergüenza torera.